Confessioni qualunque – 14

[Ricordiamo ai lettori che Confessioni qualunque, la rubrica curata dai ragazzi di In Abiti Succinti, è aperta a chi voglia scrivere una confessione. Fatelo anche voi! Svisceratevi! E poi inviate i vostri racconti.]

#14 – Pierluigi

di Nicola Feninno

Che resti fra noi.
Quella dell’evidenziatore non è stata affatto una buona idea.

Lo sapevo che al primo esperimento, alla prima stranezza, l’avrei pagata. Queste cose non sono nelle mie corde. E pensare che lo dico sempre ai miei ragazzi dell’ultimo anno: inseguire l’originalità a tutti i costi non porta da nessuna parte; finisce che ti metti a copiare qualche altro ‘alternativo’ o che non ti capisce nessuno e la tua arte ti resta chiusa dentro. E quello che ti resta dentro fa male. Appunto.

Prendete Fontana, quello dei tagli nelle tele: ha avuto un’idea originale, ok, è finito sui libri di storia dell’arte e ha fatto anche Leggi il resto dell’articolo

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“Bagatelle”, Scrittura Industriale Collettiva

In vista della prossima uscita di In territorio nemico, aka “Grande Romanzo SIC”, continua la pubblicazione su Scrittori precari dei racconti scritti col metodo SIC, in una versione interamente revisionata e corretta. È oggi il turno di Bagatelle.

Bagatelle è il sesto racconto SIC. Conta poco meno di sedicimila battute, e ha richiesto tre anni di lavorazione (2008-2011). È un racconto fantastico in cui si delinea la storia della civiltà occidentale dalla rivoluzione industriale a oggi, attraverso le trasformazioni del gioco da tavolo “bagatelle”, antenato dell’odierno biliardo. È stata la prima produzione SIC a vedere il coinvolgimento degli scrittori nella definizione del soggetto (attraverso il generatore di pagine Wikipedia casuali wikirandom.org, appositamente sviluppato), e a prevedere il defacement di una pagina di Wikipedia (quella, appunto, sul bagatelle. È leggibile a questo indirizzo la versione deturpata). Il direttore artistico della produzione, Magini, non ha mai letto la versione definitiva, poiché Santoni, editor, modificò più del 70% del testo per renderlo, a suo dire, “comprensibile”.

Versione scaricabile: Bagatelle (PDF).

Bagatelle

Direttore Artistico: Gregorio Magini
Scrittori:
Daniela dell’Olio, Francesco D’Isa, Umberto Grigolini, Matteo Salimbeni, Luciano Xumerle
Editing: Vanni Santoni

La festa d’inaugurazione del Petit Château languiva. Nella sala guarnita di pizzi e parrucche, il Re si annoiava e non rideva. I cortigiani si annoiavano ma ridevano. La Regina si annoiava, rideva e mostrava i lussi del castello. Il Re riunì le palpebre a convegno e si addormentò.
Venne il Conte D’Artois, la fronte sudata, il fare deciso. Con sé un tavolo. Nel tavolo delle buche, inframezzate da chiodi. Tra i chiodi e le buche, delle biglie. La Regina si atteggiò curiosa. I cortigiani si assembrarono. Il Conte cadde con lo sguardo nella scollatura della Regina, ma subito si ricompose:
– Vostre Maestà, Mie Signore, Signori, vi presento il Babiole!
– Foggia curiosa!
Il Conte illustrò il Babiole. Il tavolo, i chiodi, le buche, le biglie. I cortigiani ascoltarono. Le biglie andarono in buca. La Regina rise. Il Re alzò le palpebre; ricordò. Era autunno; il giovane con la fronte sudata era suo fratello; era festa; sua moglie era austriaca. Sospirò. Si riaddormentò.
Il gesto parve un responso. Il Conte s’innervosì.
– Avete capito? Ogni biglia ha una buca. Ogni buca è un punto. Ogni punto è un Babiole!
Ma nessuno giocò. Nell’eco di un brusio, la sala già si muoveva a riprendere le libagioni. La Regina emanò un profumo di lavanda e rise annoiata. Leggi il resto dell’articolo

L’anello d’oro

Al principio c’è il sonno. Sento addosso uno strano senso d’inquietudine misto a paura. Spalanco gli occhi, respiro l’odore caldo del pomeriggio. Uscirei, ma il caldo è un nemico troppo grande per me. C’è un suono che continua a infastidirmi più del caldo, proviene dalla stanza attigua alla mia: dalla camera di mia sorella. Gli occhi volano su tutti gli oggetti sparsi per camera. Come sempre ordinata e pulita. Osservo con acutezza un poster dei CCCP, che sta alla base del mio letto, un residuato bellico del mio periodo da politicante. Dietro di esso si nasconde un buco. Uno dei modi per comunicare con mia sorella senza lasciare la stanza e senza urlare. Mi avvicino a carponi e scruto dalla fessura.
Il mio occhio vede due ragazzi nudi. Leggi il resto dell’articolo

