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Metodica delle cose inutili – Andare dallo psicologo e darsi a pratiche spirituali

ottobre 13, 2009 di scrittoriprecari 4 commenti

Andare dallo psicologo e darsi a pratiche spirituali

Chiariremo subito in questo primo numero della nostra metodica che essa non vuole essere un manuale dello snob, come ingannevolmente potrebbe sembrare, ma una guida certa e sicura per chiunque voglia edificare in se stesso l’uomo futuro e progressivo a maggiore gloria delle belle sorti e gloriose del democratico Occidente. Una guida che rafforzi in detto uomo l’orgoglio e la fede in ognuna delle nostre usanze e credenze. Allora perché, si domanderà qualcuno, parlare di cose inutili? Ed è presto detto: la nostra fede deve essere senza pregiudiziali; la nostra fiducia nel sistema deve essere cieca. Con questa metodica si cercherà la via di un ritorno alle origini che ci radichi meglio in un luminoso avvenire. Quelle origini, veniamo a dire, che si aprono come purissima scaturigine nel crollo della civiltà pagana e nella fondazione di un sistema che nulla ha né di civile né di pagano, e che vive prima di tutto sotto l’insegna del credo quia absurdum. E non solo noi dobbiamo tornare a credere perché assurdo, ma dobbiamo andare oltre, e credere perché inutile. Dobbiamo riconoscere ogni singolo caposaldo del nostro sistema quale è, inutile, e credere in esso, ciecamente ed orgogliosamente, per quello che è: inutile.

Questa rubrica si impone di offrire solo brevi e semplici esempi, con brevi e semplici parole, nella fiducia certa che più inutile della brevità e della semplicità già di suo non c’è nulla.

E allora principiamo con la psicologia e il darsi alle pratiche spirituali. Chiediamoci: è veramente tanto inutile starsi a guardare l’anima ossessivamente, fare la conta taccagna di tutti i traumi; oppure spassarsela a compulsare i chakra lungo la verticale del corpo? E questa inutilità è poi centrale nel nostro sistema?

Certo che è inutile, e certo che è centrale. Si capisce, infatti, che qualunque essere si doti di strumenti per provare piacere, si dota nel contempo di tutti i mezzi per soffrire, e che per questo tutti gli animali tendono ad usare con discrezione, parsimonia ed equilibrio i detti mezzi e strumenti. Infatti, i famosi greci, avevano varie teorie sull’equilibrio degli umori e, uno in particolare, Ippocrate, quello che ha inventato la medicina, diceva con determinazione che se uno ha l’ansia, la malinconia, o anche il mal di pancia, si vede che c’è una situazione squilibrata e (vi giuro che l’ha detto) bisogna cacciare il dittatore che ha sicuramente preso il potere nella vostra città. L’anima non sta solo dentro di noi, ma anche fuori: magari non sta da nessuna parte, e, allora, è da tutte. E infatti, pure un altro di questi famosissimi, Gesù il Nazareno, ragionando con rapidità che il maggiore dolore all’anima che si può provare è quello di essere privati dell’anima, e ragionando a un modo suo tutto fulminante che mai si è tanto privati di qualcosa come quando ci si trovi in epoca di esaltazione del privato e privatizzazioni (prima vi tolgono l’assistenza sanitaria, poi la pensione, poi lo stipendio, poi la casa e, quindi, arrivano all’anima), un giorno prese, entrò in un tempio dove era allestito un mercato e ornò di calci non so quanti sederi di commercianti. Cosa ne evinciamo? È che se siete infelici o avete il panico ci sono tante cose da combinare lì fuori di utili a farvi stare bene, mentre l’unica inutile è quella di rinchiudervi dentro una stanza con qualcuno, tu e lui e lui e te, a adorarvi le evacuazioni dell’anima; neanche può servire a niente imparare a guardarsi, punta del naso o terzo occhio che sia, la vostra vedantica essenza.

E allora sia lo psicologo! Sia il guru scalzo! Pentitevi dei peccati, prendete coscienza delle orribili colpe edipiche, vostre, di vostro padre e di tutte la discendenza in linea diretta; meditate creativamente, allargate e stringete la coscienza come fosse un pezzo di pongo, distruggetevi l’io, e digiuni, fieri di non avere toccato carne, andatevene a casa, finché ne avete una, e siate felici di voi. Felici di non avere cambiato nulla, felici di essere stati inutili per voi stessi e per gli altri; felici perché un uomo moderno e progressivo da questo si riconosce, dal coraggio e dall’orgoglio di tanta inutilità!

E tutti insieme diciamo: io credo perché inutile.

Pier Paolo Di Mino

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