Let. In. 13

[Diventa anche tu uno scrittore inesistente su Scrittori precari: invia i tuoi Let. In., seguendo queste istruzioni, a carlo.sperduti84@gmail.com. I migliori saranno inseriti nelle prossime puntate della rubrica]

Let. In.
Antologia di Letteratura Inesistente a cura di Carlo Sperduti
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REVISIONISMO

Su “Lettera al figlio” di Hermann Kafka

(Applausi)

Eeee… Ed eccoci qui di nuovo… Riprende, dopo il consueto spot dell’Acippe, sponsor nostro e della manifestazione, la diretta radiofonica di Fahrenint dall’oratorio del palazzo vecchio di Pordenone scalo, dove stiamo seguendo le “Ferie del Libro”, da noi stessi sostenute, promosse, ideate, sostenute e quindi seguite nel loro svolgimento in questi giorni. Abbiamo con noi Manolo Scolta, critico e direttore di Orizzontali… Benvenuto, intanto.

Benvenuti anche a voi, agli ascoltatori e al pubblico delle Ferie.

In occasione dell’anniversario della morte di Franz Kafka la nostra rete sta dedicando ampio spazio, all’interno di ogni suo programma, al ricordo di uno dei più importanti scrittori del ’900. Segnaliamo, ad esempio Leggi il resto dell’articolo

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La banda dello stivale, ovvero la Seconda Unità d’Italia – 23

[Segue da qui]

Per quanto gli animali si dannassero nel rifornire con celerità i loro compagni, fu chiaro fin dall’inizio che quel diversivo avrebbe avuto vita breve. Le forze dell’ordine esibirono in fatti il loro corredo di scudi in plexiglas, col quale ripararono anche i politici e i giornalisti, che da dietro quel bel paravento tuonarono altre minacce condite con frasi di convenienza.

In un momento di pausa – ché d’altronde gli artisti, tra alcool e fumo, di fiato ne tenevano ben poco – dallo schieramento uscirono un paio di ardimentosi volontari, imbottiti di tutto punto e muniti di tenaglie, con le quali si apprestarono a rompere i catenacci che tenevano chiuso il colorato cancello della Repubblica indipendente.

Il nemico avanzava, spronato anche dalle parole del Presidente, che dal megafono lanciava la promessa di detassare gli straordinari per incentivare l’iniziativa dei suoi soldati. Più l’azione si faceva serrata e più le sparate aumentavano di calibro: si parlò di abbattere l’ici sulle seconde case di tutti i familiari di primo e secondo grado appartenenti all’arma, mentre ai giornalisti, per tenerseli buoni, venne fatta solenne promessa di ristabilire la libertà d’informazione. Addirittura, pare venne persino ventilata l’ipotesi di sconfiggere alcune tra le più gravi malattie che da decenni flagellano il corpo umano.

Insomma, tutti, dagli operai agl’imprenditori, si strinsero intorno al proprio governo nella caccia agli spietati parolieri, che non possedevano la necessaria e cieca fede per risollevare le sorti del mondo. Grazie alla magia del montaggio e all’arte dell’inquadratura, le televisioni seppero poi fare il resto: quella trasmessa in diretta sembrò ai più una vera e propria azione di guerra, necessaria per sventare la minaccia di una nuova terribile banda di terroristi.

Messi alle strette, con tutto il popolo contro, gli scrittori si decisero a usare quella che da sempre è la loro arma migliore, l’unica che avrebbe potuto ancora salvarli: la parola.

A tal proposito, il vegliardo intellettuale teneva in serbo un’arma segreta, di cui nessuno, neanche la fidata compagna, era a conoscenza. Egli raccontò ai suoi compagni che nascondeva in una stanza un grosso baule, dove erano stipate centinaia di copie di libri insulsi, ch’egli andava sequestrando in giro. In pratica, l’uomo aveva passato diversi anni a convincere le persone che uscivano dalle librerie con in mano un’opera, a suo dire indegna, ad accettare il cambio che proponeva loro: un altro libro, la cui lettura avrebbe cambiato per sempre la loro vita, purché avessero acconsentito a consegnargli la porcheria che avevano appena acquistato, attratti più dalla pubblicità che dal vero contenuto dell’opera.

