Ricordateci così*

imageedit_1_5308519616di Simone Ghelli

Devo ammettere che avevo cominciato scrivendo un post ragionato, dove cercavo di spiegare le motivazioni di questa decisione maturata negli ultimi mesi, ma poi mi sono detto che non andava, che Scrittori precari è sempre stata un’esperienza “di pancia” e che quello che dovevo scrivere non era un saggio o qualcosa del genere.
In fondo abbiamo deciso di metterci un punto per un semplice motivo, senza troppi giri di parole: siamo stanchi di fare gratuitamente del lavoro culturale.
Il nostro collettivo è nato quasi per gioco, si può addirittura dire che a questo punto ci siamo arrivati senza averlo preventivato. A metterci insieme è stata l’esigenza di far sentire i nostri racconti, che su carta avevano ben poco spazio – racconti che riguardavano perlopiù una condizione di precarietà lavorativa che ci accomunava e ci accomuna tuttora (da questo punto di vista, la citazione tratta da Libero, che abbiamo deciso di lasciare nella testata del blog, era azzeccatissima). Tutto quello che è venuto dopo ha rappresentato un di più che abbiamo cercato di gestire e migliorare andando un po’ a naso, riuscendo comunque a crescere e a diventare una realtà editoriale riconosciuta, soprattutto grazie al nostro lavoro di scouting e per la nostra attitudine a “fare rete” e a portare fuori della rete le dinamiche virtuose che le riconoscevamo.
Per quanto mi riguarda, posso dire che vedo oggi un po’ esaurite certe potenzialità di internet – o forse, più semplicemente, mi sono esaurito io.
A volte mi sembra di aver passato gli ultimi anni a difendere uno spazio che si prosciugava alle nostre spalle. Forse, mi dico, non dovevo prendere così sul serio la scrittura, la letteratura. Senz’altro dovrò prendermi del tempo per digerire tutto questo, per provare a dargli una forma. In questi mesi ho cominciato decine di romanzi, cartelle che ancora stanno nel mio computer, migliaia di parole messe in fila soltanto per capire quello che avrei voluto raccontare e che forse riguardava proprio questa specie di sentimento della sconfitta che avvertivo (deve sentirsi così il ciclista andato in fuga solitaria per chilometri, che a un certo punto viene ripreso e riassorbito dal gruppo, che alla fine lo lascia indietro, esausto). Era qualcosa di cui non venivo a capo e che necessitava di un punto, di una fine. Adesso – penso – potrò tirar su quelle reti piene di parole e trasformarle in qualcosa che abbia a che vedere col futuro, che non sia un’ombra dietro di me. Può essere che mi sbagli, che pensi male, ma andare avanti tanto per, sopravvivere in universo di blog e siti che non fanno altro che moltiplicarsi, non mi è sembrato il modo giusto di continuare. Saremmo diventati qualcos’altro, orfani di quelle motivazioni iniziali che ci avevano spinto a metterci insieme.
Preferisco invece che ci ricordiate così, come in questa locandina: degli improbabili pistoleri della letteratura.
Prima di chiudere vorrei però ringraziare di cuore tutti i lettori che ci hanno seguito, gli autori che hanno collaborato. Ringrazio anche chi ci ha sempre ignorato, in fondo non si può stare simpatici a tutti.
Vi auguro di essere sempre sinceri con voi stessi. Io cercherò di esserlo.

* L’attività del blog si concluderà domani col post di chiusura del subcomandante Liguori.

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10 Responses to Ricordateci così*

  1. scrittoriprecari says:

    Non mi trovo d’accordo su alcune cose, ma rimando al post di chiusura di domani (GL)

  2. A volte c’è bisogno di un rinnovamento… anche se dispiace.

  3. tizianatius says:

    Sul Web ci sono da poco…per poco…a debita distanza…sempre con un piede in fuga, quindi vi trovo e vi leggo solo ora e voi mi lasciate con un inizio alla rovescia.
    Un incontro che ha un arrivo senza mai avere visto una partenza…qualcosa vorrà significare…ne prendo atto e vado al pensatoio.

    Un saluto che tenga gli argini…
    Tiziana

  4. clobosfera says:

    Le critiche che ti volevo muovere le ha mosse Gianluca oggi, ma vorrei aggiungere che forse non tutti sanno il lavoro mastodontico che c’è dietro la gestione di un sito del genere. Forse ci si aspetta ormai che chi ama la scrittura metta a disposizione le proprie competenze editoriali gratuitamente, lo si trova normale, e ancora più normale si trova che la visibilità ricompensi questa faticaccia. Ma forse qualcuno non sa che la manovalanza editoriale di visibilità ne dà ben poca, ed è scarsamente riconosciuta. Ha fatto bene Simone a ringraziare anche quelli che negli anni si sono rifiutati di riconoscere la qualità del lavoro di Scrittori Precari, la loro capacità di scouting, la loro apertura, gli interventi importanti che hanno ospitato. E’ precisamente in questo mancato riconoscimento da parte di alcune realtà editoriali della rete e in cartaceo (non tutte per fortuna) che risiede la peculiarità di SP: come ho avuto occasione di scrivere altrove, la resistenza intellettuale e le retoriche anti-autoritarie che sono emerse dalle pratiche di rete di SP, sempre non aggressive ma autorevoli, sempre eleganti nella forma ma solide nei contenuti, ne fanno una delle esperienze più positive della rete italiana. Questo sito è stata una boccata di ossigeno, è il merito è solo vostro. Grazie.

  5. SimoneGhelli says:

    Scusami Claudia, ma le critiche riguardo a cosa in particolare?

  6. clobosfera says:

    Le osservazioni che pensavo di farti riguardano la stanchezza circa la gratuità del lavoro culturale, ma su questo tema è intervenuto Gianluca che ha fatto delle precisazioni su cui concordo -, e inoltre il fatto che certe potenzialità di internet ti sembrano esaurite, su cui in linea di massima mi trovo d’accordo, come sai, però con dei distinguo: secondo me si tratta di tirare le fila prendendo il buono e lasciando cadere quello che proprio non funziona. Per come la vedo io, quello che di buono rimane è la possibilità di creare e gestire uno spazio indipendente come avete fatto voi, quello che invece non va è la pretesa che si possa usufruire liberamente dell’offerta culturale di questo spazio gestito con ottime competenze senza che i curatori ricavino nulla. Come vedi mi sono espressa male, in realtà non erano affatto critiche ma diciamo variazioni sul tema 🙂 un abbraccio C.

  7. SimoneGhelli says:

    Assolutamente d’accordo, Claudia. Ho scritto un post dove ho tagliato un po’ con l’accetta le cose, come ho specificato quando ho deciso di scrivere di pancia. Riguardo a internet e il lavoro culturale ne scrissi 2 anni fa qua, anche se dal mio punto di vista la situazione col tempo si è involuta (naturalmente spero di sbagliarmi):
    http://www.lavoroculturale.org/editoria-e-precariato-intellettuale/

    Un abbraccio 🙂

  8. clobosfera says:

    …ricordo quell’articolo 🙂

  9. malosmannaja says:

    “siamo stanchi di fare gratuitamente del lavoro culturale”
    ah, beh, allora fate bene. buon mercato e buona vita.

  10. SimoneGhelli says:

    Non capisco che cosa c’entri il mercato….

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