LA FICTION LETTERARIA
febbraio 17, 2010 26 commenti
Leggo la rivista SATISFICTION sempre con interesse finché un bel giorno (tipo il 15 febbraio) apro la pagina del loro sito e vedo che Vasco Rossi ha pubblicato una poesia “civile” (Auauhauahuauauha! Oddio nun jela fo’ a continuare oddio vengo meno Auauhauahuahauuauhauahuahauuauaauauha!) dicevo… apro la pagina del loro sito e vedo che Vasco Rossi ha pubblicato una poesiauauhauahau hauuauauaauauhauauhauauaaahuahuahauhauuauauaauauhavabene vabene ora mi calmo… insomma comunicati su comunicati per avvisare il mondo della cultura che Satisfiction ha l’esclusiva di una poesia “civile” di Vasco Rossi (cioè: poesie civili erano quelle di Pasolini per intenderci). Incuriosito da tale evento, che paragonerei straordinario almeno quanto la morte di Tremonti, vado sul loro sito e leggo il poema del nostro Vascolone Nazionale. Ma che è? A mio avviso è una cosa di una retorica e di uno squallore che chiamarla poesia Montale uscirebbe dalla tomba e prenderebbe a cocci di vetro in testa chi gestisce la rivista. Un concentrato di retorica, banalità, qualunquismo di pseudo-sinistra che nemmeno nelle pagine di diario di un liceo scientifico di Latina! Allora bel bello lascio un commento all’articolo esprimendo tutto il mio schifo per tale poema. Il commento era un po’ lunghetto, ironico, acido e forse cinico. Ora non lo ricordo esattamente perché lo scrissi di getto e direttamente nello spazio apposito del sito da compilare. Fatto è che dopo meno di un minuto il commento sparisce. Forse Mozilla fa le bizze, forze Opera non connette, forse ci hanno staccato la Telecom, forse questo forse quello, insomma mi viene detto dal gestore del sito che il mio commento/monologo era “offensivo” e potevo passar guai perché offendevo il Vasco Rossi inteso come uomo (e che lo dovevo intendere come cavallo?).
“Il VOSTRO COMMENTO E’ STATO TOLTO perchè non è una vostra opinione su ciò che è stata pubblicato: non sui contenuti sulla “poesia” o non poesia di VASCO ROSSI (ognuno ha le proprie opinioni) ma CON I SOLITI LUOGHI COMUNI e I SOLITI PREGIUDIZI avete scritto una frase sull’uomo Vasco Rossi che non solo non siete in grado di comprovare ma che va OLTRE LA DIFFAMAZIONE. Abbiamo quindi cancellato perchè non solo lesiva, soprattutto per Voi, ma perchè è la solita logica, questa sì fascista, di attaccare gli uomini e non le loro opere”
Avevo immaginato nella mia testolina il Vasco intento a concepire tale opera, immerso nelle carte della sua scrivania, mentre sorseggiava una birra e tirava di coca in cerca di ispirazione, e che poi, preso dallo stimolo e dall’estro, si fosse recato in bagno con carta e penna per creare tale “emozionante opera”. Ed è offensivo? Ma lui è una rock star, cazzo! Se non lo fa lui chi deve farlo? Antonella Clerici prima di andare all’Ariston? Ma pare che scrivendo questo io poi vada a finir male, che Vasco ci rimane male e mi manda gli avvocati a casa. A me? Che arrivo a malapena a pagare l’affitto della stanza?
