La Ballata dei Precari
aprile 12, 2011 3 commenti
Vale ancora la pena laurearsi? Quanti stage devo fare prima di trovare un lavoro? Sono al quarto master… è dipendenza? Riuscirò a mettere su famiglia? Quanti lavori devo fare per mettere insieme uno stipendio decente?
Sono alcune delle domande da cui prende spunto “La Ballata dei Precari”, commedia grottesca indipendente e no budget in sei episodi scritta e diretta da giovani precari che cercano così – senza dover rispondere a logiche di happy end da botteghino – di dare voce ad un fenomeno sociale di dimensioni ormai apocalittiche.
Al film hanno partecipato oltre 150 persone, quasi tutti precari. E attori professionisti che hanno sposato la causa del precariato, Geppi Cucciari compresa che ha accettato di impersonare i panni della Dottoressa Tenaglia, una ginecologa molto “originale”.
“StRagisti”, “Masterizzati”, “L’ammortizzatore”, “Opera-i”, “Ninna nanna ninna NO”, “2050” sono le sei storie che raccontano la vita lavorativa dei giovani di oggi:
Mauro, all’ennesimo licenziamento dall’ennesimo stage senza retribuzione, ha le visioni: la sua coscienza gli intima di prendere in ostaggio il suo capo per ottenere in cambio un posto di lavoro.
Ilenia frequenta ossessivamente corsi e master di ogni genere nella speranza di trovare un posto di lavoro. I suoi genitori decidono quindi di rivolgersi al Dott. Lettari, terapeuta specializzato nella cura dei precari affetti da M.A.R. – Sindrome da Masterizzazione Acuta Recidiva.
Francesco, precario da ormai 10 anni, perde i genitori in un misterioso incidente automobilistico. La verità verrà a galla grazie alla lettera che sua madre Rita gli ha scritto pochi attimi prima di morire.
Alberto, Monica e Claudio lavorano part-time in un call-center. Monica ha un secondo lavoro che le permette, a quanto dice, di vivere decentemente. Alberto decide così di andare anche lui a caccia di un secondo lavoro.
Irene e Riccardo vogliono avere un figlio ma non riescono a far coincidere parto e scadenze contrattuali. Si rivolgono così alla Dott.ssa Tenaglia, una ginecologa che ha ideato un curioso dispositivo per aiutare le giovani coppie precarie.
Matteo, Luca e Giulia, dopo una vita di lavori precari, si ritrovano a vivere in strada. La loro unica speranza è in uno studio dove Giovanna, conduce un crudele programma televisivo.
Il film, scritto e diretto tra gli altri da Silvia Lombardo, Giordano Cioccolini, Corrado Ceron, Tiziana Capocaccia, Ilaria Ciavattini, Dario Ingrami, Emanuele Milasi, è attualmente in montaggio e sarà pronto in estate.
Sito web: www.laballatadeiprecari.com
Vale la pena lavorare e non studiare, o meglio non desiderare nemmeno? Che fine brutta ha fatto il desiderio da quando l’hanno sostituito con “la possibilità di lavorare”. Diciamo che abbiamo messo il cappio al Situazionismo e abbiamo levato lo sgabello. La nuova iniziaiva mediaset sul reality che prenderà insegnanti e li pagherà per 10 anni per insegnare agli ignoranti vip (o capre come piace a Mr. puzzasottoilnaso Sgarbi).
Non si tratta più di un governo ma di un sistema intero.
Hanno già un illustre precedente con la trasmissione “Il contratto – gente di talento” di La7, anche se quello non è proprio un reality (o così dicono, perché non l’ho mai visto). I due programmi mi sembrano però accomunati dall’idea di rendere il lavoro qualcosa di “straordinario” (nel senso di qualcosa che capita solo a pochi fortunati).
Ma sì, in fondo la vita è un precariato ad libitum, si tratta di abituarcisi. E poi l’esistenza come sarebbe prevedibile, anche se sapida, con i soliti due marmocchi, maschio e femmina, attaccati alla gonna o ai calzoni, che rompono con la solfa sui loro diritti di bimbi innocenti. Ma quale innocenza? E le corna, eh? Le corna sempre possibili e i suoceri che danno la mancetta coi vicini di casa che ti accettano soltanto perché conoscono i tuoi genitori che ti ospitano da cinquanta anni… e basta su, siate coraggiosi e lanciatevi anche voi nel mondo precario, nei flutti del lavoro estemporaneo che se non riempie le tasche vi fa, in compenso, assaporare il fascino della sopravvivenza sincopata. Osservate da vicino i volti soddisfatti delle comparse a contratto che stanno fuori dal palazzo di giustizia a inneggiare silvio c’è, meno male che silvio c’è. Ecco uno splendido esempio di come il precario fatica poco per portarsi a casa la mign… pardòn… la pagnotta.