Eroe monogol

…che poi de rossi a me non è mai stato simpatico, è un coatto… inutile dirlo… che poi vai a dire che ha il culo è un altro paio di maniche, ma insomma… ieri eravamo in chiesa a guardare la partita, perché io sto in una università di quelle ricche che per farci un campus si affitta un vecchio convento e allora nella chiesa (che noi chiamiamo confidenzialmente “aula chiesa”) ci facciamo un po’ di tutto: ci balliamo, ci scopiamo, ci seguiamo le lezioni, ci mettiamo le ferrari e le ducati, le luci strobo, ci seguiamo anche i mondiali… e allora stavamo tutti nell’aula chiesa e avevamo appena avuto la pappina di alcazar e appena vediamo ‛sto coatto che prima lo avevamo pure detto che era un coglione perché non ricordo che diamine aveva combinato se un gol perso oppure una scivolata, insomma alla fine de rossi c’ha il culo e questo basta. d’accordo, non diventerà mai un eroe, ma lo possiamo accettare, alla fine il gol lo ha fatto (che poi si scriverebbe “goal”, ma tanto – ormai…): che poi essere eroi è importante nel calcio, altrimenti sarebbero solo una ventina di stronzi a caccia di una sfera, senza eroismo si declasserebbe tutto. sì, sono un moralista del calcio, tifo una volta ogni quattro anni, quindi permettetemi di dire che se hai culo aiuti solo il calciomercato, che almeno la mafia si sa che ti uccide, il calciomercato lo fa piano piano: a trent’anni ti butto in mezzo alla strada e tu, che sì hai i milioni, ma non sai manco come si paga una bolletta alla fine ti trovi povero perché invece che cambiare l’olio alla macchina non sai che significa la spia accesa e allora ti si fonde il motore, ma te ne fotti perché ti compri un’altra macchina, hai i milioni, che ti frega?!, allora così diventi povero. perché il calciomercato vuole l’anima, e l’anima passa attraverso il culo. insomma, se devo dire chi è stato eroe, posso dire che valdez sotto buffon lo è stato, ma di più chiellini che l’ha sventato. dico che eroe è stato buffon perché faceva cacare, ma poi l’abbiamo saputo che aveva problemi al nervo sciatico e ha mollato tutto a marchetti, ma mai l’avrebbe fatto perché lui è uno che spinge sul pedale senza paura, ma ha dovuto mollare, ma ci voleva essere, s’è fatto fare un gol che mai si sarebbe fatto fare, ma va capito, perché aveva i problemi sciatici e mai se ne sarebbe andato prima o se ne sarebbe stato a casa perché ci voleva essere perché è un eroe. gilardino eroe assente, pepe eroe strisciante e carsico, marchisio eroe inespresso. ma de rossi no, non eroe, non con quella barba che ce l’hai perché vuoi darti un tono – ma alla fine ti perdono, che il gol te lo sei portato a casa, ma per una botta di culo, che pur sempre vale. ma forse anche tu sei un eroe, un eroe alla giuda, di quelli che “aò, se non c’ero io cristo ora era un capitalista che incassava le royalties della sua immagine, me so’ sporcato le mani per tutti voi, altrimenti col cazzo che questo ci finiva in croce, me so’ buttato in mezzo per voi, mica per me, che poi mi sono pure impiccato”. insomma, eroe pure lui, eroe trucido e manigoldo, ma eroe, di basso cabotaggio a questo giro, monogol, ma eroe.

Antonio Romano

Trauma cronico – Noi chi?

Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,

proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.

E solo perché sei cattolica, non puoi pensare

che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.

Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

 Pier Paolo Pasolini


C’è una buona nuova per il nostro futuro, di quelle da poter stare sereni: Walter Veltroni torna alla vita politica del PD.

Quando la scorsa settimana ho saputo di questa notizia mi sono sentito risollevato, finalmente ottimista, pur non negando di essere un po’ preoccupato e dispiaciuto per i bambini africani, quelli che conservano ancora quel pezzo lasciato lì, che aspettano oramai da oltre sei anni il nostro Walter nazionale, politico, nonché autore del libro NOI.

Di certo avrebbe avuto un gran da fare, l’ex sindaco di Roma, nel continente nero (paraponziponzipò?), avrebbe potuto chessò, come Rimbaud dedicarsi al contrabbando d’armi, oppure investire in scuole ed ospedali, ma no, meglio l’appartamento a New York; l’ex lider del PD è uno che guarda avanti, al futuro.

