Due poesie di Barbara Pinchi

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FALANOTTE

tra le mani la bocca tra le mani le labbra tra le mani e il palato tra le dita le mani la bocca tra le labbra / SOSPESA / le tue mani tra la pelle tra le dita le rughe tra le dita e la pelle LE LINEE tra le mie mani SCIOLTA tra il pollice e l’indice TE tra le mani e le guance e le guance e le mani /ARRESA / fatta fossile tra le pieghe e le righe tra la bocca e la linea tra le nostre e le vostre tra le loro e la mia tra la tua e la tua tra le vostre e le mie tra le mani e le mani.

tra la mia e la mia cola l’indice. tra la mia e la mia fa la tua e la mia fa la notte sempiterna, fa la cima. tra la cima e la cima fa la notte sempiterna. e fa la mia e fa la tua e fa la calma della cima e FALANOTTESEMPITERNATRANOI.

IO VOLEVO

Anch’io da piccola gettavo le mani sulla schiena a cercare luna e sole e qualche astro da starnutire. Lo volevo. Volevo distribuire le stelle così,,, mentre traboccavano di luce, così, molte, così sideriche e fatte a distanze. Lo volevo. Volevo che l’insalata fosse buona, volevo che l’animale avesse a parlare con il dentro della mia pelle, come i patti di sangue, le chiusure fraterne e segrete al valico dell’altro mondo. Lo volevo, già da allora. Che la lingua fosse un nodo che non si scioglie, un continuo cercare il punto d’incanto, il ritrovamento del perdersi costantemente. Essere più in alto, lo volevo. Non era superiorità, era l’angolo della vista, l’osservazione strabica della terra. Lo volevo, quel torpore avido di tracce. Volevo quel percorso che riconosce il fiuto. Lo volevo. Essere sporca, gettare gli abiti nel pozzo, non spazzolarmi l’anima qualche volta, lasciarsi dormire tra le polveri. Farsi l’altalena da soli e avere un braccio in più di scorta. Sono stata anche storpia, lo volevo. Così si raccontano le storie. Si fanno le punte e poi non si scrivono. Non si spreca la carta, si riciclano i pensieri, si fanno appesi, si gettano al pubblico ludibrio. La vergogna si affetta, se ne getta un pezzo alla volta a quelli che da sopra masticano. A quelli della carne, a quelli dei cadaveri, che fanno grandi sogni sulle scale degli altri. Lo volevo, forsennatamente, vivisezionare qualche foglia, farmi dire un segreto, anche uno, uno solo. Lo volevo. E lo voglio ancora.

 .

Barbara Pinchi nel 2002 pubblica la raccolta di poesie “D’Ombre”. Tra il 2003 e il 2004 partecipa a diversi Poetry Slam. Nel 2006 partecipa al concorso “Miss Poesia” Rai Futura Tv, Roma. Nel 2006 viene selezionata al concorso di Videopoesia “Doctorclip” Romapoesia. Partecipa alla Biennale del Libro d’Artista, Spoleto (PG). Viene pubblicata tra i vincitori sezione poesia sul catalogo del concorso “Ulisse” – Associazione “Fonopoli” di Renato Zero. Nel 2008 inizia un nuovo percorso poetico/teatrale con lo spettacolo “Fachearrido”- regia carla Gariazzo. Presenta varie performance in collaborazione con il compositore di musica elettronica Angelo Benedetti (Festival di Spoleto, Agimus di Venezia). In lavorazione il progetto “UMANI” con il fotografo Fabrizio Corvi.

 

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