Storia delle Utopie Economiche nei Mercati Globali /5

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Nel 1990 le Nazioni Unite hanno ufficializzato un nuovo approccio ai problemi dello sviluppo, che finalmente abbandona la visione riduzionista economicista dell’aumento del reddito pro-capite, e ratifica la necessità della misurazione di variabili quali istruzione, sanità, diritti civili e politici. Riecheggiando in particolare la teoria degli entitlements dell’economista indiano A. Sen – secondo la quale lo sviluppo desiderabile è quello che consente a ciascuno l’effettiva acquisizione delle risorse determinata, oltre che dal reddito, dall’esistenza di meccanismi istituzionali e politici idonei – il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (vedi UNDP) pubblica il primo Rapporto sullo sviluppo umano. L’Indice di sviluppo umano (ISU) istituzionalizza un nuovo modo di misurare lo sviluppo, inteso come «processo di ampliamento delle possibilità di scelta della gente». Aggregati in un indice ponderato troviamo i seguenti indicatori:

  • speranza di vita alla nascita;
  • tasso di alfabetizzazione;
  • valore reale del reddito pro-capite espresso in potere d’acquisto rispetto al dollaro. Leggi il resto dell’articolo
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Storia delle Utopie Economiche nei Mercati Globali /4

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3. La condanna delle utopie: l’economia dello sviluppo

L’economia dello sviluppo nasce nel secondo dopoguerra, caratterizzato dalla ricostruzione in Europa e dalla contrapposizione dei blocchi scaturiti dalla guerra fredda, mentre si avviava il processo di decolonizzazione e i nuovi stati rivendicavano una disciplina che si occupasse dei loro specifici problemi. Nel 1944, a Bretton Woods, nascono la International Bank for Reconstruction and Development, altrimenti nota come World Bank (Banca mondiale), e il Fondo monetario internazionale (I.M.F.). Come ebbe a dire H. Truman nel suo discorso di reinsediamento alla presidenza degli Stati Uniti (20 gennaio 1949), si trattava d’indicare la via liberal-capitalista della prosperità agli stati di recente indipendenza caratterizzati da sottosviluppo, ovvero da bassi livelli di crescita economica, altrimenti attratti dal modello concorrente socialista. La visione ottimistica del cosiddetto paradigma della modernizzazione era fiduciosa nell’uniformità del processo di cambiamento economico, sociale e politico già avvenuto nelle società del primo mondo. Quest’ultimo era interpretato in termini di passaggio da una situazione di arretratezza a una caratterizzata da industrializzazione, urbanizzazione, e alti livelli di benessere materiale. Su queste basi, l’Occidente pretendeva di applicare le elaborazioni di tale auto rappresentazione al terzo mondo, considerato di conseguenza un blocco unico e indifferenziato. Tutte le più importanti teorie economiche del periodo partivano dal presupposto comune che lo sviluppo consistesse in un processo evoluzionistico mosso da forze endogene lungo stadi temporali validi per tutti i paesi. Leggi il resto dell’articolo

Storia delle Utopie Economiche nei Mercati Globali /3

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«Ha fatto lei questo orrore?»
«No, è opera vostra»
(Risposta di Picasso a un ufficiale tedesco, in visita al suo studio, alla visione di Guernica)

Quale sviluppo?

«Il diritto allo sviluppo è un diritto inalienabile dell’uomo in virtù del quale ogni essere umano e tutti i popoli hanno il diritto di partecipare e di contribuire ad uno sviluppo economico, sociale, culturale, politico nel quale tutti i diritti dell’uomo e tutte le libertà fondamentali possano essere pienamente realizzati, e di beneficiare di questo sviluppo.»
(Declaration on the Right to Development, General Assembly Resolution 41/128, 4 December 1986) Leggi il resto dell’articolo

Storia delle Utopie Economiche nei Mercati Globali /2

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Non si converge

La crescita economica dipende da numerosi fattori e da cause complesse che costituiscono una delle materie di studio fondamentali per la scienza economica. Il primo trattato dell’economia moderna, pubblicato nel 1774 dal filosofo Adam Smith (Scozia, 1723-1790), s’intitola Un’indagine sulle cause della ricchezza delle nazioni, e si occupa proprio delle differenze nella ricchezza delle nazioni, con spunti validi ancora oggi. Le teorie e le politiche della crescita che oggi sono maggiormente utilizzate fanno riferimento a due principali tipi di fattori: fattori strettamente economici, fattori extra-economici e istituzionali. Le teorie della crescita economica in senso stretto che sono attualmente prevalenti sono state avviate negli anni 1940-50 [Roy F. Harrod (Inghilterra, 1900-1978), Ragnar Nurkse (Estonia, 1907-1959), Robert M. Solow (Stati Uniti, 1924)], sebbene abbiano le proprie radici nelle analisi degli economisti classici della rivoluzione industriale [David Ricardo (Inghilterra, 1772-1823)]. Il punto di vista degli economisti è che l’incremento demografico della popolazione è un dato non direttamente controllabile, e quindi il problema principale, per raggiungere un maggior PIL pro-capite, è di ottenere un adeguato tasso di crescita del PIL attraverso l’aumento della produttività, del capitale fisico e della forza lavoro. Leggi il resto dell’articolo

Storia delle Utopie Economiche nei Mercati Globali /1

Sul nostro blog, che è sì di scrittori ma anche di precari (ribaltando la bella definizione mutuata da Libero), c’è sempre mancata una rubrica: sull’economia per la precisione, e ancor di più considerando l’attualità. Se non abbiamo mai affrontato il problema di petto, è perché fondamentalmente siamo degli ignoranti in materia. Ma il destino ci è venuto finalmente incontro, e non potevamo non sfruttare la ghiotta occasione: il ritrovamento degli appunti dell’economista Malina Kendelthon, scomparsa in circostanze poco chiare. Per rispetto nei confronti del suo lavoro (che non possiamo rivelarvi come sia giunto tra le nostri mani), abbiamo deciso di mantenere il titolo che l’autrice aveva pensato di dare al libro che avrebbe dovuto raccogliere le riflessioni che seguiranno: Le regole della casa – dall’etimologia della parola economia, che in greco è composta da οἶκος (oikos: casa) e νόμος (nomos: norma). Lo pubblicheremo noi sotto forma di dispense con cadenza settimanale e suddivise per argomenti, poiché questi appunti sono a tutti gli effetti una sorta di ABC dell’economia; e non potevamo chiedere di meglio, in tempi che necessitano di ripartire dalle definizioni: in tempi così gonfiati di chiassosi contenuti da non sapercisi più raccapezzare.

1. Quale Crescita?

«Gli individui non devono necessariamente essere autoreferenziali; possono invece tenere conto degli interessi altrui in vista del proprio vantaggio.» (A. Sen)

Economia e crescita sono concetti nativamente correlati. La presenza dell’uomo sulla terra ha costituito il presupposto per la percezione di qualsiasi concetto economico da parte dell’uomo stesso che, per natura, attribuisce valore a fronte del grado di scarsità reale o percepita del circostante. Come l’economia in senso tecnico nasce a fronte della scarsità, così la crescita segue l’economia a fronte della natura incrementale dei comportamenti. Leggi il resto dell’articolo