L’inferno – I pendolari in autobus

GIRONE I – I pendolari in autobus

L’autobus è stracolmo come ogni mattina. Sono tutti pressati in un’enorme scatola di lamiera che esposta al sole estivo diventa incandescente. Il sudore evapora mischiandosi in tutte le sue sfumature, lo stesso i profumi dolci nauseanti. Un fetore incredibile. Difficile scendere se non si è nelle prossimità delle porte. Persone ai lati come diavoli spingono con le loro cartelle rigide da bassi ammaliatori. L’autista a cui è vietato parlare pecca d’estremo rigore e per questo non fa salire al centro e non fa scendere ai lati.

Tutti i peccatori si lamentano, chi ad alta voce e chi rivolgendosi al proprio io, confidenzialmente. I menefreghisti si allargano, come anche i presuntuosi, reclamando un’attenzione in realtà illogica ma per loro scontata, sbuffando e rivolgendo domande in un’area dove non coincide nessun volto “ma tu guarda, ma è mai possibile!”, “cosa si crede questo qui”… un repertorio di lamentele infinito. Questa la loro pena, lamentarsi in eterno.

C’è chi li guarda facendo una faccia di disapprovazione. Sono le persone buone, che capiscono le situazioni e si adattano. Quelle che magari spingono il ragazzino più avanti con la testa tra varie gambe fino a costringerlo ad una semi apnea, per farsi un po’ di spazio. Poi ci sono quelle appartate e pronte in fila per guadagnare un posto, anche rubandolo all’anziana signora che si trascina e ondeggia instabilmente ogni pochi secondi. Queste persone saranno spodestate da energumeni che con fare rozzo e sguardo pieno d’odio convinceranno i buoni benefattori portatori d’egoismo a rinunciare al proprio trono conquistato con pazienza ed orgoglio cieco. Caronte immerso nel traffico fa finta di non sentire le lamentele e alza il volume dei suoi auricolari che irradiano le urla dei pendolari di tutti i bus esistenti.

Il sole non tramonta mai e ad ogni semaforo – ce ne sono moltissimi a causa dell’enorme traffico – cade a picco sulla vettura, diffondendo un asfissiante calore. Forte, ma non tanto da far svenire, solo il giusto per far agonizzare lucidamente, facendo captare ogni fastidio, disturbo, dolore, pensiero. I continui lavori stradali obbligano a percorsi più lunghi, meno fermate e tanto tormento aggiunto.

Finalmente il capolinea, dove tutti possono scendere per riprendere una forma quasi dignitosa. Pochi istanti e subito pronti per partire di nuovo verso un’altra destinazione che lì porterà su un altro autobus ancora, per sempre.

Daniele Vergni



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10 Responses to L’inferno – I pendolari in autobus

  1. un inferno di routine e monotonia…posti affollati che diventano anonimi…
    scritto molto bene…

  2. Emma says:

    Capacità RARE di rendere le immagini e le sensazioni.

    “Il sole non tramonta mai e ad ogni semaforo – ce ne sono moltissimi a
    causa dell’enorme traffico – cade a picco sulla vettura, diffondendo un
    asfissiante calore. Forte, ma non tanto da far svenire, solo il giusto
    per far agonizzare lucidamente, facendo captare ogni fastidio,
    disturbo, dolore, pensiero.”

    Questa parte è fantastica.

  3. Daniele Vergni says:

    Grazie mille Mariella, forse uno sfogo allo stress cittadino, forse una condizione esterna, o interna, ma un rigetto che lega in fin dei conti, con tutto il resto che affolla i nostri tragitti…

  4. Manuela says:

    Fame d’aria,, e sorrisi troppo spesso negati.. facce che si guardano di sottecchi, o in maniera sfrontata per guadagnare quei pochi centimetri di spazio vitale che permettano un viaggio almeno decente nell’indecenza di una giornata uguale a tante..
    Mi piace Dani

  5. Daniele Vergni says:

    Grazie :))

  6. Chiararè says:

    uhm…hai proprio ragione…sguardi corredati di mani, troppo spesso moleste e comunque rischiose, partorienti sentimenti strani di diffidenza e insofferenza…wow! bravo daniele!

  7. Cinabro says:

    Sembra un Michael Douglas postumo…. ad un “giorno di ordinaria follia”, mentre quello era violento meccanicamente… il tuo è cinico osservatore…. fino a lasciar perdere sapendo che il loro stesso inferno è la punizione peggiore…..
    Bravo Daniele!

  8. Gray Keen says:

    Daniele, complimenti per il tuo modo di esprimere la cruda realtà, vissuta quotidianamente senza alcun desiderio o ricerca dell’evento. Non sono potuto restare indifferente, per questo ti appoggio anch’io, nel mio piccolo! 😉 Complimenti di nuovo, spero che la tua piccola battaglia, ma di grande importanza, riesca a soddisfare le tue e le esigenze di tutti. A presto! 🙂

  9. Daniele è un essere superiore…magistralmente infernale!!

  10. Pingback: Trauma cronico – Saluti e baci « Scrittori precari

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