La mia religione*
aprile 17, 2012 Lascia un commento
di Stefano Vigilante**
Mi chiamo Edoardo, sono operaio specializzato. La sera quando torno dalla fabbrica sono così stanco che metto in dubbio pure la mia esistenza e mi chiedo se è possibile che ci sia un creatore di tutto questo. Poi mi guardo allo specchio come mi sono ridotto e penso che tutto sommato è chiaro che discendiamo dalle scimmie.
Ma non sono il solo ad avere queste crisi mistiche.
Ilde che lavora alla calcestruzzi m’ha detto: Edoardo io non credo più a niente, ho pure partecipato a questi viaggi nei santuari, ma alla fine sempre sola sto e con la casa piena di batterie di pentole che m’hanno venduto e che devo pure finire di pagare.
E Ilde non sa neanche cucinare.
Marcella che fa le pulizie nei condomini in nero m’ha detto: io ero diventata buddista, e per un po’ sono stata bene a ripetere gnanori inghingò ghereghengà, ma sempre sola rimanevo alla fine. Poi mi dice, stavo per diventare Indù ma quando ma quando m’hanno detto di credere alla reincarnazione non ce l’ho fatta.
Eh no, io a ricominciare da capo a fare le pulizie in nero a tutti questi palazzi non ce la faccio più!
Mirko è un operaio giovane che lavora con me, uno fico. Lui crede negli indiani d’America, in un grande spirito libero che attraversa ognuno di noi e che si sbaglia pure lui quando tenta di spiegarmelo e finisce sempre che mi abbraccia mentre mi chiede: senti pure tu quello che sento io?
Si, pure io sento la sirena della fabbrica che inizia il turno, gli dico cinico, e stiamo in ritardo.
Augh!, mi fa Mirko ed è scappato al tornio.
Ho provato invidia per Mirko che credeva in qualcosa. Poi mi sono detto che in fondo anche io faccio l’indiano, visto che è una vita che faccio finta di non capire.
E da 10 anni vivo come Toro Seduto, fermo immobile a guardare la televisione. Ma quando arrivano i nostri a salvarci?!
Mirko non l’ho più visto.
Il grande spirito l’ha portato via durante un turno di notte senza controlli, e nonostante le grida disperate non sono arrivati in aiuto né i nostri, né i vostri.
La mattina dopo pure io sono andato dal capo a protestare, a dire che non era giusto. Che è impossibile che succedano ancora queste cose.
Possibile che non esiste un Dio?
E lui mi dice: Edoardo che dici? Certo che esiste. Che non lo sai che esiste il Dio euro?
Euro? Non può essere ho pensato io, avrà detto Eolo. Eolo, il Dio dei venti.
Sono rimasto, non me l’aspettavo che il capo della mia fabbrica fosse un credente. Crede al vento, mah! Ognuno va rispettato nella propria fede, mi sono detto. Così tornando a casa in corriera ho aperto il finestrino e mi sono lasciato travolgere anche io dal vento. Il Dio Eolo mi ha spettinato, mi ha abbracciato, mi ha attraversato e io ho gridato: Se esisti dammi un segno della tua esistenza.
La sera a casa avevo la febbre a 40 e Marco, un operaio in cassa integrazione che divide la casa in affitto con me mi ha detto: Tu sei matto. Noi altri non abbiamo tempo e soldi. Credere costa e noi non ce lo possiamo permettere.
Marco, ma tu non credi veramente a niente? E Marco: Io credo solo nel pallone e nella FICa!
Fica?! Ma se sono anni che dividiamo casa e non ti ho mai visto con una donna?
Fica, fa lui, federazione italiana calcio.
E prima di addormentarmi ho pensato a mia nonna che da bambino mi ha insegnato a credere, ma l’unica credenza che mi è rimasta ancora di mia nonna è quella piena di tarme e con gli sportelli che non si chiudono più.
E mentre pensavo alla mia credenza, Marco si era addormentato come ogni sera sulla poltrona davanti alla televisione russando a bocca aperta.
Dormi credente, dormi!
*Da questo testo è stato tratto un monologo usato da Laura de Marchi per il personaggio de l’Operaia Elda nella trasmissione di Rai 3 “Tintoria”
**Giovedì 19 aprile, alle ore 21, trovate Stefano Vigilante al “Cento celle comedy party”, presso la libreria Il Mattone, in via Bresadola 12/A a Centocelle (Roma)
Commenti recenti