Ritorno a Canton*

di Francesco Terzago

19.00 [ora italiana] Padova non è più visibile alle nostre spalle. Nella campagna il cielo è degradato dal porpora al viola, l’orizzonte, in direzione di Marghera, ha il colore del petrolio – i lontani casolari con le barchesse, e gli alberi che li circondano, sono ridotti a sagome accucciate tra le fibre della foschia.

19.30 [ora italiana] Il Marco Polo ci offre una decina di minuti per il congedo. Non ci vedremo per quasi due mesi, dieci minuti di lunghi abbracci e brevi sorrisi. Alla mancanza ci si abitua. Sono i primi momenti, quelli a ridosso del distacco, nei quali ci si sente come un albero sferzato da una benna e poi tirato su.

19.42 [ora italiana] La mia valigia sfora di un kg il limite, me la fanno aprire. Tolgo qualche libro, il responsabile del check-in mi dice che, di sotto, ne hanno un’altra, di bilancia. I bagagli che superano i 30kg non vengono imbarcati. Secondo lui è colpa del sindacato. Leggi il resto dell’articolo

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(Come un sole) Verde

di Pierluca D’Antuono

Il mio amico leghista è affranto. Lui si fidava, ci credeva davvero. Mentre mi parla s’illumina di un rancore immenso che mi trasmette come una venerea tristezza che marcisce a 18 fotogrammi al secondo. Per tirarlo su non basta il solito giro notturno per i marciapiedi della Varese carioca alla ricerca del nostro sogno padano primigenio. Questa notte il mio amico leghista è troppo triste per esotismi predatori, ha solo voglia di silenzio. Per distrarlo ordino altri 2 Disaronno ma il Bepi dice no perché sono le 3 e il Caraoke sta chiudendo.
Il mio amico leghista vuole andare a Lugano come se fosse sabato sera ma poi inchiodiamo al bar dell’Agip che è aperto anche di notte ed è l’unico a quest’ora. I cessi sono spaziosi e sanno di clinica convenzionata, ma al bancone c’è un negrone e un po’ ci rimaniamo male, finché sentiamo che parla padano e allora ridiamo, guardinghi ma ridiamo. Ordiniamo 2 Disaronno e quello riempie per bene i bicchieri, almeno 3 volte di più di Bepi. L’amaro ci riscalda e il silenzio ci rilassa. Il negro legge la Padania e ci guarda ridendo come un negrone del cazzo. Il mio amico leghista non si diverte per niente, il suo rancore si trasforma in rabbia verde che mi trasmette come un’epatite fulminante e finalmente non è più triste immobilizzato ma incazzato agitato.
Il negrone sorride ancora, poi ci racconta una storia. Leggi il resto dell’articolo