Un ricamo e una preghiera /3

Benedetta Torchia Sonqua

[La prima parte qui e la seconda qui]

I bambini li guardavo giocare, e pensavo alla misura dei colletti da abbottonare sui maglioncini, alle calzette ricamate e, quando li vedevo sfilare tutti la domenica alla messa vestiti a festa, a me faceva tanto piacere sapere che portassero qualcosa di mio e pronunciavo più forte una preghiera per ognuno di loro e mi pareva che la protezione di nostro signore passasse attraverso la benedizione di quei piccoli pezzi di stoffa che mi portavo sempre in chiesa. Leggi il resto dell’articolo

Pubblicità

Un ricamo e una preghiera /2

Benedetta Torchia Sonqua

Il racconto continua da qui

 

 

Sceglievo sempre lo stesso posto, nella cappelletta sulla destra; da bambina ci andavo per mano a mia madre e, quando sono diventata giovinetta, per un po’ ho continuato a sedermi lì, vicino a quelle che venivano dalla Contrada Scaleri. Mi faceva compagnia quel loro chiacchierare costante. Si davano il cambio: mentre il gruppo in attesa del prete sgranava il rosario a voce alta, una, a turno, si produceva in un assolo bisbigliato ma comprensibile, raccontando fatti ed episodi della vita propria e altrui, cosicché tutte, prima della fine della funzione, davano fondo a tutte le cose divertenti e tristissime di cui erano a conoscenza; cattiveria e pietà si mischiavano in quei racconti camuffati da litanie. Leggi il resto dell’articolo

Un ricamo e una preghiera /1

Questo racconto nasce per caso, in un pomeriggio. Luca s’era letto la storia eroica di Alfonsina Morini su TerraNullius e poi è venuto a dirmi che pensava che il nome Alfonsina fosse tipico solo delle donne del Sud e che sua nonna si chiamava Alfonsina e che, per lui, anche sua nonna aveva lo spessore dell’eroe. Una epopea disegnata nel solco della preghiera, una storia che andava oltre i legami biologici e che aveva creato un via vai tra le case di figli trattati tutti allo stesso modo. E così ho raccontato la storia di Alfonsina, eroe ancora vivente, per restituirle qualche dettaglio che suo nipote m’ha regalato un po’ commosso. Tante cose sono inventate ma, comunque, ogni riferimento a fatti e persone è intenzionalmente voluto; speriamo piaccia. Secondo noi, dovrebbe.
In attesa di pubblicarlo da qualche parte, nel frattempo, abbiamo scovato delle fotografie bellissime che crediamo di impaginare presto insieme alle parole. La copertina, poi, è la fine del mondo.

Benedetta Torchia Sonqua

Dopo l’esame di coscienza c’è l’inno, poi l’antifona, di seguito leggo il salmo, poi, ancora, la lettera di San Paolo agli apostoli, il nunc dimittis, e poi finalmente il signore ci conceda una notte serena ed un riposo tranquillo, amen. Oh signore, è la terza volta che riprovo la compieta per andare finalmente a letto e questo nipote mio non torna. Madonnina mia, beata vergine, fa’ che torni tranquillo a casa con i suoi occhi azzurri.
Madonnina ti recito un’Ave Maria ancora e anche il salve regina che è più bello; perché, se io fossi la vergine Maria, il salve regina mi piacerebbe più di tutto e, allora, lo sussurro convinta convinta, ma tu fa’ che torni a casa, questo nipote mio.

Leggi il resto dell’articolo

Tre camici

di Benedetta Torchia Sonqua

Le mani puzzano ancora un po’ di solvente. Mi piace, è come l’odore della benzina: un po’ punge e un po’ inebria. Mi guardo le unghie che sono ormai abituata a tagliare di continuo per non bucare i guanti di lattice. Lo diceva mia madre che tra camice, cuffietta, mascherina e guanti non si trattava di un lavoro che avrebbe esaltato molto la mia femminilità. In realtà lei si preoccupava del fatto che la vita in laboratorio fosse poco adatta ad essere conciliata con la vita familiare con la professione, con tutti quegli aggiornamenti e permanenze estenuanti.
Comunque, al momento, non si presenta alcun problema di questo tipo. Da un paio di mesi lavoro tre ore al giorno in un laboratorio di analisi cliniche. La conciliazione riguarda ben altro.

Leggi il resto dell’articolo

Abbinamenti

Una cosa che, a pensarci adesso, mi viene proprio da ridere. Non so come faccia a dimenticarla e a ricordarmene solo ogni tanto. Ma quando è successo giocavo a essere talmente compunto che non potevo essere in grado di riderne. Ero serio perché mi servivano soldi. Ed era estate ed avevo qualcosa in mente. Un progetto per l’estate, ad esempio. E infatti, era estate e non facevo altro che andare su e giù, ogni giorno, per Ponte Marconi. Leggi il resto dell’articolo

Maggio *

Primo pensiero: non ci vado ai funerali. Non voglio dividere questo dolore: non ha nome. Non ha forma. Non ammette colpa.
Secondo: ho sbagliato. Dovevo ucciderlo prima.
Terzo: mai più regali difficili.

Ho inventato un modo per sopravvivere alla distanza che mi hai imposto ma sento un buco nero nel petto che mi asciuga le lacrime e un odio verso tutto questo sopportato non amore. Leggi il resto dell’articolo

Seppellitemi dietro il battiscopa

Seppellitemi dietro il battiscopa è un libro esilarante.
Se volete notizie su Pavel Sanaev potete andare a leggerle qui o qui o potete digitare su Google direttamente il titolo perché ci hanno scritto in molti su Seppellitemi dietro il battiscopa.
A dirla tutta, è un libro che racconta per lo più episodi tristi, tristissimi, quasi tragici. Però, mentre lo leggi, sorridi. Veramente, a tratti, ridi.
Un bambino cresce credendo di essere stato barattato dalla madre per un “nano succhiasangue”. In ostaggio delle nevrosi della nonna.
Un nonno che sprofonda a faccia in giù sul divano. Che fugge e va a pesca. Che sceglie l’impegno politico per nascondersi dalla famiglia.
Un pittore ubriaco di bassa statura. Non sappiamo se è bravo, piuttosto non ricco, sembra buono ma si lascia mettere da parte dal turbinìo delle relazioni deviate di nonna e madre.
Una madre che si stravacca sul divano di casa, che quasi si arrende ad una visione immutabile che è quella della generazione precedente, fatta di fame, malattia, di stufette elettriche e di buoni vacanza.
E da subito la nonna. La vera protagonista del libro. La dirompenza di un mondo costruito a misura delle manie e delle mancanze delle donne, comunque amate, comunque seguite. Leggi il resto dell’articolo