Però mi chiedo: ma quando parla di noi, di chi parla, il nostro buon Veltroni? E noi che paghiamo 400 euro per una stanza a Roma con estranei, noi che ne guadagniamo 700, noi che non è che viviamo, noi che resistiamo, senza nemmeno la certezza che quei soldi, quel lavoro, ci saranno anche il prossimo mese. E noi?

Noi che una volta almeno c’era il Partito Comunista, noi che abbiamo trovato soltanto piccole rifondazioni suicide. Noi che oggi, sebbene avessimo buone ragioni per votare quel che resta dei Comunisti, o Sinistra e Libertà, o PD, o addirittura Di Pietro, abbiamo ottime ragioni per non votare nessuno di questi, per non votare. Noi, senza futuro, che ce lo siamo presi nel culo.

Noi che un figlio come lo manteniamo, noi che una casa come la compriamo. Noi che ci è toccato Berlusconi, noi che se ci è toccato Berlusconi è anche e soprattutto per colpa di quell’altra parte.

Noi che sappiamo che i D’Alema, i Bersani, i Veltroni, sono come Berlusconi; sono stati loro a consegnare questa misera Italia nelle mani del Cavaliere e dei suoi accoliti. Noi che siamo incazzati.

Veltroni sì che tornerà di moda, Veltroni piace a tutti, addirittura più di Rutelli, che geloso s’è creato la sua alleanza nuova di zecca, strizzando l’occhietto a Casini, e sotto sotto al Cavaliere. La politica in Italia, è un tristo funerale che dura da vent’anni…

Ma non tutti i maiali vengono per cuocere, come dice il proverbio. Per i figli dei maiali, per non farli crescere maleducati, per l’educazione dei figli c’è Rai Educational, disponibile per coloro che hanno acquistato un nuovo televisore oppure il tanto pubblicizzato decoder, ovvero la tassa sulle televisioni; che vita sarebbe senza decoder?

E per i figli di nessuno, i figli dei comunisti ad esempio, nel caso non venissero mangiati rimarrebbero dei veri scostumati, mentre i figli degli internauti saranno educati come grillini al grido di “Vaffanculo”… ah la civiltà italiana, la cultura italiana!

Il futuro è finalmente roseo, anzi no, azzurreo, come quello che trasmette la mia televisione dall’avvento del digitale terrestre, che poi, ad esser sincero, quell’azzurro è molto più interessante della maggior parte dei programmi che trasmettevano prima. Bella così, è la televisione, azzurra, trascorrerei ore lì davanti, ma purtroppo o per fortuna ho sempre cose ben più interessanti o divertenti da fare.

