In libreria

di Ornella Spagnulo

imagesTrovare ciò che si cerca è un’utopia. Per non parlare di quando cerco un libro.
Milioni di milioni di libri allineati, ognuno con un suo titolo, non meno eloquente degli altri. Ogni autore ha quel nome e quel cognome strambo (perché tutti i nomi e i cognomi sono strambi) che rendono il libro, per osmosi, interessante. E quelle bandelle, come si chiamano le striscette di carta ai margini, sono messe lì a testimoniarne la validità.
I libri sono potenti: oggettini piccolissimi e dai colori sgargianti o sbiaditi, nuovi – quindi editi di recente – o di lontanissima fattura, libri usati (che hanno il fascino del libro moltiplicato all’ennesima potenza, perché ci si chiede chi abbia letto quel libro, quello stesso libro, prima di noi) e libri nuovi, magari da regalare, perché abbiamo visto la pubblicità o perché è di quell’autore, o autrice, che amiamo.
Quando non ho le idee decise, mi piace torturare il commesso della libreria. Sono normalmente ragazzi o ragazze giovani.
“Buonasera, vorrei un libro… non ho chiaro il titolo però”.
“Mi dica almeno l’autore”.
“Beh, già che si dia per scontato che sia di un uomo lo trovo offensivo”.
“Scusi, ha ragione”.
I commessi delle librerie non sono arroganti come quelle gallinelle dei negozi. Di solito, chi lavora in libreria è una persona tranquilla e accomodante.
“Non volevo essere aggressiva, mi scusi lei, è che, per l’appunto, volevo un libro scritto da una donna”.
“Sì”.
“Però non ho le idee chiare. Vorrei un romanzo, sì, un romanzo di fine Ottocento, o forse del Novecento”.
“Quindi?”
“No, allora, meglio del Novecento: un romanzo sperimentale, di un’autrice che sia preferibilmente anarchica”.
“Non so se abbiamo un libro che corrisponda a quei requisiti”.
“Ma sì che ce l’avete! Dev’essere donna, anarchica e meglio se sposata. Il fatto è che mi viene sconforto a leggere scrittrici morte zitelle!”
“Non so proprio…”
“Ce ne sono tante, ecco, e della sfortuna delle scrittrici si è scritto molto… Ma lei ha ragione, non focalizziamoci solo sull’autrice! Il libro, sperimentale, deve descrivere gli ideali dei paesi mediorientali. Vorrei leggere una storia di passione ma anche, e soprattutto, di ragione, di analisi cruda della realtà e della mente. Descritto, così sensibilmente, da un’indole femminile: sicuramente sono un uomo e una donna i protagonisti, ma non stanno insieme, sennò le avrei chiesto un Liala o uno di quei romanzetti d’appendice. Dev’essere una storia che rifletta una grande personalità e ovviamente – ma non serve dirlo – deve contenere tutte le domande primordiali sul mondo, sull’esistenza”.
“Mi mette in difficoltà, non so proprio che cercare…  Mediorientale, anarchica, sperimentale, che rifletta sulla vita ma anche con un’analisi psicologica, del Novecento, con una storia d’amore tormentato e…?”
“Esatto!”
“Guardi, provi ad andare lì, al reparto Medio Oriente. Ci sarà pure un libro di un’autrice donna! Difficile sarà trovarla anarchica”.
“Va bene, grazie, grazie mille”.
E come al solito, non trovo quello che mi ero immaginata ma emigro nella letteratura inglese, dove un classico di Jane Austen, che non avevo ancora letto, mi sceglie per essere acquistato. Jane Austen è la mia beniamina, lo so che è morta zitella, ma tutto non si può avere.

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2 Responses to In libreria

  1. Del maschilismo letterario…dell’indecisione e della rivendicazione 😀

  2. Pingback: Nuove Terzine, da Saviano al cinema a chi scrive con parole ricercate, e racconto su Scrittori Precari | cronacadiunavitaintima

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