Poesia precaria (selezionata da A. Coffami) – 18
dicembre 21, 2009 1 commento
Barbara Pinchi quando si faceva le Slam Poetry leggeva/recitava le sue poesie scalza. E faceva strano magari vederla al salone del libro di Torino senza scarpe che ammaliava con quella voce e quei suoi testi vibranti. Io e lei, dopo un bel periodo di letture itineranti (eravamo autori della scuderia Prospettiva editrice, con la quale lei pubblicò la raccolta D’Ombre) non ci siamo sentiti né visti per mesi e mesi finchè non debuttò in un teatro vero con un suo “recital” poetico, a metà strada tra reading e spettacolo teatrale. I testi di Barbara Pinchi sono testi di carne, di ossa, sono viscere, sono passione. E quando è in scena il tutto fa contrasto con il suo corpo esile e ci si chiede da dove provenga tanta tempesta.
Assaporatela qui.
LORO IN BOCCA
Oggi ho il cuore che mi si riempie
strano.
Ode a te mio pallido amore.
Ave oh mattina che hai loro in bocca.
Mio istrice pungente,
pungimi,
altrimenti che mi dici
che non tutti i mali vengono a pungermi.
E loro in bocca… loro tengono un termine
che se porgo un’altra guancia me ne rimane
una
sola.
Mio pallido amore, finché notte non ci separi.
OGGI / HO IL CUORE / CHE MI
SI RIEMPIE
STRANO.
CONCUOCE
Se/ non avendo questa tagliola tra le gambe. Se/ in
sproporzione di labbra. Se/ dopo lagrimanti voglie non
inducendomi sempre in abbandoni. In perseveranze mie,
senza più rigido dire, maldestro e malsinistro emisfero che
cuoce e concuoce in sibili. Se anche questo cuore
anchesenzafrettanchesenzassenza fosse più un forse che
un mai. Saprei in “concediti il tempo” grattare via la
sagoma del pensiero? Mi saprei più impunita e d’altronde
orgogliosa di me.
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