Beh certo le regole del sito sono chiare e scritte nero su bianco qui: al punto 3. Poi mi sorge il dubbio e leggo i commenti degli altri utenti al servizio: plausi a Vasco e al suo testo, per fortuna qualche accenno di dissenso c’è ma poca roba, come se si avesse paura di dire che il testo è una cagata assoluta. Sono libere opinioni o sbaglio? Io credo che scrivere semplicemente “Non mi piace, puzza di demagogia” serva a ben poco, o almeno a me non soddisfa come commento, non mi svuota da quel che penso, perché qui non si tratta di commentare la poesia di uno sconosciuto come potrei essere io, qui si tratta di scrivere e dire quel che si pensa di un “simbolo” (Vasco Rossi). Qui si commenta la “cultura ufficiale”, quella che ci facciamo iniettare ogni giorno (e badate, non dico “che ci iniettano” perchè sinceramente se stiamo nella merda è perché ci piace tanto sguazzarci dentro). E allora penso che magari ce ne sono stati commenti negativi pesanti (è inevitabile) ma chissà che fine hanno fatto. La discussione continua su facebook dove il titolare del blog mi scrive: “…è come se tu scrivessi una poesia su un sito e io intervenissi sottolineando che il tuo scritto fa schifo perchè tua madre è una “xxxx”. Non ci rimarresti male? Io sì. Non esistono le rockstar, esistono gli uomini…”
Anche questo non è calzante, mica ho detto qualcosa di male alla madre di Vascolone? E poi le rockstar esistono eccome! Le creano gli uomini che vogliono fare le rockstar! E poi perché? Se io scrivo qualcosa che ti fa schifo, tu sei liberissimo di dire che mia madre è una “xxxx” (Pera? Cana? Tana? Boh!) poi saranno problemi tuoi che dovrai vedertela con mia madre ed il suo amante palestrato.
Il fatto è che secondo me ai tipi di Satisfiction ha dato fastidio che io abbia criticato in maniera surreale e cinica quell’articolo che tanto era stato spinto in rete tramite comunicati. Che poi non è che avevo scritto solo quello, ma loro sono stati gentili ed hanno cancellato il commento perchè sennò finiva che Vasco Rossi mi denunciava per diffamazione. Auhauahuahuahuah! Ma sai che je frega a lui? Ma io mi domando e dico: Tu, caro Satisfiction, mentre leggevi quella boiata di testo (che per me è una boiata) ti sei reso conto che era una cagata, vero? Perché se ritieni che è un testo denso e pregno di poesia allora io non ci ho capito un cazzo di letteratura e della vita in generale.
Ma del resto viviamo in un paese dove la cara e buona Fernanda Pivano (considerata madrina e portavoce della verità assoluta riguardo poesia, letteratura e fattanza) prima di tirare le cuoia affermò che Vasco Rossi e Ligabue erano gli ultimi poeti italiani rimasti (o una cosa del genere, se non disse testuali parole poco ci mancava). La Pivano-beat insomma mise quasi al pari la vecchia generazione di veri scrittori con i mercenari della pseudo-musica pubblicizzata dal Mollicone al Tg1 (Mollica è quel critico di “Do Re Ciak Gulp” dove tutto quello che promuove è bellissimo, emozionantissimo, stupendissimo e vale la penissima di comprarissimo). Cioè, se la Fernanda fosse vissuta altri cinque o sei anni e si fosse continuata a fare di roba buona magari rivalutava pure Nek, Ramazzotti e Piero Pelù ed oggi stormi di intellettuali avrebbero studiato, analizzato e discusso i testi di “Laura non c’è, è andata via, Laura non è più cosa mia”, magari evidenziando analogie con la metrica martelliana o la profonda angoscia esistenziale dell’amore perduto al pari di Prévert.
In finale (e concludo il pistolotto): Vasco Reds può scrivere quel cacchio che vuole (non sono di certo io a dovergli dire qualcosa e non è certo questo lo scopo ultimo del mio post) ma quello che più mi dispiace è che chi promuova la cultura in Italia diffonda, elogi e fomenti un livello “artistico” a mio avviso di bassissimo spessore, dal quale traspare il reazionario e non la stimolazione, dove la rivolta si finge moderazione, dove si macina il trito ed il ritrito e non di certo un “nuovo” che porterebbe alla crescita intellettuale del fruitore, il tutto in un contesto artistico/culturale dove la sperimentazione è schiacciata volutamente e fatica ad emergere, in quanto lo sviluppo di pensiero critico di un individuo può risultare pericoloso ai fini commerciali. Ben venga la commercializzazione delle opere, ma che almeno siano di qualità. Questo è ciò che penso. La messa è finita, andate in pace e soprattutto andate a fare l’amore con il sapone. Ora scusate ma vado a finirmi di vedere “Saw V” che devo capire chi è l’assassino.
Se è vero è una cosa di notevole gravità. Una rivista che vuole fare cultura e poi censura i commenti?!