Gianluca Liguori

Face to Face! – Eduardo del llano

Ne capitano di serate in cui ti sei messo in testa di fare una cosa e poi ti ritrovi completamente catapultato in dimensioni oniriche o distanti dai tuoi propositi esistenziali e ludici.
Ne capitano di incontri che ti lasciano con l’amaro in bocca, forse troppi, e di altri che invece stampano un sorriso indelebile che non potrai più scrollarti di dosso per il resto della vita.
Conoscere Eduardo fa parte della seconda tipologia di intersecazione esperenziale di cui sopra e l’occasione di farlo c’è stata grazie alla pubblicazione del suo Unplugged (Gran Vía) e del tour italiano che ne è seguito.
Ma partiamo dall’inizio. Il libro è una riuscitissima raccolta di racconti iperrealisti, irriverenti, e di divertenti avventure nel mondo degli uomini e in quello di Cuba. Una serie di storie che hanno il proprio file rouge nel personaggio di Nicanor O’Donnell, alter ego del nostro scrittore/sceneggiatore/filmaker, che con la sua “corte dei miracoli” infesta la maggior parte dell’antologia.
Unplugged si fa leggere come se gustassimo un buon caffè, fino all’ultima goccia e senza fretta, magari raccogliendo con il cucchiaino anche lo zucchero.
Stile notevole, asciutto e diretto rendono la narrazione godibile e immaginifica fino all’ultima riga, ricreando ambientazioni, volti, situazioni nella mente del lettore che entra nelle storie per non uscirne più.
E questo è il libro. Come sono arrivato a fare quattro chiacchiere con quello che mi è sembrato un sosia di Stephen King ma con i capelli lunghi e qualche chiletto in più è facile da dirsi.
Maddalena (per chi non lo sapesse, ufficio stampa della casa editrice milanese) mi chiama dicendomi che saranno in promozione a Roma e che nella libreria della Galleria Alberto Sordi presenteranno il libro, proiettando anche il cortometraggio Monte Rouge ispirato al medesimo racconto. A presenziare l’insostituibile Filippo La Porta. Occasione più che ghiotta per rivedere la mia cara amica, conoscere l’autore del libro che tanto mi era piaciuto e sentire una voce eminente della nostra stampa.
Il nostro giornalista punta subito il faro sulla capacità incredibile dello scrittore di riuscire a dare degli incipit capaci di incuriosire e destabilizzare immediatamente il lettore, dandone lettura di alcuni (Nicanor era depresso. Aveva attraversato un brutto periodo del quale non possiamo parlare, perché lui non lo faceva mai, ragion per cui non sappiamo che cosa fosse effettivamente successo) catturando immediatamente l’attenzione degli astanti.
Alla fine dell’incontro, facciamola breve, abbiamo tutti facce compiaciute e il libro in mano. La Porta ha colto in pieno lo spirito di Eduardo ed è riuscito a trasmetterlo in ogni parola.
“A questo punto avrai fatto le tue domande?” direte voi. No. Ho bevuto del vino rosso e sono stato invitato al Brancaleone per la rassegna organizzata da Cuba da qualche parte (progetto itinerante su Cuba attraverso arti visive: cubadaqualcheparte@gmail.com) sul cinema cubano, dove sarebbero stati proiettati i due corti Monte Rouge e Sex Machine del buon De Llano, con “a seguire dibattito”.
Ritrovatomi in automobile con due cubane e un’argentina, situazione felicissima e davvero fortunata per un povero gonzo journalist quale mi sento, arrivo (in che stato non sto a raccontarvelo) al Brancaleone per scoprire che del centro sociale romano è rimasto solo il nome e che il processo di “infighettamento” ha inghiottito anche i fasti di party a base di pogate e eskimo militari.
Nell’attesa ho preso un bicchiere di vino (lo so, sto sembrando un alcolizzato) e ho chiesto udienza al disponibilissimo cubano di origini russe, che mentre mi faceva una confessione di cui non vi dirò, si dirigeva verso il tavolo dove è nata una mini intervista.
“Nicanor è l’uomo della moltitudine, è le mille sfaccettature della persona comune”, mi ha risposto alla domanda più ovvia sulla sua “creatura” letteraria. “E’ nato quando lavoravo con una compagnia umoristica e da lì ha proseguito la sua vita. La cosa che mi piace pensare è che da adolescenti tutti ci sentiamo speciali ma con il passare del tempo ci rendiamo conto di essere tutti dei Nicanor”.
Eduardo è un fiume in piena, beve la sua birra con gusto, si sposta i capelli dagli occhi e molto spesso mi sembra che abbia un modo di fare molto timido, ma è solo l’impressione.
Nei suoi racconti temi come il sogno e la fede, in un modo o nell’altro si rincorrono e mi conferma subito questo sentore “Il sogno non è notturno, il sogno deve essere di tutta una vita, non relegato all’atto del dormire. Per Cuba, l’atto del sognare è diventata l’ultima utopia, per me l’imprevedibilità del sogno è il valore della libertà umana” e quando gli chiedo se la fede è nell’uomo, in Dio o nella scienza allarga le braccia ghignando: “Non sono Kierkegard. Sono ateo, a prescindere da Cuba, e quindi Dio non mi appartiene. La scienza si nega al concetto di fede perché si evolve e contraddice di continuo. Penso che la fede sia nell’uomo”.
Si avvicinano per dirci che tra un po’ inizierà la proiezione e colgo l’occasione per assestare altri due ganci alla mia curiosità, riferendomi ad un certo cinismo che ho percepito nel fondo dei racconti. “E’ un simil humor, non un vero e proprio cinismo il mio. È una maniera di trattare il cinema, la letteratura, la vita. Ma non c’è negatività, freddezza”.
Arrivano e tra poco me lo porteranno via, faccio mente locale: ho l’autografo, ho il libro, ho voglia di un’ultima domanda, di chiedere un’ultima cosa e mi rivedo il racconto di Regina (che dovete leggere per capire la mia ultima questio) davanti agli occhi e mentre mi ringrazia, si alza e si allontana gli grido: “Eduardo! Ma com’era il culo di Regina?”. Ride abbracciando l’aria ed esclama “Meraviglioso!”.
Meraviglioso il momento, il gesto, il libro. Meravigliosa la compagnia, le ragazze della serata e i cuba libre che poi mi hanno riaccompagnato a casa mentre pensavo che aveva ragione lui quando diceva che Nicanor è dentro ognuno di noi. Solo che alcuni lo riconoscono subito, altri lo mascherano e molti come me, se lo abbracciano stretto ogni notte.

Alex Pietrogiacomi