luglio 30, 2011
di scrittoriprecari
In generale, la lettura dei tre manifesti di Generazione TQ mi ha lasciato un misto di condivisione sulle linee generali e di delusione per la vaghezza che si registra nel discorso.
I manifesti contengono alcuni ottimi propositi concreti (l’osservatorio sulle buone e cattive pratiche editoriali è una cosa che andrebbe fatta da tempo) persi in troppi proclami politici, così generali da essere vuoti di senso (o semplicemente retorici).
Penso ad esempio ai vari propositi del secondo manifesto, quello sull’editoria (e il più rilevante, mi sembra). TQ si impegna a “promuovere” valori come il diritto del lavoro, la qualità, la trasparenza, la pubblicità, il sostegno pubblico, la bibliodiversità eccetera nell’editoria, e “combattere” disvalori quali l’editoria a pagamento, la concentrazione, eccetera.
Primo punto: molti di questi concetti (non tutti) sono un po’ controversi. La “qualità” e la “bibliodiversità”, ad esempio: come si definiscono? Lungo quali parametri un libro è considerabile di qualità? Dire che si sostiene la qualità non è come dire che bisogna essere buoni (e dunque altrettanto vuoto)? E quanti e quali tipologie di libri vanno salvaguardate affinché non vi siano tipologie prevalenti che soffocano l’intero mercato? E se TQ elaborerà un paradigma proprio di qualità, come farà a tollerare altri paradigmi anche molto diversi? E siamo sicuri che le librerie indipendenti necessitino di sostegno pubblico? E così via. Leggi il resto dell’articolo
Commenti recenti