Minchia, la poesia di Vasco l’è proprio bruttina forte, ma che ci vuoi fare? oggi vige il pubblichiamo tutto, nessuno sa più niente di poesia – o sono molto pochi quelli – e quindi tutto è valido, colpa della rottura degli schemi novecentesca, colpa della mentalità artistica americana dove è valido solo ciò che si vende. Mi spiego: la mentalità europea è quella di Picasso, dove uno prima impara a dipingere e poi smonta le regole dall’interno, mentre la mentalità americana è quella di Jasper Johns che per sbaglio mette tre tele ancora fresche una sull’altra e ti trova 3 flags, non sto qui a dire quale sia stata quella vincente. La Pivano non ha detto una cazzata, se l’unico poeta possibile oggi è quello Pop, cioè popolare, chi ti prendo? ma il Liga, ovvio. Leggitelo tu il Luzi che fa venir due palle smisurate e che lo conoscono in due professori universitari. Lo diceva Pasolini: una volta le poesie avevano uno schema rigidissimo ed erano tutte diverse, oggi non hanno nessuno schema e sono tutte uguali. Lo diceva nel 1970. Ma anche Pasolini che tutti conoscono, da nessuno è letto. Che famo? ci misuriamo con l’endecasillabo? O ascoltiamo Wharol: La vera opera d’arte è vendere il quadro.
Vasco for ever!ahahah ma è meglio Coffami! Questo si può dire…:)
Credi che basti avere un figlio per essere un uomo e non un cavallo?
Grazie Andrea per aver scritto questo post e, soprattutto, per averci parlato delle politiche di gestione dei commenti di Satisfiction.
Per quel che mi riguarda la poesia di Vasco Rossi fa cacare, e scusate il francesismo, ma sono stanca di dover leggere cose che sono oggettivamente brutte.
Ma la colpa forse non è di Vasco, a lui avranno solamente chiesto di scrivere una poesia, o magari non l’ha scritta neanche lui; la colpa è nostra. Oggi si pensa che basti avere una laurea triennale, presa scopiazzando qua e là da wikipedia e dal compagno di corso, si pensa che sia sufficiente entrare in libreria e comprare un libro che costa più di trenta euro, per sentirti dei critici letterari. La cultura è ben altro ed è bene che rimanga per pochi.
@ Marione i´Gelsi il problema ed il succo del discorso non è l’avermi levato un commento, che però cacchiolo ci sono rimasto male perchè era un bel monologo 🙂 ma il succo è nell’ultima parte del post… tutto lì. Ognuno ha delle regole nel proprio blog e potevo aspettarmi anche l’eliminazione del messaggio (non chiamiamola “Censura”, la censura è altro) io non lavrei eliminato di certo. Ma ripeto: il succo del discorso è altro.
@Leonardo: non ho nulla contro il pop se è di qualità, Luzi diventasse di moda sarei contento, magliette di Mario Luzi tra i giovani, nell’i-pod Luzi recitato con base Dub e Tecnco, figata!
@Daniela: puoi e devi dirlo a gran voce ovunque tu sia, anche quando vai al bar, a costo di passare per pazza.
@Casco… nun l’ho capita. Ma mi fido.
@guendalina: ti ringrazio che mi ringrazi ma mi dissocio dalla ultima tua frase: “La cultura è ben altro ed è bene che rimanga per pochi”. La cultura per pochi è come stiamo ora! Forse ho capito male il tuo pensiero.
@Guendalina: non credo che la qualità sia per forza una variabile dipendente dalla quantità. Inoltre bisogna capire di quale cultura vogliamo parlare, perché non ne esiste solo una…
Ad Andrea che risponde a Casco.
Non l’hai capita perché è una citazione colta.
“Credi che basti avere un figlio per essere un uomo e non un CONIGLIO”, non cavallo.
da DEVIAZIONI di V. Rossi
Ihihhihih!:P
Bravo Andrea! Bravissimo!
La poesia (o qualsiasi cosa sia) l’avevo letta, avevo invece saltato i commenti. Oggi li ho letti (non tutti che è da suicidio) e la cosa che mi colpito di più in assoluto — oltre alle lodi, oltre alle citazioni sprecate a destra e a manca, oltre al bla bla bla che di per sé è molto preoccupante — dicevo mi ha colpito un commento di Serino ai tuoi. Fa tipo così: spero che tuo nipote abbia consenso e successo quanto Vasco.
