Krampus
giugno 12, 2013 Lascia un commento
di Luca Lampariello
– Allora, me la dai questa sigaretta? – si lamentò Alessia, chiusa nel piumino color crema. Camminava qualche passo dietro a Tommaso, stufa di mercatini e luci natalizie, nauseata dall’odore di würstel e vin brulé. Lui la detestava, come detestava la loro situazione, Merano, quel viaggio improvvisato e ridicolo.
– No, te l’ho già data prima. Compratele.
– Eddai, non ho un euro!
Era vero, stavano finendo i soldi. A pranzo avevano preso due bomboloni e un caffè americano in due. E dovevano ancora pagare lo squallido ostello per la notte e il treno il giorno dopo. Si avvicinarono al parapetto sul torrente. Tommaso prese il pacchetto e sfilò due sigarette.
– Tieni, scroccona!
Alessia aveva il naso rosso per il freddo, le guance tirate e stanche. In silenzio, fumando, osservavano il movimento degli altri. Ragazzi e coppie e signore in pelliccia in mezzo a luci multicolori. Le casse attaccate ai lampioni mandavano musiche di Natale. Sulla destra c’era una baita dove si vendevano giocattoli da collezione, palle per l’albero e decorazioni artigianali. I clienti si comprimevano lungo lo stretto passaggio tra gli scaffali, si spingevano l’un l’altro e imprecavano ma anche si meravigliavano per la bellezza di quegli oggetti minuti: un flusso continuo che ingoiava le persone da una porta e le risputava dall’altra, lasciandole quasi ignare di ciò che avevano comprato.
– Ehi, guarda lì! – Tommaso indicò un punto all’inizio dei mercatini. Spuntavano delle grosse maschere bestiali.
– Come sono brutti. Che roba è?
Da qualche parte c’erano bambini che gridavano, poi correvano ridendo. Intorno al gruppo di maschere si era formata una piccola folla. I Krampus scherzavano con la gente, nei loro costumi di pelo di capra. Volti demoniaci zanne feroci avanzavano tra le persone, ogni tanto cercando di spaventarne qualcuna; i più vivaci rincorrevano i bambini intorno alle casette di legno degli espositori, balzando da un punto all’altro della Passeggiata Lungo Passirio. Uno di loro, dal manto bianco e marrone e il muso grasso e un po’ tonto, apparve accanto a Tommaso e Alessia.
– E questo che vuole? – fece lei, allarmata e disgustata.
– Forse vuole farti paura.
Il Krampus si avvicinò; Alessia afferrò la manica di Tommaso. Il mostro portò il muso gigante vicino ai due ragazzi, attese pochi secondi e poi ringhiò.
– Oh! Ma guarda che stronzo! – fece lei, dopo un discreto sobbalzo. Il mostro ci restò male. Allargò le braccia, interdetto, poi li lasciò perdere e raggiunse gli altri.
Se ne andarono da lì, per cercare una zona più tranquilla. Ma intanto i Krampus erano aumentati. Nei mercatini, nelle piazze, ovunque. I mostri si facevano alle spalle delle ragazze e le spaventavano. Quelle saltavano, come Alessia, poi ridevano e tiravano uno schiaffo al demone di turno. I bambini li inseguivano e poi si facevano inseguire, gridando eccitati. Alessia e Tommaso si spostarono su Via Portici, ma anche lì era lo stesso. I ragazzini urlavano: Krampus!, e poi via di corsa lungo la strada, a nascondersi dietro le colonne dei portici. C’era un clima di euforia, una eccitazione che imbarazzava e inquietava i due ragazzi. E loro cercavano di fuggire. Ma dietro ogni angolo c’era un gruppetto di due o tre Krampus pronto a corrergli dietro.
– Ma è possibile? – si lagnava Alessia, aggiustandosi nervosa la borsa sul braccio mentre camminava veloce, – sono dappertutto.
Si allontanarono ancora, fino a raggiungere una via vuota e silenziosa.
– Tommaso, andiamo via, ti prego. Torniamo all’ostello.
– Ma è quello che sto cercando di fare! Se ti dai una calmata provo a orientarmi.
Girarono l’angolo e si trovarono accanto a una casa abbandonata, con delle scritte sul muro. Da quelle parti non c’era nessuno. Come un paese di montagna disabitato, con vecchi cortili lungo la via, edifici malandati e legno marcio scolorito. Poi una risata alle loro spalle gli fece accelerare il passo. Via veloce. Svoltarono. Tornarono sulla promenade accanto al torrente. Merano, luci e rumori erano alle loro spalle. Ora, più forte nelle orecchie, si sentiva lo scroscio del Passirio, stretto e schiumoso tra le rocce della gola. All’improvviso una sagoma pelosa scese dalla scarpata e gli balzò di fronte.
– No, eh? Non provare a spaventarci anche tu!
Il Krampus si avvicinò, illuminato di riflesso dalle luce distanti. Era più alto di quelli che avevano visto prima e puzzava di capra in maniera alquanto realistica. La maschera era piccola e nera, dai tratti più stilizzati rispetto alle altre.
– Togliti la maschera, coglione, non ci va di scherzare, – provò Tommaso. Il Krampus rantolava a ogni respiro, il pelo fremeva, vivo, come se fosse ben attaccato alla carne sotto. La borsa di Alessia finì a terra, la ragazza scappò veloce, gridando.
– Togliti la maschera, – biascicò ancora una volta Tommaso. Sulle rocce in basso c’era un brulicare di forme altrettanto scure.
Ma indietro, sulla Passeggiata, viveva ancora la festa dei mercatini. Giù le maschere, adesso i ragazzi bevevano vin brulé, mezzi uomini e mezzi caproni. I bambini li reclamavano ancora, mentre i grandi si guardavano intorno per scegliere dove cenare.
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