Nel bicchiere di cartone
novembre 8, 2010 1 commento
A Berlino se ti siedi per terra nella piazza di Berlino con addosso una chitarra e davanti un bicchiere di cartone a fine giornata nel bicchiere di cartone c’è qualcosa come cinquanta euro di spiccioli, dicono: si tratta solo di imparare a suonare la chitarra con i guanti tagliati in cima alle dita, fare venire fuori la voce attraverso la lana della sciarpa e sapere quel minimo di inglese per cantare in maniera plausibile. Tutto qua. Cinquanta euro al giorno. Con un giorno di pausa alla settimana, tutte le settimane, fanno milleduecento euro al mese. Facciamo mille. È uno stipendio.
A Berlino se porti le bottiglie di plastica usate nei supermercati di Berlino ci sono queste macchine smaltisci-rifiuti che per ogni bottiglia di plastica vuota ti danno venticinque centesimi, cioè con quattro bottiglie prese dall’immondizia ci compri un pacco di pasta da mezzo chilo e ci mangiamo due volte. A Berlino, nei cestini dell’immondizia delle strade di Berlino, non c’è una bottiglia di plastica che sia una: in ossequio a un patto silenzioso nessun berlinese porta le bottiglie di plastica nelle macchine smaltisci-rifiuti dei supermercati, tutti le buttano nei bidoni normali in giro per strada e poi di notte (ma anche di giorno) i barboni (ma anche gli universitari fuori sede) si litigano le bottiglie vuote e con quattro bottiglie di plastica prese dall’immondizia ci compri un cartone di Tavernello da un litro e ci bevi un pomeriggio. Cioè, non so se vendano il Tavernello a Berlino, ma insomma.
A Ferrara qualche settimana fa abbiamo suonato per strada un’ora e abbiamo fatto cinquanta euro, che diviso tre non è divisibile, ma più o meno. A un certo punto si è avvicinato un ragazzo con i capelli ricci e ci ha detto Avete mai pensato di abbinare la giocoleria alla musica? Io stavo per dirgli Come no, poi ci portiamo pure la scimmietta che suona i piatti e i cuccioli che bevono il latte dalla ciotola e i santini di padrepìo, e invece gli ho detto Boh, ogni tanto lo facciamo, cioè, la violinista sa suonare sui trampoli, è una cosa che fa sempre un certo effetto, ma è un po’ scomodo portarseli in giro, abbiamo anche un contrabbasso, vedi, è un po’ scomodo portarsi in giro il contrabbasso e i trampoli e stare in tre in una macchina con il contrabbasso e i trampoli. Allora il ragazzo riccio ha detto Io vivo a Berlino e faccio il giocoliere ai semafori. Niente di troppo complicato: tre palline, il naso rosso, un po’ di trucco, un bicchiere di cartone e a fine giornata nel bicchiere di cartone c’è qualcosa come cinquanta euro di spiccioli. È uno stipendio. Ci pago l’affitto, ha detto il ragazzo riccio, vivo a Berlino da un anno e mi mantengo facendo il giocoliere per strada, ciao ciao, buona suonata, poi è andato via.
A Berlino come a Ferrara come ovunque un musicista di strada può averci tranquillamente un repertorio piuttosto ristretto: bastano dieci canzoni di cui non stufarsi, casomai si stuferanno gli inquilini o gli impiegati del palazzo di fronte, ma sono poi problemi loro, la gente gira, il pubblico è sempre nuovo, dopo la prima secchiata d’acqua dagli impiegati del palazzo di fronte si tratta solo di asciugarsi con la sciarpa di lana e cambiare posto e nel tragitto vedere se ci sono delle bottiglie di plastica nei bidoni per metterne insieme quattro e comprarsi un pacco di maccheroni o un cartone di Tavernello.
Ora, io non è che mi fidi di ogni ragazzo riccio che incontro. Non sono nemmeno sicuro che un chitarrista di strada a Berlino faccia mille euro al mese (e poi il giocoliere al semaforo, maddai, i cuccioli che bevono il latte dalla ciotola e i santini di padrepìo, maddai). Però domenica scorsa eravamo in dieci a suonare nella piazza del mercato di Cesena e non vi dico quanti soldi abbiamo fatto, non è importante, non farò nemmeno l’elenco delle Dieci Regole Del Musicista Di Strada, non racconterò nemmeno le facce della gente che non ci poteva credere, una banda, dieci musicisti senza uno straccio di amplificatore che battono i piedi per scaldarseli, non dirò nemmeno che la stagione delle sagre autunnali e poi dei mercatini natalizi mi fa venire voglia di mettermi un paio di guanti tagliati alle dita e di vedere se Bertinoro è come Berlino, non lo dirò, ma mi sa che lo faccio.
Geniale!