Il frattale di P.
febbraio 3, 2014 Lascia un commento
di Sergio Peter
Viktor Jacobi, Il frattale di P., Adelphi, Milano 1983, pp. 71
Siamo nel 2019, in un’Ungheria desolata. P., bibliofilo accanito, parte per la Polonia alla ricerca di un manoscritto del 1980, apparentemente disperso, che conterrebbe le tracce di un libro che parla di sé, e soltanto di sé (Un libro-frattale, che cioè dovrebbe possedere due proprietà: auto-similarità e dimensione frattale). O meglio: la ricerca del protagonista P. è un vero e proprio tentativo di autoconvincersi dell’esistenza di quel testo, quando invece sa bene che non è mai esistito. Il suo obiettivo è pertanto rintracciare e quindi creare (perché dove mai troverebbe ciò che non è mai esistito?) nel poco tempo concessogli dal suo Governo, le prove dell’esistenza del manoscritto. A P. interessa non tanto la fattualità o la presenza fisica di quelle pagine-frattali nel mondo, quanto la mera possibilità logico-matematica della loro esistenza, la loro ipotetica origine algoritmica. Ma la ricaduta del paese nel magma caotico di dionisiaci riti propiziatori (il Re e giovani concubine mostrano i propri corpi nudi nelle periferie delle città, nei tramonti che precedono le lune piene, proprio mentre ai clochard viene vietato di mangiare il grano e i suoi derivati) gli impedisce di far capire al Governo che la sua tesi, avendo un fondamento puramente logico, è perciò attendibile. Allo Stato cui appartiene interessa esclusivamente la carnalità della dimostrazione. In sintesi, P. dovrà, in caso di fallimento, autoelidersi (e quindi morire) oppure, in alternativa – come opterà – fare in modo che la possibilità del libro si sprigioni nel mondo, e quindi che il libro esista (Via della Profezia che si Autoadempie). Da appassionato lettore qual è P. non ha difficoltà a fabbricare il più grosso falso della sua epoca (ma che falso non è, perché P. proprio realizzandolo finisce per dare alla luce il libro-frattale che sognava). Così torna in patria sicuro del successo: i Gerarchi ungheresi gli credono, ma vogliono altre prove, vogliono i personaggi reali, e che costoro ballino. Perciò P. va di nuovo a Varsavia, ma viene scoperto dalla polizia polacca e accusato Leggi il resto dell’articolo
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