Poesie del Nucleo Negazioni
gennaio 11, 2014 Lascia un commento
Dicono
Vera Bonaccini
dicono che se butti
una moneta in un pozzo
si avvera un desiderio,
che se ti trovi ad un crocicchio a mezzanotte
un tipo con le corna ti potrà dare
ripetizioni di chitarra
a un prezzo onesto.
dicono che se ti impegni sul serio
alla fine andrà tutto bene,
che se non ti comporti da stronzo
non corri il rischio di reincarnarti
in un lombrico.
dicono che se preghi e vai in chiesa
nel giorno del giudizio
la tua anima si riunirà
al corpo e diventerai
immortale
come Wolverine.
dicono che puoi vivere
la tua sessualità senza vergogna
e dopo ti dicono puttana o frocio
oppure ti picchiano
mentre restano in silenzio.
dicono che siamo tutti uguali
e non c’é differenza
ma l’11 settembre
batte Gaza
tutti i giorni.
dicono che devi seguire un’alimentazione
equilibrata e sana
ma che se indossi la 42
sei troppo grassa,
dicono che dovresti vomitare
in modo sano e equilibrato,
nei bagni dei locali chic
con la musica assordante.
dicono che se ti fai le canne
sei un tossico di merda,
che se ti fai di coca puoi
lavorare in parlamento,
che il femminicidio
è una conseguenza dell’amore
e che puoi rovinarti ai videopoker
in modo responsabile.
dicono che il futuro
te lo costruisci tu
e che non è una scusa valida
non avere mattoncini.
dicono che se fai come ti dicono
non avrai problemi,
non avrai testa,
non avrai cuore,
ma sarai vestito bene,
sarai un vincente.
e se non lo farai,
sarà solo colpa tua.
dicono che se si butta
un disoccupato in un pozzo,
atterra su almeno
altri cinquanta corpi precedenti.
Come gli alberi di gelso
Gervaso Curtis
Cosa importa se le maree sono tutte basse
e le balene si arenano nel cuore dell’Atlantico
Cosa importa se tutti dicono che la vita va avanti
e invece si arresta come un’auto in curva sull’asfalto bagnato
Costruisco sedie con il cartone
ospiti con il fil di ferro
discorsi di intrattenimento con la follia
Il pesce rosso è in letargo nella boccia
lo imbocco mentre dorme galleggiando
lo nutro dopo aver chiuso gli amici nell’armadio
prima di andare a dormire
prima che arrivi
uguale
domani
Il sole è alto
sotto l’ombra di un pioppo riposa lo zaino
un filo d’erba è stretto fra i denti
fischia fra le labbra
Caccio il pollice sul ciglio della strada
osservo paesaggi che si dileguano al lato del finestrino
non molto distante pale girano sotto un soffitto grigio di un bar
lo raggiungo
bevo la mia birra
Non costruisco sedie di cartone
è stato un brutto sogno
e non importa se le maree sono tutte basse
e le balene si arenano nel cuore dell’Atlantico
la luna tornerà a essere piena
come gli alberi di gelso.
I ragazzi non vogliono smettere
Alessandro Pedretta
Ho visto gente morire per un taglio,
urlare per la voglia
accucciati nudi nei parchi
cercando il ritmo sommerso del sangue
nella pelle morta tra le gambe.
Ho visto le ambulanze
che come luminosi fiori malati
accorrevano per cancellarti
il tuo angolo di stelle assopite.
Ho sentito le nervose voci del bisogno
accavallarsi come onde tossiche
nel silenzio ottuso
di una ferrovia in abbandono
o tra gli spari
di una chimica periferia dimenticata.
Mi sono sciolto
assieme ad aggressive pozioni al sogno triste
e speculari a un dramma prestabilito.
In cerca dell’uomo
a tutte le ore,
la vita uno scandire di battito artificiale.
Eccoti al luna park, baby
i calci in culo sono gratis,
uno spettacolo dentro uno spettacolo,
(matrioske di scimmie dentute)
“roba buona metti poco”.
Io ora mi siedo,
lascio stare,
i cruciverba sulle braccia
che non danno
nessun
risultato.
Te le immagini le maree
Andrea Doro
Io sparpaglio pezzi di me, come briciole
per piccioni nei giardini pubblici.
Ascendo veloce verso il mio zenit
quotidiano.
Precipito al nadir in disastri verbali.
Io sparpaglio pezzi di me, come briciole
per piccioni nei giardini pubblici.
E vorrei essere terrorista.
Lanciarmi dentro i cappucci impellicciati
delle vecchie o tra i capelli sempre in
ordine di quelle che non me l’hanno data.
E aspettare l’arrivo in massa dei piccioni.
Come a Venezia nel duemilacinque lanciando
petardi in piazza san marco.
Io sparpaglio briciole dentro di me,
punti di fuga, angoli piatti e rette
spezzate.
Me ne fotto dell’interiorità complessiva.
Sono il prisma dei pink floyd, per vedere la
luce devi essere al buio.
Io pezzi di piccione sparpaglio come
briciole, per i cani morti dentro di
televisione e crocchette surgelate
provenienti dal vietnam, come
i dodici strati di plastica da servire
nelle navi da crociera, indossa il
cravattino, mano piatta sulla fronte
quando passa il gelataio con le virgolette
sulle spalle.
