Italia De Profundis
febbraio 19, 2010 11 commenti
“La mente è una malattia che disvela la salute”.
La mente di Giuseppe Genna è una palude che ribolle di vita, nell’acquitrinio melmoso dei sentimenti tutto il talento dello scrittore italiano erutta con scrupolosa potenza lasciando allibita qualsiasi capacità percettiva o critica.
Italia de profundis (Minimum fax, 2008)
In Italia De Profundis non si entra nella nostra penisola, nelle sue problematiche sociali, o meglio, se viene fatto è marginalmente (per quanto il termine marginale possa essere adottato nel corpus letterario di questo sensazionale scrittore), in funzione del vero Profondo, di quello reale, costante, spiazzante. Quello dell’Uomo Giuseppe Genna.
In un tentacolare gioco di rincorse, di cuniculi lasciati senza via di scampo il romanzo annienta la sua stessa entità trasformandosi in un viscerale monologo dell’inconscio. Un monologo corale dove “la parola sta cadendo, l’immagine sta cadendo”, ma per far spazio a cosa? A chi? Al vissuto. Al vivere. Non alla vita.
In questo libro c’è la celebrazione del vivere, dell’annaspare tra le pieghe peccaminose, ostentate con magistrale autoreferenzialità, dell’esistere. Di quel quotidiano che trascende il respiro, che forse lo abbatte, ma che in realtà è il motore principale della nostra foga di andare avanti, conscia o inconscia che sia.
Scegliere e sbagliare sono le chiavi disegnate dalla mano del bambino Genna, capace di grandi scarabocchi o sottili ideogrammi stilistici, per una narrazione che sembra diventare un diario lascivo alla portata della voyeuristica fame degli italiani, dei lettori che altro non aspettano che poter puntare un dito e alzare un esclamazione vessatoria e imperativa. Masochismo? Forse. Provocazione? Indubbiamente forse. Fatto sta che tutta l’autocelebrazione dei propri anni, delle malattie, dei nomi sembra qualcosa di familiare, di soggiacente alla bocca immobile dei nostri oscuri segreti.
La morte, la carne morente del tessuto epidermico di un’anima che sa giocare con le proprie sofferenze esorcizzandole nel racconto, nello splendido vestito della parola pronunciata per lacerare la lingua secca degli occhi che leggono, si trasforma nel susseguirsi delle pagine fino a raggiungere un parossismo azzeratore di giudizio.
Ogni frase entra dentro il corpo che ascolta le lettere e le mette in fila, entra per non lasciare più posto a un raggio di luce fittizio, falso, ipocrita. C’è bisogno di luce nera, c’è bisogno di onestà non indottrinata ma inoculata lentamente ad ogni respiro, che rende il “De profundis” un luogo capace di diventare rifugio sicuro, patibolo di paure, muro per inutili scuse e letto su cui giacere con se stessi nel silenzio del cuore.
In tre righe? Odio e amore per un libro senza mezze misure.
Con Italia De Profundis Giuseppe Genna mi ha preso letteralmente a calci nello stomaco: è un libro bellissimo. Col suo non-romanzo, Genna trasmette emozioni fortissime, violenta barbaramente e allo stesso tempo conforta, protegge e salva.
Io lo sto leggendo adesso. E sono d’accordo con Gianluca. E’ fenomenale. Un’assalto all’arma bianco contro un nido di mitragrliatrici. Roba da Grande Guerra.
E questa sarebbe una critica? Sembra una strenna editoriale, fatta apposta per creare il caso letterario, tradiva, però, ché il libro è da un po’ che è uscito.
eccovi due link
http://www.nazioneindiana.com/2009/01/02/italia-de-profundis/
http://cadavrexquis.typepad.com/cadavrexquis/2009/06/italia-de-profundis-unepica-del-ribrezzo.html
*tardiva per “tradiva”
@Leo: trattasi di recensione già uscita, che abbiamo ripreso perché scritta da uno di noi… E’ una rubrica che abbiamo aggiunto (“Siti compulsi”) dove andare a mettere recensioni vecchie o nuove che ci sono capitate di scrivere… non riceviamo pecunia né da genna né da minimum fax…
p.s.: sui commenti, la moderazione c’è sempre stata…
@Leonardo: Awwwwwhhhh… immagino che tu sia abituato a lunghe digressioni sulla qualità qualitosa della scrittura dell’autore, dell’incidenza incidosa e a delle critiche criticose. Una recensione (questo è quello che ho fatto e che faccio, odio la critica mera, perché chi siamo per criticare e soprattutto chi critica i critici?) è qualcosa che va oltre la petulante onanistica letteraria e unisce pensieri, parole ed emozioni che un testo sa regalare a chi lo legge, altrimenti è facile fare i mestieranti e recensire facendo la “lettura giornalistica”!
Detto ciò, ti ringrazio per l'”approfondita segnalazione” dell’uscita avvenuta tempo fa, ma qui su scrittori precari convoglio tutto quello che ho a disposizione nel mio archivio umano e mentale (sempre se di mentale con me si può parlare) senza badare all’uscita del prima e del dopo.E’ OVVIO CHE IO SAPPIA QUANDO UN LIBRO ESCE, USCIRA’ O E’ USCITO ANCHE PERCHE’ SE PROPONGO UN’ESCLUSIVA PER SP TALE DEVE ESSERE!
Insomma che commento è?!E se avessi voluto scrivere un divertissement letterario?!
Uff, ecco mi sono stizzito, mi sono innervosita e inacidita! E adesso!? E adesso devo andare a mangiare la cioccolata da Coffami…e poi lui non ha mai gli spazzolini da denti e resto con i denti sporchi di cacao…a pensarci però, sempre meglio che di sangue…
@Leo: Infatti, nella rubrica Siti compulsi, si recensiscono libri che consigliamo di leggere, o rileggere. Non è una rivista che recensisce le “ultime uscite”, per quelle, cerchiamo di avere degli estratti.
Un consiglio: se non lo hai fatto, leggi Italia De Profundis. Se lo hai fatto, rileggilo.
p.s. grazie per la segnalazione dell’ottima recensione di Marco Rovelli su NI!
Gianluca
@Flavio: leggi, leggi. Fa bene e fa male 😉
@Subcomandante: D’accordo con te, anche se spesso non noto nessuna salvifica e rassicurante via di fuga. Anzi spesso, leggendo, ho vissuto il tutto come in un film di Haneke.
@Simone: ecco Ghelli, ‘ché tu sei breve e conciso! Ed aggiungo che questo è uno spazio libero di operato, pensiero e scrittura…
@Flavio: bella ‘sta similitudine! Rende davvero bene!
siamo un gruppo di isterici 😀
Stai parlando con me!? Stai parlando con me!? STAI PARLANDO CON ME!???!?! 😉
Ok, ragazzi, ho capito, va bene, ho capito 🙂