Il Principe Azzurro non esiste
ottobre 26, 2011 10 commenti
Recentemente sono stato con una ragazza. Una stronza, ovviamente, ma ormai non ho più un rapporto tranquillo con le donne: nel migliore dei casi mi sembrano solo stupide, mentre normalmente mi sembrano radicalmente feccia. Sto diventando misogino. Non maschilista (che pure i maschi sono esecrabili), ma solo misogino. Si lamentava che non le volevo bene, che era solo sesso. Per di più aggratise. Perché tutti vogliono affetto da me? Boh.
Ma io non me la prendo con le donne. Non è colpa loro se sono così: tirate dall’uomo con una mano verso il cielo e, sempre dall’uomo, con l’altra mano tirate verso la terra. Non chiediamo loro forse troppo? Cuoche in cucina, signore in salotto e troie in camera? Noi, se cambiamo – non dico idea, ma almeno – mutande già ci sembra di aver fatto uno sforzo sovrumano. Cioè, lo dice la parola stessa “mutanda”: è una perifrastica passiva, “mutanda est”, cioè “che è da cambiarsi”.
E anche in questo caso, cioè nel caso delle loro pretese di ricevere amore, è colpa dell’uomo.
Le donne dell’Ottocento sapevano com’erano gli uomini. C’è un passo che amo citare di Sessualità e nazionalismo di George Mosse che spiega come il tradimento istituzionalizzato (le case chiuse o case di tolleranza o casini o bordelli o case d’alto bordo o come si voglia) avevano permesso all’indissolubile matrimonio borghese ottocentesco di sopravvivere così a lungo. A onor del vero ho controllato sul libro, ma non ho trovato il passo che ho or ora citato: non so se sta su un altro libro, se su questo m’è sfuggito o se me lo sono inventato. Ho controllato anche su Il sesso e l’Occidente di Flandrin, ma nulla. Comunque possiamo riconoscere che è così: l’iconografia è quella della moglie che sopporta le corna messele dal marito, perché anche se si piglia qualche spuntino fuori poi torna sempre a casa per cena.
Dov’è il cortocircuito? Nel ritenere che esista un Principe Azzurro. E chi è che l’ha messo in mezzo? Un uomo, ovviamente: Walt Disney, con Biancaneve, nel 1937.
La dolce Biancaneve, tutt’altro che un’ingenua bimbetta (nutriente è l’analisi psicanalitica di Bruno Bettelheim in Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicanalitici delle fiabe a proposito delle stecche per il busto: si legga a pagina duecentoquattro dei «conflitti di Biancaneve circa il suo desiderio d’adolescente di essere bene inguainata dal corsetto perché esso la rende sessualmente seducente»… siamo al bdsm spinto), nell’originale dei Grimm trova sì un principe, ma non è lui a salvarla con un bacio.
Lui, anzi, per la verità, è un uomo inutile. Vuole solo la bara col cadavere della ragazza dentro. Non so bene per farci cosa. Lui dice che la trova bella. I suoi servi, nel portarla via, inciamparono e, nel cadere, l’apparente cadavere sputa il pezzo di mela e Biancaneve si ripiglia. Una sorta di involontaria manovra di Heimlich, non un bacio appassionato.
Si salva Biancaneve, allora, felice col suo inutile Principe? No. Perché la regina, che non muore cadendo da una rupe, va alla festa di nozze e le fa calzare delle pantofole di ferro arroventate. E Biancaneve ci balla finché non cade a terra morta, l’idiota. Il Principe, a parte sposarla, non fa nient’altro. E personalmente, vista la di lui bramosia per il cadavere dell’amata, dubito che quella morte lo abbia turbato più di tanto. Della serie: basta che respiri, e se non respira che almeno sia calda, o se non calda almeno tiepidina, che fredda fa un po’ senso.
Per colpa di Disney ci tocca ora sopportare donne a cui non basta la nostra incapacità a tutto: vogliono che salviamo la loro sciocca esistenza. Come se fossimo in grado di farlo.
Antonio Romano
a questo proposito anche io avevo scritto un piccolo trattato “La vera sindrome di Cenerentola”. avevo preso questa favola per analizzare come te l’ossessionante-opprimente ricerca delle donne del principe azzurro, individuandolo in ogni poveraccio che capitava loro di incontrare…sarebbe carino mettere a confronto le 2 versioni…
facciamo una conferenza sul tema “fiabe e psicanalisi: perché i personaggi della letteratura per l’infanzia non hanno nulla da invidiare ai mentecatti di oggi”
O vai Daniela, mandaci il pezzo 😉
Simone
ah ok, me lo rivedo un attimo, gli tolgo la polvere e ve lo mando 🙂
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Eccomi, io sono il cavallo del principe, nessuno parla mai di me, non è giusto! Eppure me le son viste tutte queste scenette da fiaba, e mai una volta che venga ringraziato per il mio galoppare, il mio nitrire, il mio faticoso lavoro di portare questi principi alle loro principesse. Capisco la ricerca di figa, ma ogni tanto una carezzina ci starebbe anche bene no? 😛
per quello ci sono le amiche speciali: per uomini e donne.
Una domanda su questa fiaba: ma è Biancaneve che indossa le pantofole o è la Regina? Io avevo capito che era la Regina, ma, leggendo questo articolo, mi è venuto il dubbio…
beh, il dubbio è legittimo… in effetti, se la si vede così, un dubbio sorge.
secondo me è biancaneve.
ma direi che potremmo fare un sondaggio.
questo è il racconto http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/biancaneve
purtroppo non conosco il tedesco, altrimenti l’originale in lingua potrebbe aiutare.
non so se ho risposto.
Ciao! lavoro con un collega tedesco che, leggendo la parte finale della fiaba, mi ha confermato che è la matrigna di Biancaneve a morire ballando con le scarpe roventi. Forse c’è una certa ambiguità nella traduzione italiana, perché per esempio in spagnolo è specificato, chiaramente, chi è che muore: “Se obligó a la bruja a entrar en esos zapatos incandescentes y a bailar hasta que le llegara la muerte” – La strega (la bruja) fu costretta a calzare queste scarpe incandescenti e a ballare fino alla morte.
Insomma…Biancaneve si salva e forse, chi lo sa, vissero felici e contenti. Comuque sono d’accordo sul fatto che il Principe azzurro non esiste e che in questa fabia il principe non solo è inutile ma è anche un tantino malato (necrofilo alle prime armi).