Momenti di trascurabile felicità
marzo 24, 2011 15 commenti
Ogni buon libro che si rispetti prima di uscire nelle librerie ha dei passaggi obbligati e un lavoro che un lettore sprovveduto nemmeno s’immagina (alle volte non se l’immagina nemmeno l’editore). Una fase decisiva della stesura di un libro è la fase di editing, ovvero quella fase in cui il testo va nelle mani di un editor che decide, consiglia, suggerisce, taglia e modifica le bozze di un testo.
Ad esempio, se ci fosse stato un editor per questo post, tra le altre cose mi avrebbe detto sicuramente che la parola fase è stata ripetuta già troppe volte e che avrei dovuto trovare un sinonimo. Robe così insomma.
Oggi voglio parlarvi di un piccolo capolavoro della letteratura contemporanea, Momenti di trascurabile felicità di Francesco Piccolo. Storie descritte con leggera poesia comica, fotografie narrate con la commedia nell’anima, preziosi momenti di felicità universale che non possono non farvi sorridere. Inizialmente il libro doveva essere mooooooooolto più lungo, ma in fase di editing è stato livellato, accorciato e ridimensionato, per fini commercial-artistici. Qui in anteprima mondiale e telematica, alcuni dei momenti di trascurabile felicità che per motivi di volgarità e inutilità sono stati trascurati ed oscurati in fase di stampa.
Entro in un negozio di scarpe, ne vedo un paio che mi piacciono in vetrina e le indico alla commessa. Chiedo un 46. La commessa mi dice che hanno solo il 41 e mi domanda se le voglio lo stesso. Ed io penso che la commessa mi fa pena e vorrei mandarla affanculo.
Quando vai al cinema e c’è un gruppetto di donne che hanno visto il film e nel finale, pochi secondi prima che il protagonista muore, dicono in coro «Oddio ora muore, mi commuovo sempre» e tu rimani zitto, muto e però pensi che vorresti farti rimborsare il prezzo del biglietto da loro. Ma non lo fai. Ed inizi ad odiare le donne.
Quando finisce la carta igienica ed in bagno hai solo un numero di «Satisfaction» che ti hanno regalato a forza alla fiera del libro.
Recarsi alla basilica di San Pietro in Vaticano, andare al confessionale e pentirsi per un delitto commesso quando eri bambino.
Quando stai in crisi d’astinenza ed il distributore automatico di sigarette non vuole accettare la tua banconota da cinque euro. E allora sei costretto a comprarne due pacchi e metterci quella da dieci euro che però avevi conservato per metterci benzina al ritorno. E nella via del ritorno rimani senza benzina e la banconota da cinque euro non viene accettata nemmeno dal distributore della Erg. E bestemmi la madonna.
Andare in motorino per le strade di Roma sorpassando automobili bloccate nel traffico. E poi viene a piovere.
La soddisfazione nello scovare Cani arrabbiati di Mario Bava posizionato nello scaffale dei “grandi classici” della Ricordi Media Store. Prenderlo, andare alla cassa e pagarlo quasi venti euro. Uscire dal negozio e vederlo a tre euro nella bancarella di fronte.
Quando scopri che a farti fare un pompino con il dito in culo godi il doppio.
In autobus mi siedo subito sul primo posto libero e me ne frego degli altri. Una volta al mio fianco, in piedi c’era una donna incinta. Io non le ho detto nulla per paura che mi dicesse che non era incinta.
Recarsi a casa di una prostituta e veder uscire dall’appartamento tuo padre che si sistema i pantaloni. Arrivare a casa e ricattarlo facendoti dare un fisso mensile di cinquecento euro.
Arrivi in aeroporto alle sette del mattino, attraversi il metal detector e sei costretto a levarti la cinta dei pantaloni ed i pantaloni ti cadono alle caviglie. E fino a poche ore prima eri a un festino con amici. E ti rendi conto solo adesso che le tue mutande sono ancora lì.
Quando fai dei peti dopo aver mangiato al ristorante cinese. Sembra che non siano i tuoi. Ne puoi gustare l’aroma e spesso ti vengono in mente dei piacevoli ricordi che avevi rimosso.
