Intorno alla perdita

tarocchidi Ilaria Giannini


1.

Del dolore ricordi
una vertigine cieca – il tuffo senza rete
la voce che ripete:
non a me

Del dolore rimane
la diffidenza, il non aver capito
inferno è sapere troppo, sapere tardi
lo scempio d’aprire gli occhi e ricordare

Del dolore diremo
che non serve a niente
cinge d’assedio, leviga e corrode
ossi spolpati, fibre legnose

Non serve a niente e rimane
quel che non sei
quel che non potrai essere

2.
Venite a me dissipatori di mondi
segreti adoratori del rancore
voi che sfasciate letti e testiere
voi che la notte è fatta per ardere

Dissolutori di mondi, preparate le torce
appiccheremo un fuoco che non scalda
un rogo nero
al centro della notte

Incendieremo questi miei rimpianti
la colpa andata a male, le sue rotte
le spoglie sono secche, delicate
adesso è tempo di dimenticare

Tirate giù le stelle – bruciate il sole
datemi il buio per piangere
quando non c’è più luce
spegnete tutte le altre

3.
Siamo tornati a spazzar via la sabbia
a contare i granelli, a sporcarci
a dormire come bambini

Laviamo fuori tutto
saremo gusci spogli, ripuliti
quel che non serve – e il mare sputa via

A noi c’avanza solo questa vita
lo spazio bianco, il fruscio di fondo
ci resta un orizzonte disadorno
lo sguardo che ritaglia un nuovo giorno

Ilaria Giannini, nata nel 1982 a Pietrasanta, vive e lavora a Firenze. Ha pubblicato due romanzi, “Facciamo finta che sia per sempre” (Intermezzi) e “I provinciali” (Gaffi), molti racconti e un ebook a tre mani con la Cooperativa di narrazione popolare. La poesia è il suo primo amore ma non ha ancora capito se è ricambiato.

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