L’amore nei giorni feriali

di Francesco Quaranta

Il nostro amore non esiste davvero se non nelle domeniche mattina.

Quelle tarde mattinate di domenica in cui la finestra aperta riversa oro tiepido su noi due assonnati e sciolti sul materasso, intenti ad indagarci, le lenzuola che dal letto sono state declassate a tappeti, i rumori del mondo esterno che non possono, non riescono a distogliere la nostra attenzione dal pigro tepore. Oppure quelle domeniche mattina in cui siamo animali abbracciati in un disperato letargo, nel nostro bozzolo di pile e piumini, così stretti da fondere i pensieri, non c’è bisogno di sapere se fuori piova, nevichi, tiri vento o ci sia l’apocalisse perché i vetri sbarrati sono una porta su altri mondi a noi estranei.

Il nostro amore non esiste davvero se non nelle domeniche mattina.

Gli orologi sono fermi, nessuno bada a noi e nessuno pretende il controllo su questo tempo. Possiamo far durare uno sguardo quanto ci pare, possiamo divertirci a pensare all’amore con la “a” maiuscola o permetterci semplicemente di non pensare. Giorni cosiddetti di festa in cui ti è riconosciuto il diritto di essere come sei senza un fine preciso. Come se in queste ore non fossimo formiche tenute in scacco.

Adesso nella tua cucina, sola nel mattino di un giorno qualsiasi, reggi con due mani la tazza di tè bollente, aggrappata a quel vano surrogato del mio calore quasi fosse lui a sostenere te, e non viceversa. Di me resta solo una traccia di profumo accennata nel tuo letto, su qualche vestito, sulla tua pelle. Ti tormenti inseguendola per qualche secondo, sorridi mesta galleggiando nella tua malinconia, ma è una cosa che sopravvive pochi secondi: il sorriso. Anche io ho lasciato i miei migliori da te.

Il nostro amore non esiste davvero se non nelle domeniche mattina.

L’amore non è fatto per il tempo normale, per le giornate in fila, per la piatta cronaca e le sparate politiche, per gli occhi stanchi e le mani lerce, per i pagamenti a rate, le retribuzioni conquistate, i pensieri a distanza. Per quasi tutto quello che vedo. Non quanto c’è tra te e me, noi esseri all’erta e consapevoli che per natura cercano ed esplorano ogni abisso nascosto dietro lo scorrere di un pensiero.

Nelle domeniche mattina possiamo fingere di sfondare in una dimensione letteraria, crederci ingenuamente amanti e amici autosufficienti, dipendenti in tutto e per tutto dal nostro cuore. Invincibili, vivere di quel sentimento e farlo bastare. Sorridiamo come ebeti e ci compiaciamo delle piccole cose finché siamo insieme.

La tua solitudine di adesso prova che siamo “noi” esclusivamente nello spot pubblicitario che intervalla il film di me o il programma di te. Siamo succubi di tutt’altro, assuefatti a tutt’altro, inseparabili da una vita spacciataci ad ogni ora dei giorni feriali come la medicina adatta alle nostre misere vite, l’espiazione alla colpa di avere fame. Questo ci separa più del dire e del fare.

La città è grigia fuori dalla tua finestra, che cosa t’aspettavi? È lunedì mattina e il nostro amore boccheggia perché gli impegni e il nostro essere schiavi gli rubano tutta l’aria e lo confinano alle linee del telefono o ai caratteri della chat. Non sei con me perché lavori per pagarti la webcam con cui mi vedrai a distanza. In questo mattino, che somiglia tanto a un adesivo strappato e poi malamente incollato sulla superficie ruvida del tempo, puoi vedere oltre le cose. Quanto la struttura che sta dietro ai numeri e ai planning sia fragile e paradossale.

Ti sorge il dubbio: se fosse vero amore saremmo insieme anche in questo travaglio, non è un sentimento reale se restiamo ancorati alle nostre vite separate per ritornare a conoscerci solo nel fine settimana. Ti dici: non sarebbe forse meglio fonderle queste due catene? Una sola per tutti e due?

Dimmi come può il sentimento nascere se tutto quello che otteniamo è di colorare ritagli di tempo e scampoli di giornate? Non siamo disposti a rischiare di perdere qualcosa per acquistarci a vicenda. E non si tratta di una libera scelta.

Ripensi a quella cosa che ti piace dire, che l’amore è la risposta al naufragare di una vita in società e a quanto odi il mio cinismo quando sostengo che però ci è stata nascosta la vera domanda, dispersa in una selva di domande inutili. Domande dall’importanza gonfiata grazie a una buona operazione di marketing.

Ora capisci perché ogni nostro abbraccio potrebbe essere l’ultimo: io non sono parte dei tuoi lunedì mattina e tu non ci sei nei tediosi giovedì pomeriggio, il mercoledì non siamo nulla se non due esseri distanti. Ti rendi conto che invecchiamo per una settimana intera e viviamo solo per poche ore? Anche da quelle sei dipendente, te lo dice lo specchio, te lo dice la mia fotografia. Ma sono troppo leggere per inclinare la bilancia a loro favore.

Credimi, prima o poi romperemo questo gioco, perché sii consapevole che è così che il resto della gente vede in definitiva il sentimento altrui. Lo romperemo perché solo noi possiamo dargli importanza e invece capiremo che succhia energie, tempo e denaro alla nostra vita protetta, certificata e griffata. Non puoi star sempre in piedi sul filo, ogni tanto devi sederti. Sederti di fronte ai miei occhi e ammetterlo anche tu.

Il nostro amore non esiste davvero se non nelle domeniche mattina. Presto leveremo anche quelle.

Il nostro amore non esiste davvero.

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8 Responses to L’amore nei giorni feriali

  1. “Ora capisci perché ogni nostro abbraccio potrebbe essere l’ultimo: io non sono parte dei tuoi lunedì mattina e tu non ci sei nei tediosi giovedì pomeriggio, il mercoledì non siamo nulla se non due esseri distanti. Ti rendi conto che invecchiamo per una settimana intera e viviamo solo per poche ore? Anche da quelle sei dipendente, te lo dice lo specchio, te lo dice la mia fotografia. Ma sono troppo leggere per inclinare la bilancia a loro favore.”

    Bellissima.

  2. alegbr says:

    Bella chiusa, e anche i tempi dei Cure di Friday I’m in love ce li siamo messi alle spalle… 😦

    A

  3. Chiara_M. says:

    Davvero bellissimo. Centra il bersaglio.

  4. bello. lievemente doloroso.

  5. Manuela says:

    Un po’ malinconico, mi piace…

  6. stefania says:

    molto bello. Tristemente realista..

  7. Cinzia Diamanti says:

    “il tuo cinismo non è altro che una posa” direbbe O. Wilde.
    In due minuti ho sorriso e pianto. Intimo. Essenziale. Struggente. Ogni parola riSuona Dentro. Eco all’Ego. Adorabile l’invito di non scriverti ma di leggerti.
    Se cliccando su “mail” si fosse aperta la possibilità avrei sicuramente continuato…;-)

  8. Dean says:

    (Con in testa Gaber e Pessoa:) è che “amore” è una parola troppo leggera, invece dovrebbe poter diventare una cosa, LA COSA, la vita che non rimpiange gli istanti, anche se meravigliosi. Se no è destinato a rimanere una farfalla che ci si posa per un istante sulla testa, e ci rende tanto più ridicoli quanto maggiore è la sua bellezza. Ma ridicoli sono solo coloro che non scrivono lettere d’amore. E questa è una lettera d’amore meravigliosamente ridicola. (E un po’ pure questo commento è ridicolo).

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