Confessioni qualunque – 11

[Ricordiamo ai lettori che Confessioni qualunque, la rubrica curata dai ragazzi di In Abiti Succinti, è aperta a chi voglia scrivere una confessione. Fatelo anche voi! Svisceratevi! E poi inviate i vostri racconti.]

#11- Daniel

di Nicola Feninno

Che resti tra noi.
Sono tutte troie.

Le donne sono tutte troie. E non mi si dica che non ho ragione. Sono tutte troie, ad eccezione di mia madre. Su mia sorella ho già qualche dubbio.

Mi presento: sono Daniel, 22 anni, faccio il piastrellista. Mi faccio il culo, ma guadagno bene. Molto bene.
Avevo una ragazza, 5 anni fa; la chiamerò P., per una questione di privacy. P. era fantastica, e in realtà lo è tuttora: è ancora viva, è ancora bella ed è ancora la mia ragazza.

L’ho perdonata per quella volta che mi ha tradito. È successo 3 anni fa: eravamo fidanzati da 2 anni e qualche mese. Per la precisione: 2 anni e 3 mesi. È successo l’8 marzo, in uno di quei locali pieni di sole galline; solo galline fino a mezzanotte. Il risultato di decenni di lotte per l’emancipazione: esponenziale impennata dei mercati di mimose a marzo, solo donne in discoteca fino a mezzanotte l’8 marzo (ingresso gratuito con consumazione), strip maschile per l’occasione. Detto fra noi: una tristezza infinita Leggi il resto dell’articolo

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ContraSens – Ugualmente lunghi e soli

Piccoli accorgimenti fonetico-sociali.

Le lettere che contraddistinguono i suoni della lingua romena, e che di conseguenza ne affilano la musicalità in senso specifico, in questi testi non hanno subito traslitterazione. A seguire, una breve guida fonetico-esplicativa per la loro lettura corretta:
Ă: una -a più gutturale, pronunciata con la parte anteriore della gola, a bocca mezza aperta.
Â: una -a gutturale che tende alla -i.
Ț: corrisponde ad una -z dura, come in pazzo.
Ș: corrisponde al suono -sc, come in sciare.
Buona lettura.

Ugualmente lunghi e soli
di Adrian Schiop
Traduzione di Clara Mitola

Ho 37 anni, lavoro nella stampa, due libri pubblicati e un affitto sul Prelungire Ferentari1. Fumo Kent lunghe perché sono tirchio e mi si spezza il cuore a buttare i soldi per le sigarette light; per fortuna nella stampa e sul Prelungire Ferentari, l’opzione Kent da dottore è di tutto rispetto. Il testo qui l’ho scritto nel 2000, nel periodo in cui lavoravo come docente a Cluj, fumavo Viceroy rosse e mi piaceva il postmodernismo. Nella buona tradizione degli autori che riciclano correnti e testi di gioventù, ho deciso di pubblicarlo in quest’antologia.

“Chiacchieravo col mio fratello immaginario.
Gli mentivo, gli dicevo di essere in quarta
elementare, che doveva ascoltarmi sottomesso.”

Con il fumo è un’altra cosa, non è come quella faccenda. Per quella faccenda, vedi qualcuno, immagini che ti piace, fai un passo avanti, è ok, ne fai ancora un altro, sei ugualmente libero, poi ancora uno, nemmeno questo ti chiude, ancora uno e un altro ancora e di colpo ti accorgi che non sei più libero, che sei preso nel desiderio di qualcun altro come dentro una trappola – e allora, quando realizzi questo, ti passa la voglia; tutt’altro rispetto al fumo. Come se i tuoi stessi desideri ti dessero alla testa, non ho idea di come dirlo diversamente, così forse è meglio senza, semplicemente meglio – come nel momento in cui sei a letto con qualcuno e siete entrambi ugualmente lunghi e soli e solo l’aria si distende calma tra voi. Avete 20 anni e qualcosa, fumate entrambi più di un pacchetto di sigarette al giorno, e questo si vedrà con certezza a un certo punto, per nessuno dei due è arrivato ancora il momento di chiudersi in casa dopo esser tornati dal lavoro, con una birra di fronte, perché entrambi avevamo 20 anni e qualcosa, ugualmente lunghi e soli, e stavamo uno accanto all’altro a letto a fumare e potevamo mettercela o non mettercela, e in effetti non è così importante che no, e dopo un po’ uno ha chiesto “e come dici che è con la vernice?”. Leggi il resto dell’articolo