Carta taglia forbice – 11

[Continua da qui]

Una grande città dell’Europa occidentale

– Gliel’hai detto?
– No.
– Perché non gliel’hai detto?
– Perché non so come dirglielo, non c’è mai.
– Sei tu che non ci sei mai.
– Già.
– Ma secondo te, lui in tutti questi mesi non è andato a letto con altre?
– Non lo so.
– Secondo me sì.
– Non lo so, no, credo di no.
– E’ un uomo.
– Lo so. Non so. Può essere andato a letto con altre donne, è possibile, non lo saprò mai, ma questo non cambierebbe nulla. Non mi farebbe stare meglio. Anche perché vorrebbe dire molte cose, cose interpretabili. Uno va a letto con altre donne, tradisce, ma non significa che non ami. Hai detto bene, prima, sono via da quasi due anni e in tutto questo tempo posso solo dire che lui mi ha cercata tutti i giorni e che mi è stato vicino, nonostante tutto.
– Allora con quell’altro? Di che si tratta?
– Non lo so, non capisco. L’altro fa parte di un altro mondo, è come se fosse un amico speciale, un amico di quelli che assomigliano agli amici che avevi da piccola, prima di diventare donna. Un amico speciale… il sesso c’è ma non conta.
– Non ti seguo.
– Non mi interessa.
– No, devi farmelo capire.
– Allora, io sono ferma in un campo, è estate, c’è un filo lievissimo di vento, il sole spacca le pietre e il cielo è blu, ma io mi sento come se fossi in un altro posto, dove il vento mi strappa le rughe, il sole non esiste, il cielo è grigio-verde e io non faccio altro che piangere.
– No.
– Sì. Vedi, è come essere vivi senza esserlo, in pratica io non sento niente, tutto quello che mi tocca in modo fisico io lo abbraccio, ma senza sentirlo.
– Quindi questo amico speciale è solo un albero?
– No, è più di un albero, e meno di un albero, non produce ossigeno e non lo respira, non mi nega niente, ma mi annoia, come tutti gli altri.
– Anche io? Anche io ti annoio?
– Sì.
– Ora vado.
– Vai.
– Vado.

Una grande città lontana dall’Europa occidentale

– E’ passato molto tempo dall’ultima lettera.
– Sì, molto tempo.
– Cosa ha fatto nel frattempo?
– Del tu.
– Come?
– Diamoci del tu.
– Certo, scusa.
– Figurati.
– Allora, cosa hai combinato in quest’ultimo anno?
– Ho lavorato in un teatro, un piccolo teatro, uno di quei posti protetti e pieni di gente che non ti risparmia il suo sarcasmo.
– Mia madre è ancora viva, sai?
– Bene.
– Vorrebbe conoscerti.
– Certo.
– Allora quando vieni a trovarci?
– Aspetta un attimo.
– Ci sei?
– Sì, scusa, stavo cercando l’agenda.
– Dicevo, quando vieni a conoscere tutta la famiglia?
– Pasqua, quest’anno, viene di marzo o di aprile?
– Non lo so, devo controllare.
– Lascia perdere. Hai sentito per caso gli altri?
– Sì. Ho parlato con Michel, ha avuto un’altra bambina a gennaio e l’ha chiamata Laura, pensa, come nostra sorella, e poi ho visto Sebastiano, alto, dritto come nostro padre e con due grandi occhi grigi, che mi pare faccia l’agente di commercio per una marca di scarpe, a febbraio ho ricevuto una mail di Carla, aspetta, l’ho stampata, se vuoi te la leggo.
– No.
– Carla ha mollato tutto ed è andata in Australia a fare la bracciante stagionale, dice che si lavora molto ma si guadagna il giusto, e che l’Australia è un posto magico, dice anche che non vuole tornare, e non tornerebbe se non avesse una grande famiglia a cui pensare.
– Già.
– E’ incredibile tutta questa storia, vero? Se me lo avessero raccontato qualche anno fa non ci avrei creduto, davvero, sai?
– Sì.
– Che cos’hai? Ti sento stanco. Sei stanco?
– Sto morendo.
– Allora aspetta, aspetta un attimo, solo un attimo, che chiamo gli altri e li avviso tutti.
– Passeresti la nottata in bianco.
– Per te lo faccio volentieri.
– Allora grazie, sorellina.
– Figurati, fratellino.
– Ci vediamo presto.
– Sì.

Marco Lupo

Marco Lupo, con Andrea Coffami e Gianluca Liguori, legge dal libro di Luca Moretti Roma violenta stasera qui.

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2 Responses to Carta taglia forbice – 11

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