Le spade di Seamus

di Domenico Caringella

Lui, che sino ad allora aveva conosciuto solo il paradiso, in pochi giorni era precipitato nel fuoco. Entrò nell’inferno che era la fucina di St. Mary’s Road mentre le fiamme di un altro inferno, quello del tradimento e dell’umiliazione, gli tormentavano ancora le carni, gli seccavano il fiato in gola.
L’Averno di quella mattina aveva gli occhi di Seamus il fabbro, il respiro del mantice, la voce del martello che picchiava il ferro, quella dei maiali che banchettavano nel trogolo.
Patrick lo salutò con la deferenza dovuta ad un maestro, ad un arcidiavolo; lo fece senza parlare, incrociando lo sguardo dell’uomo e abbassando il suo, accompagnando il gesto, il modo, con un cenno del capo e della mano.
– La spada – indicò il fabbro.
– La mia?
– La tua.
– Com’è venuta Mastro Seamus?
– Come doveva. Leggera. Dal filo perfetto. L’ideale per rubare il soffio a chi la incontra. Non è per questo che sua signoria si è rivolta a Seamus?
– Sì. Giovedì è il giorno.
– È pronta domani. Mai rifiutato un lavoro. Mai disattesa una richiesta. Mai deluso un assassino, io.
– Assassini…
– Sono per loro le spade dopotutto, signore.
Gli occhi, il respiro, la voce si spensero dietro la porta di noce che separava la fucina dalla strada, da tutta Galway. Non si spense il fuoco. Quello no. Non ancora.

Quel giovedì, prima di alzarsi, il buio ancora padrone, Patrick accarezzò dolcemente la schiena di Gwyneth. Sentì sotto i polpastrelli i lembi dei solchi che le sue frustate avevano regalato alla pelle della donna. Scese e risalì con la mano, piano, due, tre volte. Spinse un dito in una delle piaghe. Gwyneth gemette.
– A presto rivederci amore mio. Oppure addio, gran puttana – le sussurrò in un orecchio, la camicia bianca ancora sbottonata e la spada accanto. Il servo lo aspettava in cortile. I cavalli si gettarono nella notte che scappava davanti a loro.
Trovò l’uomo, insieme al figlio, sulla scogliera. Il mare mugghiava, il sole era appena sorto. Si salutarono. Poi tacquero. Patrick si liberò del mantello e sguainò la spada. Il primo raggio di luce incontrò il metallo lucente e mandò un bagliore che sembrò illuminare tutto lo spazio intorno.
Chi lo aveva disonorato impugnava una vecchia claymore, pesante, e rassegnata, come chi la brandiva.
Tutto fu molto breve, e semplice. La splendida spada forgiata da Seamus, parò un paio di volte e poi affondò nella carne, appena sotto il cuore. Patrick si accorse che era servito a poco, perché sentiva che l’inferno continuava a bruciare. Gettò la spada nell’erba. Si chinò sull’uomo, che moriva in silenzio tra le braccia del figlio.
– Non ho mai deluso nessuno di quelli come te, io – gli disse mastro Seamus prima di chiudere gli occhi.

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