Letto questo ho chiuso la pagina e amen.
Le parole alla fine riescono sempre a far emergere l’essenza delle cose. Consenso e successo: la ragione prima, la ragione ultima, la ragione unica di molte operazioni.
Vista così questa è una cavolata fra milioni.
La letteratura sta proprio da un’altra parte.
Coff. ti amo.
Addirittura dichiarazioni d’amore… 🙂
Moretti, fatti crescere i capelli e poi ne riparliamo 🙂
che dire ho letto quella zozzeria e non posso che concordare con te Andrea, è proprio un’accozzovaglia di luoghi comuni e retorica perbenista (ormai)… la censura che ti hanno fatto non mi stupisce conosco la rivista e di veramente utile alla crescita culturale, non ci ho mai trovato molto, quindi non mi farei troppo sangue marcio… è il metodo PD, se non dici quello che vogliono non ti considerano…
comunque leggendo i commenti un po’ di casino lo hai tirato su,bravo… tocca sempre tenerti d’occhio!!!!
replico dicendo che ho messo una virgola che non ci andava, sorry
rireplico, certo assurdo che uno non possa dire la propria assumendosi le proprie responsabilità…
lancia una campagna di boicottaggio contro la loro rivista!
Dal minuto 1e25, o anche prima 😛
Che dire… Caro Coffami sai che hai il mio appoggio. Che la Pivano prima di morire si fosse bevuta il cervello è cosa risaputa… saranno stai gli incontri con Ferlinghetti o Kerouac ma comunque non c’era più. “Vasco poeta” è come dire “Bud Spencer ballerino di classica”! Io non approvo quello che è successo e ti contraddico anche, nel senso che tu inviti a non chiamarla censura, ma di tale si tratta! Se tu stai parlando ad un microfono e stai dicendo una roba che non mi piace, io che sono al mixer ti tolgo l’audio… Come la chiami se non censura? E qui di censura si parla. Il blog è nato come istituzione atta a dare voce a tutti senza distinzioni e discriminazioni. Vasco Reds se la prendeva con te? Sarebbero stati cavoli tuoi! Ma io blog non devo permettermi di cestinare nessun commento! Anche se non mi piace!
Rispondo anche a Guendalina: la cultura di pochi deve restare tale? Errore! E’ proprio perchè c’è un disinteresse alla cultura che siamo dove siamo. La cultura deve essere aperta a tutti. Tutti devono poterne fruire. Con l’impoverimento culturale anche persone come VR diventano “poeti”! E questo è il male…
Saluti a tutti e complimenti per il blog!
Andrea
(Una nota su Fb a proposito dell’intervento di Coffami, la riporto qui.)
Quando la critica finisce, resta solo il mercato a definire ciò che vale da ciò che non vale. E se si parla di libri, il mercato è il mercato editoriale. Quindi se un libro pessimo vende, ha più valore di un ottimo libro che rimane sconosciuto ai più. Di esempi ce n’è finché uno vuole: Baricco e Moccia per dire un autore di pseudo sinistra e uno di pseudo destra. Non valgono letterariamente niente, eppure sono dove sono. La cosa tragica è la mitizzazione del ricco, del famoso: se ha fatto i soldi, se è in televisione, vuol dire che è anche bravo. Questa è la realtà oggi in Italia. Che deriva da un pensiero americano/calvinista, se hai successo Dio è con te.
Il caso è quello di Andrea Coffami di Scrittori Precari (https://scrittoriprecari.wordpress.com/) , per essersi permesso di criticare un rigurgito di Vasco Rossi che la rivista letteraria SATSFICTION (http://satisfiction.menstyle.it/) insiste a far passare per poesia, è stato bannato e i suoi commenti espunti. La faccenda è piuttosto grave, perché non è che Coffami si sia messo a offendere qualcuno, la sua era solo una critica.
La letteratura è critica, della società, della letteratura stessa, dei rapporti umani, è il nostro modo di vedere il mondo, un modo critico appunto, cioè che esprime un giudizio, che crea una scala di valori, non permanente, non rigida, ma democratica, dove tutti possono giudicare, criticare, ragionare.
