Microintervista 1 – Fabio Genovesi

di Vanni Santoni

(La microintervista si svolge sempre e solo dal vivo. É composta sempre e solo di sei domande. Le risposte devono essere il più brevi possibile. La foto viene fatta sempre e solo sul momento, e con gli scadenti device dell’intervistatore.)

Fabio, oggi è uscito Morte dei marmi. Gioco di parole a parte, è un titolo piuttosto cupo. Anche il libro è cupo?
C’è della cupezza, sì, per la consapevolezza della fine di tante cose per come erano un tempo al Forte. Ma anche la gioia di chi balla sopra le macerie.

La collana Contromano di Laterza è tra le più riconoscibili oggi in Italia. Come vi si colloca Morte dei marmi?
Rimanendo ovviamente tra i Contromano dedicati a un luogo, sicuramente lontano da quelli di taglio celebrativo, e sicuramente vicino a quelli che esprimono una costante tensione tra amore e odio.

Se non lo facevi su Forte dei marmi, lo facevi su..?
Seattle. Mi piace, Seattle.

Relaziona Morte dei marmi ai tuoi due precedenti libri Versilia rock city e Esche Vive.
Scrivo sempre di ciò che vedo, quindi a volte avevo l’impressione di “togliere carne” a un futuro romanzo. Ma credo che fosse utile e necessario anche parlare del mio contesto di riferimento in termini più “reali” e diretti.

In una mail che ci siamo scambiati riguardo un altro libro, mi colpì una tua chiusa: “lo leggerò, purché sia senza orpelli”. Spiegati.
Odio l’orpello, la degustazione, il gadget. Detesto l’intingolo, amo solo il sodo.

Consiglia un libro italiano recente.
Le nostre vite senza ieri di Edoardo Nesi.

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La scena è viva, viva la scena

Alcune considerazioni su L’O di Roma, Il nome giusto, Palacinche, Gatto Mondadory e il telefonino fatato.

di Vanni Santoni

Tommaso Giartosio ha avuto per me la funzione di un Caronte della letteratura: ricordo bene, quando in un 2008 che appare già lontanissimo, mi intervistava per Fahrenheit di Radio 3. Parlavo del mio Gli interessi in comune con questo tipo dai capelli bianchi, gentilissimo, competentissimo, e avevo la sensazione che finalmente si iniziasse a fare sul serio: di avere, insomma, un piede nel mondo dei libri. Mi ha fatto quindi sommamente piacere ritrovarmelo vicino di casa presso Contromano di Laterza: il suo L’O di Roma – in tondo e senza fermarsi mai è uscito subito dopo il mio libro nella medesima collana e vi ho ritrovato anche una certa, sia pur involontaria, continuità formale: il mio itinerario attraverso Firenze è narrativamente circolare così come quello di Giartosio attraverso Roma è fattualmente circolare. Il libro segue infatti l’autore mentre, fissato un centro in piazza Venezia e un raggio di quasi due chilometri, traccia una circonferenza attraverso Roma e poi la attraversa con rigore a tratti folle, cercando di superare qualunque ostacolo, abitazioni private incluse, pur di non lasciare la linea immaginaria che ha stabilito. Leggi il resto dell’articolo