e le montagne tutte storte e sporgenti.

Aspetterò un altro giorno, questo giorno, aspetterò fino alla fine di questo giorno per vedere se tornerai a casa a dirmi che l’indifferenza ha trionfato di nuovo. Riderai con quella tua bocca morbida e mi dirai di mettere la mia roba in uno zaino che ce ne andiamo, via, fuori, a fare il bagno nella fontana della morte, a fare i tuffi, a nuotare, a ridere come dei cretini, fino a quando il giorno morirà e gli uccelli rimarranno zitti sui rami e gli insetti si corteggeranno in mezzo ai cespugli e lungo le rive dei nostri adorabili laghi pioveranno pietre.
Europei maledetti, ridatemi la mia Inghilterra, lo schifo umido e grigio degli anni che passano, i libri con le orecchie e le pagine strappate e la nebbia che rotola giù dalle montagne sui cimiteri dei marinai. Fatemi camminare ancora per le stradine fetenti dalla musica degli ubriachi che si menano di là dal Tamigi e poi lasciatemi guardare la notte cadere dentro al fiume, la luna che sale e diventa d’argento, il cielo che si muove, l’oceano che splende, le sponde agitate e l’ultima rosa rimasta viva, tremante.
Non è un aratro di ferro che solca il suolo del mio paese, ma stivali e carri armati, piedi di soldati in marcia. E non è grano quello che viene seminato nella mia terra, e i frutti che raccoglieremo saranno bambini deformi, saranno orfani.
Ho visto (ho fatto) delle cose che non riesco a dimenticare. Ho visto soldati cadere come stracci, spazzati via, letteralmente, le braccia e le gambe sparse sui rami degli alberi. Questo posto non sembra nemmeno il mio pianeta, queste parole che sento non servono a dare il ritmo alla marcia, queste sono le parole degli assassini. Ho visto (ho fatto) delle cose che voglio dimenticare, ma non ce la faccio, ho visto le mosche sugli uomini morti, la pelle sfrigolare nel sole, le parole degli assassini. Potrei provare a parlarne all’ONU. Potrei.
La morte dappertutto nel cielo nei suoni che venivano dalle montagne nel rumore che facevi quando ti chiudevi una sigaretta o mi raccontavi una barzelletta la morte nella tua risata e nell’acqua che mi offrivi la morte nel tuo sogno in cui i nostri coltelli affondavano nel mare la morte nell’antica fortezza riparata da un milione di pallottole la morte nei cuori dei cecchini nascosti nei boschi pronti a esplodere, i cuori, i colpi, la morte appesa nel fumo di quattrocento acri di spiaggia inutile, terra rossa che scorre via, la morte adesso, adesso, adesso, nel sole che sorge e fissa lo sguardo su tutti noi e ci fa tremare le ossa mentre avanziamo cantando.
Il vento si porta addosso l’odore del timo e ti sbatte in faccia e ti costringe a ricordare (la natura crudele ha vinto di nuovo) sulla collina bucata dalle trincee rimane appeso come un odore questo odio, ancora oggi, otto anni dopo (la natura crudele ha vinto di nuovo) la terra torna a essere ciò che è sempre stata, il timo portato dal vento e le montagne tutte storte e sporgenti, spaccate come i denti in una bocca malata, mentre il vento odoroso di timo sussurra (la natura crudele ha vinto di nuovo).
Ci svegliamo presto la mattina ci laviamo la faccia camminiamo nei campi mettiamo delle croci attraversiamo queste cazzo di montagne e alcuni di noi tornano a casa e altri no, mentre nei campi e nelle foreste e sotto la luna e sotto il sole è finita un’altra estate. E nessuno ha ancora raccontato i segreti di questo posto. E i nostri ragazzi armati nascosti nel fango e nelle foreste, e nessuno ha ancora raccontato i segreti di questo posto.
La cosa più amara di tutte è il legno, i rami degli alberi, le radici che si spezzano sotto i piedi dei soldati che calpestano la terra umida stringendo i fucili come stringevano le mani delle loro mogli mentre le salutavano, e nel binocolo vedo i soldati che si avvicinano e le radici che si spezzano sotto i loro stivali e le mani bianche delle loro mogli che li salutano, Addio.
Il soldato vede la nebbia salire sopra questa terra di nessuno, una discarica a cielo aperto senza campi né alberi né fili d’erba, solo fantasmi insepolti appesi a un filo. E il fante in marcia cammina sul filo a braccia alzate e non ci sono alberi e non ci sono uccelli e non ci sono le bianche scogliere di Dover, solo il vento che si porta addosso una sinfonia di fucili che aprono il fuoco.
Gente che lancia monete alle danzatrici del ventre in una squallida tenda illuminata da una lampada a petrolio, gente che si brucia i guadagni di una vita tra l’immondizia e le valigie lungo il marciapiede. E poi palme, aranci e occhi che piangono (brucia, lasciala bruciare, brucia, lasciala bruciare). Ho parlato a un vecchio seduto sulla ghiaia in riva a un fiume fetido, ha guardato me e poi la scena e poi di nuovo me e poi mi ha detto La guerra è qui, nella nostra amata città, alcuni si tuffano nel fiume e cercano di scappare a nuoto attraverso i liquami e lo schifo, con il destino stampato in fronte (brucia, lasciala bruciare, brucia, lasciala bruciare). E di nuovo palme, aranci e occhi che piangono.
Louis era il mio migliore amico, un giorno si è allontanato dalla trincea e non l’ho più rivisto. Nelle notti successive mi sembrava di sentire la sua voce: chiamava sua madre, poi me, ma io non riuscivo a raggiungerlo. Sono passati vent’anni e Louis è ancora su quella collina, ormai non sarà altro che un mucchio d’ossa, ma io continuo a pensare a lui. Se mi chiedessero di che colore era la terra il giorno che Louis se n’è andato direi che era opaca, di un marrone rossiccio. Il colore del sangue, direi.

