I gatti dello zodiaco

gattini
di Matteo Pascoletti

La faccenda che i gatti, se li ignori, si avvicinano per strusciarsi e far le fusa mica lo so se è vera; non ricordo dove l’ho sentita la prima volta e non ho mai fatto ricerche approfondite. Se anche esistono studi scientifici di un certo spessore, non li ho letti. Dai ricordi non sovvengono particolari gatti che, da me ignorati, si siano avvicinati affettuosi o incuriositi, mostrando di averlo fatto proprio per quel motivo. Però questa cosa ce l’ho dentro e a volte ci penso. Forse perché tendo a evitare lo sguardo delle persone, in particolare se estranee, e la postura del corpo asseconda questo mio desiderio di deviare.
Uno dice “sarai timido”, “sarai asociale”, “hai qualcosa che non va”.
Io penso “sarà che son cazzi miei, anche”.
Comunque, nonostante le traiettorie di fuga, finisce che gli estranei mi danno facilmente confidenza. E allora penso alla faccenda dei gatti, e mi sento uno che i corpi estranei gli vanno addosso per strusciarsi lasciando il proprio odore. No: non quello strusciarsi tra persone, che poi se va bene dopo un certo arco di tempo finisce che scopi; dico quello degli animali che ti imprimono la propria esistenza addosso, e basta. Solo che le persone, invece di strusciarsi, per imprimere la propria esistenza sugli altri parlano.

Eccomi allora seduto su un interregionale, lato finestrino, mentre penso alla faccenda dei gatti. Guardo la parallasse di colline umbre: il verde boschivo, le macchie di borghi medievali arroccati, il cielo primaverile. Guardo e penso ai fatti miei, strati di sensazioni in cui nuotano parole e schegge di idee.
Ho già notato la donna seduta di fronte a me, lato corridoio: di mezza età, la tintura bionda della chioma riccia sa di inutile resistenza al tempo. Non saprei dire com’è vestita: se provo a visualizzarla nella mente ho capelli, il pesante fondotinta che prova a nascondere (fallendo) le rughe e la bigiotteria alle mani.
– Lei deve essere acquario – dice.
– In che senso?
Ascoltandomi capisco che la domanda è stupida; è uscita di riflesso, come muscolo che reagisce a uno stimolo.
– Ha l’aria da sognatore, sempre assorto, e guarda verso l’alto. È da acquario.
– Ah, dice il segno zodiacale.
– Sa, sono astrologa. Me ne intendo. È di febbraio?
– Giugno.
– Gemelli, allora. Mi pareva giusto un segno d’aria.
Mi volto completamente verso di lei: sguardo, corpo, tutto quanto.
– In realtà, una volta saputo che sono di “giugno”, si tratta di indovinare la decade, e se non ricordo male a giugno due decadi su tre sono dei gemelli.
– Giusto.
– E invece non sarebbe così, e sa perché? Perché il sistema di calcolo dei segni zodiacali è errato, presuppone una volta celeste per misurare la posizione del sole. Come se non ci fosse stato Copernico!
– Mi sta dando della ciarlatana?
– Non sto dicendo che sia falsa l’astrologia – cosa che in effetti penso, ma so che non avrebbe senso sostenerlo, considerando la sua professione – sto dicendo che è proprio sballato il modo in cui lei calcola i segni su cui poi va ad applicare le proprie nozioni di astrologia. È come, che so, un cardiologo che incide all’altezza del fegato per applicare un pacemaker al paziente. Pure se il taglio è perfetto, l’operazione non può che fallire. In effetti, i segni zodiacali sarebbero addirittura tredici. Alla fine lei ha solo elaborato un’impressione ricevuta dal mio guardare certi gruppi di case lassù, tra le colline, alla luce delle sue false nozioni, che tuttavia le servono per farsi un’idea del mondo e naturalmente per sopravvivere.
– Lei è una brutta persona.
– Forse è per l’ascendente?
– No, è proprio stronzo.
Lo dice mentre si alza per prendere la valigia. Il treno però non sta rallentando: è la donna che ha deciso di cambiare posto.

Io lo so che la gente magari non ci crede, però i gatti mi piacciono.

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Sarò breve. Ho finito.

2 Responses to I gatti dello zodiaco

  1. Roberto Mariotti says:

    Divertentissimo. E scritto pure molto bene.
    Certo che te però, a metterti a confutare le certezze di una astrologa, un po’ stronzo devi esserlo per forza, eh!

  2. matteoplatone says:

    Cosa ne sai tu, del dolore di un 35enne del centro Italia?

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