L’ultimo testamento della Sacra Bibbia

L’ultimo testamento della Sacra Bibbia (Guanda, 2011)

di James Frey

È tornato James Frey.

Il controverso autore di Un milione di piccoli pezzi – che lasciò scandalizzati gli americani all’ Oprah Show, confermando le voci che volevano la sua biografia sui suoi primi vent’anni di droghe e disintossicazione come un libro molto “rimaneggiato”, diciamo “truccato” da qualche esagerazione qui e là – dopo aver colpito duro con Buongiorno Los Angeles (affresco corale della città degli angeli) torna con un nuovo best seller: L’ultimo testamento della Sacra Bibbia.

Un libro nato nella testa dell’autore nel 1994, che si concretizzò soltanto nel 2009.

Come nel precedente, sono molte le voci che in questo romanzo raccontano il loro punto di vista, la loro storia. Sono voci che ricordano gli evangelisti, ognuna con il proprio tono, la propria esperienza.

Ruth, Jeremiah, Adam, Mariaangeles, Alexis, Charles, di fatto sono la storia di Ben. Scrivono le righe dell’Ultimo Testamento del Messia, del Cristo Ritornato, che hanno incontrato e che ha cambiato loro la vita.

Un nuovo redentore affatto banale nella sua assoluta concretezza umana, nella sua nuova veste terrena, che ricalca l’uomo come è e come sarebbe vissuto da un’entità divina che si ritrovasse sulla nostra palla di fango.

Questo giovane che comincia la sua epopea in modo assolutamente inaspettato, dopo un inspiegabile incidente che avrebbe dovuto ucciderlo, si riprende contro ogni aspettativa e si aggira per New York imbattendosi in ogni tipo di fauna umana di prostitute, agenti di polizia, rabbini, preti, chirurghi, gay, homeless, commesse e altro. Si imbatte negli uomini e nelle donne che narreranno la sua storia.

Non fa molto per loro: li ascolta, ne vive l’essenza per un po’ e, deludendo prima o poi ogni tipo fervore cristiano e di astensione, li bacia (tutti, senza distinzione di sesso), li penetra con sé stesso e, senza nessun tipo di moltiplicazione di pani e pesci o altre manifestazioni sensazionalistiche, gli cambia la vita. Li rinnova.

Scorre via fino all’epilogo, apre sull’esigenza di credere che accomuna tutti gli uomini e tutti i credi: un romanzo che capovolge l’aspetto bigotto e borghese dell’America di oggi sulla sua faccia e la mette di fronte a uno specchio.

Una cosa è certa: James Frey, con il suo stile, sarebbe scelto dal nuovo Messia per dare testimonianza della sua venuta.

Alex Pietrogiacomi

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8 Responses to L’ultimo testamento della Sacra Bibbia

  1. Ste says:

    Mentre lo leggevo pensavo:” Perchè no? In fondo è perfettamente plausibile, anche logico in confronto a tante teorie contorte sulla figura del Cristo.”.

    In fondo Ben riesce a fare il miracolo più grande: cambiare il cuore degli uomini e donne che gli si avvicinano, semplicemente dandogli amore e offrendo se stesso, amando gli altri in modo incondizionato, senza giudicare, senza se e senza ma. E per fare una cosa del genere, non ci sono cavoli, devi per forza essere un Dio! A confronto gli altri miracoli tramandati sembrano trucchi da prestigiatore.

    • franky says:

      franky scrive:
      Il tuo commento è in attesa di moderazione
      luglio 14, 2011 alle 10:43 am
      corro a leggerlo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

      Replica

  2. Ciao Ste! Effettivamente il libro è fortemente moralizzatore, nella sua anti moralizzazione.E come dici tu per fare questi miracoli devi “sporcarti” le mani… altro che pesci e pani!
    Grazie per il commento!
    Alex

  3. Giuseppe says:

    cosa devo fare per vedere dio?

  4. Albert Hofmann says:

    Lo Sa Dio

  5. Pingback: Siamo gente ricercata « Scrittori precari

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