Tornare a casa e levarsi i tacchi a spillo dopo una nottata trascorsa in discoteca. Addormentarsi. Svegliarsi alle nove, lavarsi e fare colazione con la tua compagna che ti dice che aspetta un bambino.
Quando verso le 15:30 bussano alla porta i testimoni di Geova. Parli un po’ con loro della vita, dell’amore e della religione. E poi offri loro un buon caffè con la cocaina al posto dello zucchero.
Note: Il post non corrisponde al vero. E’ di pura fantasia. I “momenti di trascurabile felicità” che avete letto non sono stati scritti assolutamente da Francesco Piccolo. Il post che avete letto vuol essere semplicemente un sentito omaggio di Andrea Coffami al libro Momenti di trascurabile felicità.
Andrea Coffami
o non è Satisfiction?
o i Rolling Stones?
S.
peccato che siano stati eliminati! 🙂
Quando torni a casa tardi la notte e scopri che i tuoi genitori stanno facendo l’amore e quindi non hanno affatto pensato al tuo ritardo
yeaaa!
Trovo tutto questo un insieme di pensierini che sarebbero simpatici quando detti estemporaneamente, in modo spontaneo, durante uno scherzare tra amici. In un libro li trovo semplicemente un insieme di pensierini che susciterebbero invidia in un tema di terza elementare. Mi perdonerete? Di certo no, ma io amo l’intellettualità e qui non ce n’è traccia.
La Nuova Chiesa si era finalmente imposta ai cuori e alle menti dell’ultima generazione, la stessa che aveva esautorato il vecchiume asfittico dei ricchi porci che ora riposavano nel terrore. Non si erano mai visti tanti volti privi di rughe, fissare estatici l’altare senza croce, e quando l’officiante disse loro di scambiarsi un segno di pace si scatenò un’orgia che relegò l’antica concezione d’amore nel cantuccio lurido dove, esaurito il sesso, si andava a pisciare.
Prendete la generazione hippie, quasi tutta tesa all’amore che rifiuta di essere padrone, all’amicizia disinteressata e al rispetto per l’autorevolezza che disprezza l’autoritarismo. Ora procuratevi un contenitore non troppo grande e mettetecela dentro tutta. Non sbattetela, non ce n’è bisogno, si smonta da sola.
Fatemi capire… è con scritti del tipo: “farsi fare un pompino col dito nel culo si gode di più” che la nuova generazione di “scrittori” pretende di definirsi “avanguardia di conoscenza”? 😀 😀 😀
Dite la verità, state cercando di darmi troppe ragioni per lasciarmi morire senza opporre resistenze?
Se Dio venisse a casa tua senza darti opuscoli aggratis, ma ti dicesse tutto quello che devi fare, come devi farlo e quando… non lo manderesti affanculo?
Dio lo sa ed è per questo che a casa tua non ci viene, ma ti frega per altre vie meno nobili… 😀
Chi sono questi di “avanguardia della conoscenza”? Andrea Coffami non ne sa niente 😀
S.
Il termine “conoscenza”, al contrario di “avanguardia” arriva sempre in ritardo. La generazione TQ così si è definita, più o meno come si definì quella alla quale appartengo appena terminò la sua scorta di droga… 😀
Fatti forza, riconoscere di non sapere niente è il primo passo mosso verso il conoscere, il secondo implica il rimpiangere di avere fatto quel maledetto passo.
È singolare tu non sia a conoscenza che l’antico testamento è anche condiviso dall’Islam nella sua pienezza.
È detto che l’identificazione di un essere con l’Assoluto è analoga ad acqua su pietra che scotta: essa evapora, sfusa ma non confusa, entrando nella pienezza indefinita delle proprie possibilità.
È il motivo per cui il mio stile espressivo appare come vaporoso…
Altri “scrittori” preferiscono la condizione che ricorda lo stile di pulci su piastra che scotta…
Chi conosce poco si trova nella condizione di chi, avendo messo la mano in un vaso pieno di scorpioni senza pensarci, si convince che il vuoto non morda.