Let. In. 12

[Diventa anche tu uno scrittore inesistente su Scrittori precari: invia i tuoi Let. In., seguendo queste istruzioni, a carlo.sperduti84@gmail.com. I migliori saranno inseriti nelle prossime puntate della rubrica]

Let. In.
Antologia di Letteratura Inesistente a cura di Carlo Sperduti
(#1 – #2 – #3 – #4 – #5 – #6 – 7# – 8# – #9 – 10# – 11#)

BESTIARIO

Il gattolardo
di Tommaso di Palmarola

Questa è la storia di un grosso gatto grasso, detto gattolardo.
Nonostante la madre per la fretta lo fece cieco, il gatto amava andare al lardo e lasciarci lo zampino, questo fino a che qualcuno non disse “Gatto!” per metterlo nel sacco, ma questo a sentir “Gatto!” scappò via levato, sicuro che can che abbaia non morde. Si appoggiò al muro basso in attesa della notte che porta consiglio, e scoprì che nella notte tutti i gatti sono neri.
Quando il gatto non c’è i topi ballano, ma nel pollaio la gallina canta perché ha fatto l’uovo, e chi serba, serba al gatto e l’uovo è suo, a confermar la regola che il mattino ha l’oro in bocca.

Anna Profumo

L’arroganza del sorcio
(Ed. Minimum Cax)

Un’altra storia al femminile, questa di Murriel, una portinaia grassa unta e analfabeta che vive in una portineria di un ricco palazzo al centro di Parigi. Tutto il giorno su e giù dalle scale a pulire lavare e lucidare manco fosse Cenerentola. “Almeno lei un principe azzurro ce l’aveva”, si ritrova a pensare la grassa unta e analfabeta portinaia, mentre la calza autoreggente improvvisamente smette appunto di reggere e cala sulla caviglia altrettanto grassa unta e analfabeta. Ciabattando per casa con le pattine ai piedi per non rovinare la cera, involontariamente dà un calcio al tavolino facendo cadere il posacenere che appunto posa la cenere. Una bestemmia vibra nell’aria seguita da un “porcaputtanamitoccaripulirecazzo”. Con scopa e paletta la grassa unta e analfabeta portinaia si accuccia per raccogliere la cenere da terra ma viene imprevedibilmente morsa da uno strano sorcio. C’è una trasformazione immediata, improvvisamente inizia a parlare come se avesse ingoiato l’intera enciclopedia Treccani e quella Britannica contemporaneamente, con relativi aggiornamenti. Non solo, si accorge anche di essere diventata un’esperta cinefila tenendo a memoria le trame di più di 4000 film, compresa tutta la produzione di Ozu, noto esponente del cinema giapponese. La storia si conclude con un dramma. La grassa unta e a questo punto non più analfabeta portinaia, non riuscendo a convivere con il suo sapere, non capacitandosi di ciò che le è successo, non adattandosi a questa nuova dimensione, si suicida mettendo la testa nel forno. La povera portinaia lascia un biglietto d’addio ai condomini, unici conoscenti:

«Mi mancava tutta l’enciclopedia Francese e lo avrei anche sopportato, ma non posso vivere al pensiero di non conoscere neanche un film di Éric Rohmer. Perdonatemi se potete. La vostra cara Murriel.»

Daniela Rindi

Cenetarantola
(Truzzo editore)

È un cult la storia di Ceneterantola. L’avventura di una ricca signora, che stufa della sua comoda routine, decide di indossare i panni di una stracciona per «immagazzinare nuove esperienze», come dice a un certo punto al marito confidando il suo nuovo e originale esperimento. Il marito, anche lui ricco, stanco e annoiato, della moglie più che altro, le dà una veloce benedizione sdraiandola carponi sulla tavola, sperando in cuor suo di non rivederla mai più. La signora stracciona trova subito un lavoro, perché cià pure un bel culo (il marito lo sa bene), presso una famiglia di ricchi aristocratici, composta da madre e due figli adottivi di vent’anni. Non tarderà la bella signora finta stracciona a invaghirsi dei baldi giovani, soprattutto avendoli visti, perché accuditi durante i loro regolari bagni turchi, notevolmente dotati. È proprio a questo punto della storia che la signora, pungendosi con l’ago mentre sta rammendando le loro mutande contenitive, alla vista del sangue cade a terra perdendo completamente i sensi. Qui è morsa da una tarantola di passaggio. Questo passaggio tanto casuale non è, perché l’autore coglie questo elemento come fondamentale ai fini della storia e darà addirittura il titolo all’intero romanzo. I due ragazzetti superdotati trovano la signora ancora svenuta e considerando non opportuno e fuori luogo baciarla ancora addormentata, decidono di possederla entrambi a turno sul pavimento senza svegliarla. La donna ancora non rinviene e allora i due fratelli ritengono appropriato ripetere l’operazione, questa volta da dietro. Arriva la matrigna che vedendo la scena non resiste e le dà un bacio, risvegliandola per errore. A questo punto la signora finta stracciona, avendo capito l’antifona si ribella, più che altro per non aver gustato, e i due figli si alterano con la mamma guastafeste. La matrigna dispiaciuta corre ai ripari, afferra in mano la tarantola, sempre di passaggio, e la infila sotto la gonna della donna che viene rimorsa, facendola addormentare nuovamente. I ragazzi la preferiscono così. I gusti sono gusti. La matrigna a questo punto si unisce al banchetto che si protrarrà per giorni fino a esaurimento della tarantola. La signora infine tornerà a casa indossando nuovamente i suoi panni costosi, tradendo le aspettative (e non solo) del marito e accontentandosi delle sue occasionali benedizioni. Il libro è completo di tavole a colori. Lettura da perdere sicuramente.

Daniela Rindi

Pubblicità

3 Responses to Let. In. 12

  1. Pingback: Let. In. #13 « Scrittori precari

  2. Pingback: Let. In. #14 « Scrittori precari

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: