Due poesie di Giuseppe Spinillo
settembre 1, 2013 Lascia un commento
(Resistenze)
Resistere è teoria posizionale
di chi non molla l’uso, non lascia il posto
non smette di essere l’istante che è
sempre stato, e sta sul pezzo
non lascia il bacio, non tace il verbo
non spegne il fuoco, non cuoce
altro gusto, non ritaglia altre tele,
non cerca consenso al nuovo,
non carezza altro suolo,
non sigla accordi con finzioni di futuro
non trama, non si pota, non lascia
la cesta ma resiste,
a costo della scomunica
del buio, in attesa della sola luce
fatta per i poco, per i senza
fatta di presenza lenta
fatta di resistenza.
(La preghiera del frutto maturo)
Il sole si riprenda il cielo
niente che non sia falso
tutto il resto è vero.
E piano, forte ti aspetto
non rallentare mai
prenditi quello che
sui rami vedi maturo,
che i frutti se non li cogli
cadono a terra e muoiono
senza che quel sapore
dolce ci abbia saziati.
Per cui mangiami
senza pudore
fino all’ultimo fiato
e poi digeriscimi piano
ma solo dopo, dopo
avermi mangiato.
Giuseppe Spinillo, nato ad Anzio (Roma) il 6 gennaio 1961, vive a Roma. Pubblica nel 2000 “Solo il battito forte del cuore”. Poi nel 2008 “I tempi del bradipo”, nel 2010 “La natura organica del dissenso”, nel 2011 “Ceda el paso al pinguino” e nel 2012 “Manovra poetica bis di quasi ferragosto”, sotto il filo conduttore di un progetto di cultura “periferica”: “Appunti di un viaggio”. In questo percorso collabora con l’associazione Stelle Cadenti di Bassano in Teverina, con la produzione teatrale di Paolo “Pesce” Nanna e musicale di Tiziana Camerani, svolgendo attività culturale a Roma, prevalentemente nel quartiere periferico Prenestino.
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