E invece mio padre era mio padre

di Domenico Caringella

Ascolta.
Quando finalmente il regalo di mio padre fu una canna da pesca, capii che era arrivato il momento. Non che l’aspettassi per la pesca in sé; è che speravo che parlasse, finalmente. Che parlasse con me, mio padre. Ne avevo abbastanza di un esempio muto. E io stavo diventando come lui. Vedi, si sentiva la voce del fiume dove vivevo. Sussurrava dentro casa e non c’era modo di zittirlo. Quel giorno invece, anche se c’eravamo sopra, c’eravamo dentro, sembrava tacere. Una forma di rispetto per il vecchio pensai stupidamente. Quando lui per iniziare il discorso mi disse di guardare il fiume, e mi chiese cosa vedevo, pensai “cristo, adesso mi dice che la vita è come un fiume, e cazzate del genere”.
E invece mio padre era mio padre.
– Lo hai visto il fiume? – disse – Ricordatelo bene, la morte è come questo fiume. Si porta via tutto. Si porterà via anche te e le cose che ami. Tu resisti, cerca di restare a galla, nuota. Poi arriva un momento. Smetti di lottare e lasciati trasportare. Da qualche parte forse arriverai, in qualche modo, in qualche senso.
Quando mio padre è morto non ho pianto una lacrima. Non piangerla neanche tu quando toccherà a me. Il fiume non se ne accorgerebbe.

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One Response to E invece mio padre era mio padre

  1. h4zaz3l says:

    but why..why..whyyyyy….can’t it be in mine!! quante volte l’ho urlata questa frase!!

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