Cavallo – parte prima

Pubblichiamo la prima parte (la seconda domani) di un racconto inedito di Davide Dalmiglio, la cui ultima raccolta di poesie, intitolata Matrici (Robin), arriverà in libreria proprio in questi giorni.

imagesOgni mattina, al tavolo del bar, nevica zucchero a velo sulle ginocchia di Lorenzo Adami. È una breve tempesta, discreta. Da un paio di giorni viene in ufficio con i mezzi pubblici; esasperante la ricerca di parcheggio, troppo costoso il carburante.
Un impiegato del suo livello non dovrebbe prendere l’autobus, è umiliante. Molti suoi colleghi si intrufolano nel traffico su potenti scooter, in giacche di cordura scura, come centauri a specchio, labbra nette sotto la visiera parziale del casco.
Lorenzo no, gli scooter sono molto costosi, adatti a fisici slanciati. Ne ha avuto uno per un’estate soffocante. Nel calore il casco è fastidioso, il modello low cost comprato nello scaffale casalinghi del discount, una tortura.
No lo scooter no, si agita al tavolino del bar, con una virgola di pasta sfoglia in mano, consumata per metà e il caffè macchiato sul piano. Le sue gambe sono corte, troppo corte per tenere l’equilibrio ai semafori rossi, meglio l’autobus e la sua fermata davanti ai tavolini del bar e all’edicola.
Addenta la coda del cornetto e alza gli occhi a seguire l’elegante palazzo di vetro sul lato opposto della strada. Alcune finestre basculanti sono state aperte, a tempo spunta un avambraccio e una sigaretta, la finestra sbuffa per il gran caldo.
Equitazione 3000, Cavallo oggi, Cavalcare, Fantini&Cavalieri, Monta western.
All’edicola tra le riviste esposte, scoperte a filo come una mano di poker servita, spunta qualche baco: dopo Cavalcare si intravede un bel sedere femminile, allenato all’accoppiamento.
Cavalcate brasiliane, con sottotitolo illeggibile.
Appena sotto, fra Monta western e Equitazione 3000 spunta: Equazioni del 3000, trimestrale di matematica. Un errore forse.
– Ma vuoi comprare un cavallo?
– Certo – risponde secco Lorenzo ai colleghi di stanza, è il futuro.
– Fidati di me, so quel che faccio – accarezza Laura dietro un orecchio.
– Il traffico e lo smog sono una polvere sottile e malefica che ti corrode dentro, non c’è modo di sfuggirgli, pizzica i nervi del corpo fino all’ultima goccia; prosciuga le casse di tutti i risparmi. Hai visto quanto ci costa l’assicurazione? Una follia. Per non parlare di bollo e revisioni, carburante alle stelle e rischio di furto.
– Ma chi ce la ruba la macchina a noi Lorenzo? È vecchia.
Di questa storia ne avevano riso insieme, fantasticando storie improbabili, i “Ti immagini se” intercalati dai “E se poi”, stesi sul letto, tra stupide battute sui cavalli, talmente volgari da diventare innocue.
Poi Laura aveva chiuso la cerniera di un grande trolley decisa a lasciare il loro appartamento con il necessario per prendersi:
– Una pausa, ci serve una pausa amore.
Lorenzo aveva provato a trattenerla con quei ricordi, ma lei non aveva abboccato.
Ad interrompere i suoi pensieri un uomo che si avvicina al tavolo con circospezione, in bella mostra ma arrotolata sotto il braccio una copia del giornale, il giornale dell’annuncio.
Un’altra idea di Laura, un’alternativa meno ridicola alla sua folle idea di comprare un cavallo, come se non fosse già tutto abbastanza ridicolo.
In Cina un uomo ha costruito una macchina a ventola. Ad elica puntualizza l’inventore. È una specie di slittino dalle forme ingenue, una macchina di Topolino versione cinese. Occhi a mandorla ha un sorriso da bambino, somiglia a un italiano dentro una cinquecento o a cavallo di una vespa, negli anni 60.
L’uomo dell’inserzione si sporge in avanti facendo perno su una gamba. Gambe sottili dentro pantaloni a fiammifero, è un ragazzo.
– Buongiorno sono Fabio, è lei il signor Adami?
Nella prima bozza Lorenzo aveva scritto:
– Si cerca compagno pendolare dal lunedì al venerdì per tratta Eur – zona centro, orari 7.00- 17.00 per dividere costi carburante e di viaggio. Metto a disposizione la vettura per spostamenti a giorni alterni. È un annuncio serio astenersi perditempo e omossessuali.
Laura era scoppiata in una fragorosa risata, il palmo della mano a fasciare il naso e le guance. Gli occhi due mezzelune arcuate e lucide.
– Ma amore…. compagno pendolare… che cerchi un ferroviere? Non puoi scrivere che non vuoi gay su, siamo seri.
-Te l’ho detto che secondo me è un annuncio da checca, meglio essere precisi.
– E va bene scegli una donna allora, basta che non sia una ventenne con due metri di gambe.

La professoressa Alberti fu la prima compagna di viaggio. Insegnava matematica in un liceo non lontano dal suo ufficio. Si erano accordati per il viaggio di andata: un appuntamento fisso. Per il ritorno la signora Alberti comunicava i suoi orari di volta in volta, nascondendo la bocca dietro la cartella di cuoio giallo, poco prima di scendere dalla macchina.
Dopo tre mesi la professoressa smise improvvisamente di presentarsi all’appuntamento. Negli ultimi giorni in effetti era diventata taciturna. Lorenzo l’aveva aspettata per un’intera settimana. Non si erano mai scambiati numeri, all’inizio era solo una prova, inutile impegnarsi, in seguito la puntualità aveva fatto il resto.
Una volta la signora Alberti – Mi chiami Carla per favore – gli aveva confidato dove abitava: un alto palazzo azzurrino con un vecchio androne scuro e l’ascensore a vista, dietro reti elettrosaldate, in una strada poco lontano dal luogo del loro appuntamento.
Un’inversione e tre minuti di macchina dal luogo dell’appuntamento, traffico compreso.
Lorenzo era entrato nel palazzo senza le idee ben chiare, a lavoro lo aspettavano, avrebbe tardato.
Alberti interno 34. L’ascensore si staccò da terra bruscamente e si fermò al terzo piano, un corridoio chiaro con tre porte a destra e due a sinistra.
-Perché due?
Porte alte, di legno scuro con pomelli d’ottone e spioncini.
La signora Alberti aprì in vestaglia, gli occhi chiusi e la faccia lucida.
– Lorenzo, che ci fa lei qui, oddio è successo qualcosa?
– Signora Alberti… Carla sta bene? Non l’ho più vista mi sono preoccupato.
– Ma non l’ha chiamata mio nipote? Sa non mi hanno rinnovato la supplenza, Fabio si era offerto di chiamarla per dividere con lei il viaggio al posto mio. Che testa questi ragazzi, mi scusi ancora Lorenzo.
– Ma lei non è di ruolo?
Alle spalle della signora Alberti, comparve lo stesso viso, invecchiato di trent’anni.
– Chi è il signore, Carla?
– Niente mamma, il collega di lavoro, te ne avevo parlato ricordi? Il signor Adami, c’è stato un piccolo malinteso.

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