La coerenza

di Simone Lisi

Si tornava dal Poetto in autobus, senza regolare titolo di viaggio, ed era estate. Quasi trentenni, quasi finita l’università e quasi in partenza, alla fine di quella stessa estate, per destinazioni improbabili e possibili o inutili. Da fuori: un gruppo di quasi trentenni, con almeno tre accenti diversi tra loro, su di un autobus che va dalla spiaggia alla città, che parlano di mostre di Morandi a cui non sono andati e della morte recente della moglie di Christo, che si parlano addosso e non dicono niente e poi si fanno silenziosi e cupi e guardano fuori dal finestrino e si soffermano a osservare a lungo, senza fiatare, un loro quasi coetaneo, disabile, vestito da bambino, tenuto per mano dal padre, o da quello che si augurano essere il padre. I vestiti di noi che guardiamo il disabile, invece, sono lievemente pensati, sottilmente particolari, senza cercare eccessi o espressionismi, con lo stile autoreferenziale canonico dei primi anni Dieci. Da dentro (in breve): gente incoerente. Incoerenti non tanto (e non solo) per l’assenza di biglietto dell’autobus, visto l’evidente status di-ciò-che-in-altri-tempi-si-sarebbe-detto-borghese. L’assenza di biglietto non era certo Leggi il resto dell’articolo

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Quanto è lontano il mare – #TUS2

studenti[Secondo appuntamento con i testi letti a Torino Una Sega 2: oggi tocca a Ilaria Giannini. Al Caffè Notte Ilaria ha letto l’incipit di La parte dei delitti, tratto da 2666 di Bolaño, e un estratto dal suo romanzo inedito Quanto è lontano il mare, che proponiamo qui di seguito]

Alla fermata dello scuolabus Matteo non c’è. Ho dormito così male che adesso mi bruciano gli occhi e mi fa male la pancia, come se la cena che ho tirato giù a forza mi si fosse piantata sullo stomaco. Avrei voglia di parlare con quello scemo, forse stamani si sente peggio di me e se lo merita pure, visto il casino che ha combinato ieri, porca misera, poteva anche starsene zitto, come ho fatto io per tutto ‘sto tempo con lui, in fondo lo sapevo di non piacergli e mi sono tenuta tutto dentro, invece lui no, il grand’uomo doveva fare la sua avance da Casanova, accidenti agli ormoni.
«Stai bene Eli?»
«Mi sa che mi sta venendo l’influenza, mi fa male la pancia».
«Oddio, non sarà mica che… »
«Cosa?» Leggi il resto dell’articolo

Appunti per un futuro letterario all’insegna dell’inconsistenza – parte seconda

[Leggi la prima parte]

1) Sostenere che non esistono i generi letterari: uno scrittore è uno scrittore e basta.

2) Progettare la stesura di un thriller psicologico.

3) Di un romanzo noioso, dire che è un magistrale esempio di sobrietà.

4) Pronunciare in maniera personalizzata i nomi di autori russi e francesi.

5) Spedire a molti editori, insieme al proprio manoscritto, una lettera di presentazione in cui si sottolinei il fatto che la propria opera è stata giudicata con estremo favore da ben quattro persone, tra parenti e amici, tutte laureate (non è necessario specificare in cosa). Leggi il resto dell’articolo

Il piccolo Michaux #3 – Editoriale

Il viaggio così come è andato veramente, almeno secondo Pier Paolo Di Mino.

Del resto non andare al Salone di Torino, con lo struscio in mezzo ai banchi, il chiacchiericcio da bar sport in salsa aulica, la festa di Minimum Fax, e tutte quelle strette di mano fra bella gente, è come non vedere il Festival di Sanremo: astrarsi dai piaceri delle vecchie casalinghe a cui non sono più rimasti nemmeno i rammarichi è un tirarsi fuori dalla mischia comunque pericoloso. E poi la bellezza non è mai gratuita, e, anzi, va estratta con fatica, magari trovandola nell’insolito. Leggi il resto dell’articolo