“Finalmente”, esordì l’artefice della Repubblica indipendente, “è giunta l’ora di dare un senso a tutta questa robaccia!”.

Insomma, il piccolo battaglione si sbizzarrì non poco nel rendere utili quei libri. Di alcuni strapparono le pagine, intrise di pessimo romanticismo e retorica da quattro soldi, per farne delle grosse palle di carta a cui dar fuoco. Di altri usarono invece i dorsi, che con i loro spigoli erano armi contundenti alquanto dolorose.

Mentre si provvedeva al lancio di palle infuocate e di copertine rigide, il canuto autore di satira si lasciò andare a teneri ricordi: “Non avete idea, voi altri, di quanti Bianciardi, Gadda e Landolfi sia riuscito a far leggere con questa semplice tecnica pedagogica…”.

Simone Ghelli

Come avrete intuito, questa storia non finisce qua, ma l’autore si riserva d’infliggervi quella giusta punizione chiamata attesa, che renderà ancora più gradita la lettura quando i pezzi della vicenda saranno stati rimontati a dovere, come si conviene a ogni finzione che si rispetti. Nel frattempo, tutto questo potrebbe essere accaduto davvero…

Precari all’erta! – Il buon vecchio caro proibizionismo

Il buon vecchio caro proibizionismo.
Di tanto in tanto ritorna, soprattutto in tempo di crisi, c’è poco da fare. La storia c’insegna che il proibizionismo non è un rimedio, ma pare funzioni ancor oggi parecchio per tener buono il popolino, soprattutto quando avvezzo a delegare ogni decisione ai propri governanti e a non controllarne l’effettivo operato (e in questo il nostro paese di evasori è senz’altro campione eccelso).
Con la nuova sensazionale campagna mediatica contro i minorenni alcolizzati, sembra che i nostri politici, e con essi le loro televisioni e giornali annessi, si siano improvvisamente accorti che i nostri ragazzi e le nostre ragazze non sono proprio casa e chiesa come si pensava (e voglio ben dire, visti i papponi che circolano sulle varie copertine patinate per gossippari).
I giovani si ubriacano, si drogano, sono senza valori!, ma la Milano da bere offre adesso il buon esempio, e dietro di lei già altri comuni si accodano: divieto assoluto di somministrare alcolici ai minori di sedici anni.
Dopo anni di menefreghismo, in un paese per vecchi come il nostro, tutti sembrano improvvisamente interessarsi alle giovani generazioni, preoccuparsi per il loro futuro. Inutile pretendere un’analisi delle cause, parlare ad esempio del vuoto culturale che come un crepaccio si è aperto e ci ha ingoiati in tanti nel bel paese. Improduttivo ragionare sul modello imprenditoriale che sembra prevalere ovunque, o del becero razzismo che ormai domina le più disparate rivendicazioni locali. Attendiamo fiduciosi che arrivi il vegliardo di turno, magari qualche luminare del cervello, a dirci che i giovani d’oggi son peggio di quelli di ieri. Tanto, se proprio bisogna affidarsi ai luoghi comuni, è meglio non risparmiarsi, e allora ben vengano le interviste agli adolescenti strafatti fuori dei locali (perché se certi filmati ci scandalizzano su youtube, non altrettanto vale per la televisione), o magari qualche servizio su film o videogiochi rei di aver dato il cattivo esempio. Il sottoscritto, ad esempio, ha visto tanti di quegli horror da rischiare di svegliarsi un bel giorno con i canini grandi come zanne, o con la malsana idea di andare in giro munito di una collezione di coltelli da macellaio, chi lo può sapere…

Io però non vi consiglio di seguire il mio esempio, perché a leggere tanti libri e a vedere tanti film si produce e si consuma poco, e magari avanza pure il tempo per un buon bicchiere di vino. Se proprio vi dovete scaricare, cari i miei giovincelli, la pubblica opinione consiglia invece le ronde che stanno istituendo un po’ ovunque e, udite udite, ci sarà presto posto anche per voi, perché corre voce che l’età per potersi arruolare verrà abbassata a 18 anni . Insomma, rimettetevi in forma, e che caspita! Volete mettere la sana ginnastica di una volta anziché il fegato appesantito e la mente obnubilata?

Simone Ghelli