Di venere e di marte non si sposa e non si parte – #fiabebrevichefinisconomalissimo

di Francesco Muzzopappa

I proverbi hanno sempre un fondo di verità.
Chi va con lo zoppo va sano e va lontano.
Una rondine non fa una piega.
Se il buongiorno si vede dal mattino, la notte porta consiglio.
Non tutti i mali vengono al pettine.
Ma soprattutto: Di venere e di marte non si sposa e non si parte.
La sposa Stefania Patata Novella volle però sposare Leggi il resto dell’articolo

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Kariokiller – #gunstreet


gunstreet
di Domenico Caringella

Ricevetti l’ordine di fuoco sullo stesso terrazzino che invisibile spiava Ipanema, l’ideale per patti scellerati e sguardi sconfinati e inutili da proiettare sull’atlantico.
Tibor decorò l’ultima frase, quella che valeva pollice verso, con la solita superflua osservazione finale “chi non merita di morire dopotutto?”, che non serviva a convincere, perché già l’avevano fatto il piccolo lingotto che era il mio prezzo e la mia datata accettazione senza riserve del ruolo che ricoprivo nell’ingranaggio. Leggi il resto dell’articolo

Confessioni qualunque – 15

#15 – Luciano

di Nicola Feninno

Che resti tra noi.

Potrei raccontarvi tutto di Salveria, potrei disegnarvi il reticolo delle sue vie, la piazza della chiesa, l’oratorio, i portici della nuova zona commerciale, i campi che digradano verso il fiume, con le barchette sgangherate che fluttuano nell’acqua legate agli alberi da funi di canapa e gli spiazzi verdi dove si siedono quei pochi vecchi che ancora pescano all’alba. Potrei elencarvi i nomi di chi è partito dal paese per cercare fortuna in città o all’estero, di chi è venuto al paese da fuori per sposare una delle nostre donne. Potrei dirvi i nomi e i trucchi di chi viene a giocare a poker il giovedì sera nel bar dietro la chiesa. Potrei dirvi i nomi di chi ha fatto il sindaco, qui a Salveria, da quando è finita la guerra, di chi ha fatto il medico, di chi ha fatto il prete. Dei giovani che sono finiti in comunità e non sono più tornati, potrei raccontarvi di Santina, che aveva un negozio di alimentari e che impazzì per il dolore, potrei raccontarvi di tutti i volti della mia infanzia sepolti sotto il cemento della nuova zona commerciale. Potrei raccontarvi tutto questo, per filo e per segno: ma di Salveria non vi avrei detto nulla se non vi parlassi di Gae, che qui a Salveria era venuto per pescare, cinquanta anni fa.

Di Gae si diceva che era un prete, venuto dalla città, che aveva rinunciato ai suoi voti per amore di una donna bellissima: poi era esplosa la guerra; Gae aveva combattuto tra i monti, in prima linea. Era tornato a casa, salvo per miracolo: una granata Leggi il resto dell’articolo

Altre metamorfosi

di Simone Lisi

Un ipotetico lunedì della nostra vita. Della mia vita. L’ora è imprecisata, non saprei desumerla dalla luminosità della stanza. Il telefono squilla strappandomi dal sonno e da sogni che mi strappano da questo lunedì e da questa ora imprecisata. Il telefono squilla ed è un ipotetico lunedì della mia vita, un’ora imprecisata. Perché poi lunedì? Non potrebbe, piuttosto, essere giovedì? Perché deve essere lunedì, l’inizio di una nuova settimana, quella prima apparenza che formerà la sostanza di questa ennesima, benché ipotetica, settimana della nostra vita. Della mia vita. Questo lunedì segna il passo, segnerà i passi successivi e tutte le successive mattine di questa ipotetica settimana, che è come dire la vita. Squilla il telefono, ma non dice ancora niente. Non dice nello specifico se questo squillo anticipi o preceda un altro suono proveniente dallo stesso telefono cellulare, ovvero la sveglia fissata Leggi il resto dell’articolo

Mille e non bastano

E fanno mille; ché poi avrei voluto scriverci un racconto, perché mi sembrava la cosa più appropriata. Un racconto che parlava di me e di Liguori che andavamo a svegliare Piccolino di domenica mattina, e lui che s’incazzava perché era stanco per il lavoro, non come noi che continuavamo a farci le pippette coi libri. Un racconto che poi si andava insieme in cerca di Zabaglio che non rispondeva al cellulare e non lo trovavamo a casa, e Liguori che s’incazzava perché dovevamo preparare comunicati stampa e volantini per l’indomani, l’indomani che facevano mille come la famosa spedizione capitanata da Garibaldi. Leggi il resto dell’articolo

Il cigno e la trota – #fiabebrevichefinisconomalissimo

di Francesco Muzzopappa

Nel laghetto del ruscello dorato vivevano una trota salmonata e un cigno salmonato.
Erano molto amici, finché un giorno non litigarono per una banale questione di donne e si sfidarono in una gara davvero singolare.
“Vediamo chi corre più veloce”, disse il cigno.
“Perderai di sicuro”, disse la trota Leggi il resto dell’articolo

Amianto – una recensione poco ortodossa

67Aamianto Amianto. Una storia operaia (Agenzia X)
di Alberto Prunetti

Alberto Prunetti l’ho conosciuto quando, negli anni Novanta, si andava alle riunioni un po’ clandestine nella sede piombinese della Federazione Anarchica Elbano Maremmana. Al contrario del sottoscritto, mingherlino e un po’ intimorito, lui era grande e grosso, a dir poco dirompente, proprio come lo ritrovo nelle prime pagine di Amianto. Una storia operaia (Agenzia X, 2012), quando si avventura nei campetti per calciatori forgiati nel metallo, dove il gol non serve tanto a vincere quanto piuttosto per sopravvivere (per non cadere spintonato nel cemento a grattugiarsi le ginocchia con chissà quali scorie). Leggi il resto dell’articolo

Il lago – #gunstreet

Colonna sonora:

di Domenico Caringella

L’ho sempre saputo che mi tenevano d’occhio.
I federali, e la DEA per il processo sul carico di coca, e il giudice di sorveglianza per la vecchia storia delle molestie a Judith e delle botte al testa di cazzo che adesso dormiva con lei nella casa stile olandese, si allenava a golf sul campo dietro il boschetto di hickory risparmiato con mirata misericordia dalle ruspe e che probabilmente si sfidava a qualche giochino scemo per decidere quale tra i sette bagni usare per la doccia. Tutta roba sporca, di neve e sangue. E tutta roba mia: Judith, la casa che gioca a specchiarsi nel lago, il campo, le mazze, il boschetto, le ruspe e i cessi in marmo. E pure la misericordia, anche se quella è diventata merce rara dalle mie parti, quaggiù nell’anima mia. Rancore e disincanto, ormai vado avanti con questo. Un carburante dal mercato incerto. In questo momento i prezzi sono alle stelle. Per quanto mi riguarda. Leggi il resto dell’articolo