L’italiano è il ragionamento, noi parliamo per ragionare, per esprimere, non è semplice comunicazione la nostra, è un intervenire nel mondo, la scrittura è uno spazio politico. Ecco che la letteratura, e la poesia ancora di più, è riflessione sul mezzo, non solo su quello che si dice, ma sul come si dice.
Certo, in un Italia televisiva, dove tutto si vuole tranne che ragionare, tranne che mettere in forse, tranne che distinguere, ma che anzi è smodata l’ansia del consenso acritico, criticare, esprimere un giudizio, in cui il primo a esporsi è appunto chi giudica, diventa un’azione da censurare.
Io più volte me la prendo con una scrittrice che ormai rientra tra le mie amiche affezionate, si fa chiamare Silvia Mediamente Kaotica, perché lei scrive per esprimersi e così facendo non si distingue da una decina di milioni di persone in Italia che hanno l’unico chiodo fisso di comunicare e nulla più, non di entrare in relazione con gli altri, non di accettare di essere modificati, di diventare impuri, di mettersi in gioco. Io le voglio bene, credo che sia una persona profondamente onesta, ma come sarebbe bello se usasse la lingua italiana per creare davvero una relazione tra se stessa e gli altri, se si confrontasse, se fosse capace di permettersi di crescere.
Di certo, però, lei non censura, quelli della sedicente rivista letteraria, invece, lo fanno eccome e ne vanno fieri. Negli anni sessanta/settanta abbiamo assistito a un prodigioso fiorire di grandi critici letterari e alla nascita di tanti strumenti di analisi testuale, il dibattito infervorava, tra Eco, Barthes, Foucault, Derrida e molti altri, poi in Italia tutto si è spento. Così come si sta spegnendo la società, così come si tenta di mettere il bavaglio ai giudici, così come si cerca di far passare la legge contro le intercettazioni telefoniche. Tutto va di pari passo.
Quindi ben venga Coffami. Qui è il caso di esporsi se non si vuol morire. Quindi esorto gli Scrittori Precari a non essere troppo amici fra di loro, a non difendere l’appartenenza che è il punto debole di noi italiani (un atteggiamento familistico/mafioso).
Criticate, criticatevi, giudicate perché giudicare è conoscere, esponetevi, perché esporsi è esistere.
Leonardo Tonini
Scrittori Precari: https://scrittoriprecari.wordpress.com/
Grazie della segnalazione, Leo.
Critici sì, ma amici sempre: il nostro collettivo si basa molto sui rapporti umani. E come diceva Zabaglio, siamo un collettivo di individualità.
@Leo: io agli altri li critico in continuazione, soprattutto in privato! Infatti non mi fanno più leggere le loro cose 😀
Comunque non posso che concordare con Leo, per quanto mi piacerebbe poterlo criticare, vista la natura del suo intervento 😉
Simone, pubblica un mio racconto e poi sbranatemi, dillo a Liguori.
scusa, ti do ragione, ma secondo me sopravvaluti il magazine. forse non lo conosco, ma chiaramente ha fatto un’operazione promozionale. vasco chiappa a destra e a mancina.
La cultura, tanto per polemizzare, non è riservata a pochi!
Il suo godimento senz’altro, la sua diffusione è oggetto di continue limitazioni di carattere corporativo, ma diamine! Questa fiction letteraria ha mostrato proprio come anche in rete, la rete come strumento (se non lo strumento per eccellenza) di democrazia partecipativa è seriamente minacciata da questa cecità galoppante che annebbia e anestetizza il sentire comune!Il poter vuole monopolizzarela cultura, che è essa stessa un potere!
Vasco reds è un potente anabolizzante? Scrittori precari un sorprendente antidoto!
Coffami Il Candido del 2000?…
Saluti.
Leggo su Satisfiction un altro inedito del buon Vasco (http://satisfiction.menstyle.it/archive.php?eid=172&comment_start=100#commenti_start) sdoganato anche, niente popò di meno, che da Paolo Giordano… insomma, mi sa proprio che il sottoscritto con la poesia è rimasto parecchio indietro… ho i brividi…