Una buona annata

Come le cose migliori, siamo nati davanti a un bicchiere di vino. È da lì che abbiamo cominciato a misurare la nostra libertà. All’inizio eravamo due, poi tre, quattro, cinque e via dicendo, e non solo gli scrittori, ma soprattutto chi è venuto a sentirci, perché non siamo la televisione che parla allo stesso tempo a tutti e a nessuno. Non potete accenderci quando vi va, ma vi costringiamo ad alzarvi dalle vostre poltrone e a mettervi in viaggio. È stupefacente che vi siano persone che lo facciano, e negli ultimi mesi siete stati in tanti ad ascoltarci parlare di questi tempi precari. È per questo inaspettato entusiasmo che ci siamo messi in viaggio. Le nostre parole traboccano fuori dalla pagina scritta senza dar segno di una tregua imminente. Sono come il vino alla mescita, che non teme lo spreco e mal si presta alle posture. Fuori dalla pagina la parola è più difficile da intercettare e disinnescare. La posizione eretta trasforma il nostro stile, gli imprime un ritmo, soprattutto ci obbliga a incespicare, a perdere quel controllo che fa dell’informazione uno strumento di potere. È contro questo potere che spariamo le nostre parole, spesso andando fuori bersaglio, forse perché continuiamo a bere e a sbandare lentamente sulle righe dei nostri pensieri…

Simone Ghelli

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