I capolavori ritrovati della poesia – Seppo Pullulaa
marzo 28, 2013 4 commenti
Un’operazione di salvataggio a cura di Ennio Canallegri e William Kessel Pacinotti
I DENTINI di Seppo Pullulaa (1957)
Rodono l’essere, la carne
fino al bianco dell’osso
senza fermarsi eppure immobili
Mi inseguono su un’altalena
che naviga
vuota di vago e d’implicito
E cercano incessanti l’erba
che mi cresce sul petto
e sotto la pelle che si sfalda
i conigli d’alabastro.
SEPPO PULLULAA (Merimasku 1927- Suomussalmi 1973)
La prima (e ultima) edizione del “Concorso per pupazzi di neve poeti”, organizzato nel ’73 dalla Fondazione reduci di Suomussalmi sul luogo della battaglia combattuta trentatré anni prima contro i russi, lo ha tolto alla patria, che ancora ignara di aver perso un suo illustre figlio ricorderà il trapasso di Seppo Pullulaa solo con un trafiletto su un rotocalco settimanale a media tiratura, per di più esiliato nella rubrica “Incredibile ma vero”; ma è solo così, che la sua figura si è svelata al mondo, traghettandosi dall’oblio alla luce abbacinante dell’inverno boreale.
Il paziente cammino a ritroso dei filologi non ha riarrotolato del tutto il filo, ma ci consente oggi di affermare che l’ambizione di diventare poeta Pullalaa l’ebbe in seguito ai postumi di una insolazione occorsagli sulle rive del lago Kallavesi durante le celebrazioni della festa di Joulu, in un inusitatamente tiepido dicembre. Tuttavia, alcuni studiosi della Åbo Akademi University sostengono che questa sia una bufala e che sotto ci sia invece qualcosa di complesso e indecifrabile al pari dei suoi versi. Come risulta ormai chiaro a tutti, Pullalaa è un personaggio scomodo, inviso al mondo accademico e delle arti in generale; e anche a quello del bricolage, se è vero che il nostro era solito importunare le tre ferramenta del suo villaggio con domande e richieste bizzarre, poi alla base della sua opera postuma più famosa e criticata, “Oggetti di ferramenta smarriti” (alzi la mano chi non si è strappato i capelli o non ha vagheggiato di abbandonarsi ad atti di autolesionismo dopo aver letto “Elegia per valvola mitralica e cacciavite a stella”). Merita anche un cenno la sua proverbiale passione per gli anagrammi, che combinata all’indolenza feroce che lo afflisse per tutta la vita e al gusto della provocazione, lo portava a scegliere per i suoi sterili giochetti solo monosillabi o parole palindrome (ecco allora gli “ollo” e “uilliu” degli ermetici componimenti crepuscolari degli ultimi anni).
Ritorniamo all’inizio adesso. Sulla morte la polizia finlandese condusse una breve indagine prima che il caso, dopo un paio d’ore venisse archiviato come una fatalità. Ma è più poetico immaginare che la decisione di imprigionarsi, per poi cedere all’ipotermia, in un pupazzo di neve sia stata figlia della memoria: quella di un soldato della candida armata di Mannerheim, ritrovato assiderato tra i carri armati sovietici, a Suomussalmi, trentatré anni prima, nel bianco: l’amato padre. Perché forse tutto si risolve in un cerchio, la vita è un compasso, il cielo è blu. E oggi è un giovedì, e ho un po’ di freddo.
Se la vita è un cerchio il raggio di questo splendido insieme credo sia la malinconia o una sorta di accettazione, travalicando , forse, le intenzioni degli autori.
Leggo, rileggo, ascolto, ringrazio di un rotondo attimo di bellezza.
Marina
Penso di sì, che si travalichi. Perché le intenzioni degli autori sono bieche ;-))
“Finlandia, o Finlandia
patria bianca di ghiacci
azzurra d’acque e verde d’aghi
Finlandia,
distesa su un confine
invisibile
a nord del nord
Finlandia,
immensa, silenziosa
e perduta, difesa
da un esercito d betulle sull’attenti
Finlandia,
com’è difficile in Finlandia
trovare una chiave da dodici”
(Seppo Pullulaa, Finlandia, da “Oggetti di Ferramenta smarriti”)
bè, lo amo già. grazie ai d
ue ricercatori – domenico e william – grazie di quore