Simone Rossi

PJ Harvey Official Website

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Trauma cronico – Una classe politica che va a puttane

È mai possibile o porco di un cane che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane

Fabrizio De André

Una volta erano storie d’amore e di coltello, oggi di trans e cocaina. L’ultimo scandalo gossipolitico riguarda l’ex giornalista Piero Marrazzo, che dal 2005 ricopre la carica di governatore della Regione Lazio. La storia è confusa e complicata, e come tante vicende italiane pare sia colorata di misteri, ricatti, giochi di potere e di poltrona.

Mi chiedo: a chi avrebbero fatto comodo nuove elezioni per il Consiglio della Regione Lazio?

La storia è becera, e non starò qui a ripeterla, tanto più che ne parlano tutti e dappertutto. Hanno ragione quelli che dicono che le classi dirigenti dei nostri partiti politici vanno a puttane.

E la classe operaia? A puttane anche quella, solo che va con quelle di strada, più economiche.

Ci sono uomini che mille euro li guadagnano in un mese, quando va bene, e con quelli ci mantengono moglie e figli. E ogni tanto, quando si può, trenta euro bocca e fica. Col rischio di una multa salatissima da far saltare il bilancio familiare.

Ci sono uomini che mille euro e più li spendono per una serata con una escort, che mette in cassa, esentasse. Poi i conti dello Stato non tornano…

Mi chiedo: ma non sarebbe meglio una leggina che legalizzasse la vendita dell’amore, così se pure a qualcuno di potente piace andare a puttane o farsi inculare da un trans, sarebbero pure cazzi suoi… e poi non farebbero niente di illegale, all’opinione pubblica dovrebbero da rendere solo su una questione morale, ma parliamoci chiaro, cosa vuoi che se ne frega, la gente, di questi tempi, con tutti i problemi seri che ci sono, con il lavoro che non c’è, se un politico va a puttane? Qui, in Italia, tutto va a puttane…

Un mio amico è disperato perché gli hanno chiuso la sezione incontri del sito Bakeca. Pare che vi fossero annunci che nascondevano prestazioni a pagamento. Lui preferiva andare in appartamento, si sentiva sicuro e gli piaceva di più. Adesso non può. Come lui, immagino, tantissimi. Sarebbe antropologicamente interessante vedere una protesta dei consumatori d’amore, una manifestazione per la fica!

Sono millenni che l’uomo paga in cambio di un’illusione d’amore o più volgarmente per svuotare i sacchetti, e niente mai potrà fermare quest’istinto primordiale. La prostituzione esisterà sempre, non credo sia eticamente corretto proibirla. Da proibire è lo sfruttamento, il racket e tutte le storie di violenza criminale che ci sono dietro, da salvaguardare ci sono donne giovanissime, esseri umani indifesi, ancora oggi, anno domini 2010, ridotti in schiavitù. I diritti fondamentali sono quotidianamente stuprati.

Ipocrisia, in questo paese, Italia, mai sarà abolita.

Gianluca Liguori