Voglio esplodere, come un installazione
artistica difettosa in un giorno qualunque
tipo un mercoledì alla stazione centrale,
mentre un bambino grida insistentemente
mamma mamma mi porti da mcdonalds.
Io a pezzi, il me a briciole in un giardino
pubblico, sparpaglio piccioni grassi
da rivendere come tortore nel reparto
salumeria del tuo negozio di fiducia.
Questa carne è fresca?
Freschissima, appena ammazzata.
Il piumaggio al microscopio presenta
ancora traccie di preservativi usati e
cicche di sigaretta rubata ai barboni.
Perfetto, mi dia due petti e quattro ali,
che ai nipotini piacciono tanto le ali già lo sa sì?
A posto signora mi dia un settimo della sua pensione
e le regalo pure una confezione di PREPARATO PER
SPAGETTI e il calendario di padre pio con un pezzo della
sua tonaca originale benedetta profumata portafortuna
scaccia demoni protettiva.
Vorrei deflagrare merda di piccione al mercato all’aperto
in una calda giornata di fiori di pesco, tra il banco frutta
con le mele alla candeggina, dove lavorava cinzia e i fiorai
sfruttatori di tutti i tumori del vicino ospedale.
Parlando del naufragio della costaconcordia, pensavo alla
marmellata e pensavo a spalmartela sui seni.
Vorrei essere una bomba all’inchiostro nella penna a sfera
del direttore di una banca, quando entra nel caveau e compila il
modulo a crocette.
Vorrei essere una scintilla dentro una camera iperbarica.
Un bagnino morto arso vivo dal sole sul pedalò con scritto
salvataggio, trascinato a riva dai delfini, da sempre i preferiti
dei bambini che giocano al sicuro nello spiazzo tra un lettino
da mare e l’altro di una spiaggia a pagamento color petrolio.
Vorrei essere la luna e schiantarmi sulla terra.
Te le immagini le maree?
Negli anni zero
Jaime De Castro
Negli anni zero
la soggettività veniva distrutta,
ancora una volta,
da bombe su paesi incivili.
A New York due torri buttate giù,
tanto per ricordarci di non dimenticare
che la guerra è giusta,
che bisogna vendicarsi della zanzara
che ti punge al ristorante arabo, a settembre.
Negli anni zero non c’era terrore espresso,
l’inquietudine si nascondeva dentro ai corpi fissi,
si tremava con un velo,
Maometto, Saddam, Bin Laden, i Black Block,
la ribalta economica di Cina e India,
gli zingari, i neri, tutti gli altri stranieri
si riversavano in omicidi, stupri,
arrivavano in milioni con barchette.
Negli anni zero l’estate, quella vera,
era coi roghi, in Calabria e Sicilia,
era con la mafia che non si riusciva a sconfiggere,
era coi calciatori che cantavano l’inno a Berlino,
era coi politici ladroni e le banche truffe legalizzate,
la medicina che non funzionava,
l’aviaria, la mucca pazza e la febbre suina
che decimavano la popolazione.
Negli anni zero le macchine ancora andavano a benzina,
gli uomini camminavano per spostarsi,
i ladri esistevano e facevano paura
quanto i vagabondi e la religione,
ma per fortuna siamo migliorati,
abbiamo imparato dai nostri errori,
per fortuna ora tutto va bene e siamo stati bravi,
siamo stati bravi a credere
che qualche anno
ci potesse cambiare.
Senzatitolo
Lewe
Non so niente di quello che vorrei sapere.
Mangio quando non ho fame.
Mi trucco la faccia per cambiar volto.
Regalo cornici ai compleanni.
Odio le zanzare.
Non sopporto i cattivi portamenti.
Sono una persona perbene.
Mi piace..
S T O P .
Rimugina.
Il tuo teschio si è già sgretolato sotto alla macina delle tue parole. Sono sottotitoli i tuoi pensieri, sono negazioni di negazioni di ulteriori affermazioni di altrettante negazioni. Manco di rispetto. Sono una poco di buono. Ti sputo sulla copertina del libro e me ne vado.
Quanto mai. Partite da dei e cadete. Rotolate. Macerie, lamine e grandine. Finisci per dichiararti morto e ti incazzi se un paio di corde vocali ti lanciano un FALLITO contro la porta di casa.
Cosa pretendi? La solitudine? L’amore? La verità? Il genio? Il talento? La tranquillità dell’animo? Soldi e famiglia?
S T O P.
Illuso.
Perché piangi?
Ti manca la tua casacca calda addosso?
Hai paura?
Ti lamenti per un ginocchio tagliato.
Perché piangi?
Qui rapinano le case mentre la gente dorme.
Qui rapinano le case mentre tu dormi.
Ti manco di rispetto.
Sono una poco di buono.
Ti manco di ris..
I cipressi son caduti e i pini si spaccano sotto la neve.
Cosa vuoi dire ancora? Cose già dette e ridette, sentite, udite, parlate, ripetute, pensate, cosa?
La tua perdizione corporea è una bella favola al cianuro.
Nucleo Negazioni è un movimento di controcultura che accomuna artisti, pensatori, poeti, scrittori, pittori,
musicisti, oratori e spiriti liberi.
Recentemente ha pubblicato Le Negazioni, 36 Pezzi (NullaDie Editore): Trentasei poesie che sono un saluto al tumulto e “Nagasaki Luna Park” (La Gru Edizioni), Quattordici racconti metropolitani per viaggiare attraverso e fuori se stessi.
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