La stanza dei nichilisti

di Andrea Frau

Giuliano Ferrara indossa dei boxer rossi con grossi pois bianco pus.
Se ne sta disteso a pancia in su, sopra un letto con le lenzuola bianche immacolate.
Il materasso a liquido amniotico è comodissimo, sembra di stare su una nuvola di fumo di sigaro.
Decine e decine di feti abortiti e risorti scendono dal cielo usando cordoni ombelicali come eliche.
I feti planano e atterrano dolcemente sulla sua grande pancia candida. Ferrara e i feti si abbracciano e rotolano nel letto tra le lenzuola. Ridono sereni, in pace.

Ferrara si sente solleticare la faccia e avverte dei dolori alla pancia come se qualcuno dall’aspetto anacronistico gli stesse punzecchiando la pancia con un bastone.
Oscar Giannino è chino su di lui, le due barbe si toccano. Giannino cerca di svegliarlo con colpetti di bastone sulla pancia.
Ferrara si sveglia.
“Il distacco della placenta, no!”
Giannino lo bastona sul sedere mordicchiando una carota.
Ferrara smette di urlare e frignare.
“Grazie Oscar, brusco ritorno alla realtà. Il mio sogno era totalizzante come l’Unione Sovietica; il tuo bastone, come i fatti d’Ungheria, mi ha ridestato dal sogno.”
“Mah”, risponde Giannino, “al massimo il mio bastone ti ha distolto dal sogno comunista come l’apertura dell’archivio Mitrokin. Tu non sai sognare. Il tuoi sono sogni fasulli, chiudi gli occhi ed è come se scrivessi una storia. Ti vuoi convincere siano sogni solo per sentirti più umano. È come se Freud avesse partecipato alla sceneggiatura di Inception.” Leggi il resto dell’articolo

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Poesia precaria (selezionata da L. Piccolino) – 22

Ci ho messo un po’ a metabolizzare l’ultima opera di Gioia Lomasti. Questo sia per l’effettiva lunghezza (108 poesie), ma soprattutto perché ho ritenuto necessario soffermarmi un poco sull’aspetto di ciò che avevo innanzi.

Dolce al soffio di De Andrè (Rupe Mutevole Edizioni) è un libro che presenta varie sembianze e differenti punti di osservazione. Un omaggio ma soprattutto un dono dettato dalla musica, che ha portato l’autrice a rielaborare i testi del cantautore genovese. Più di cento componimenti in rima che sono, come Gioia stessa ama ripetere, una poesia dedicata alla sua poesia.

Il risultato è sfaccettato. Questo libro, rotolando e danzando, ha il potere di trasportare il lettore lungo una strada profumata di letteratura e dita che pizzicano le corde.

Rendere giustizia a Dolce al soffio è una faccenda complicata che vale la pena di dirimere tenendo il libro in mano con curiosità, interesse e stupore:

Un gioco di complicata delicatezza, una dolce-amara prosa dall’incalzante melodia e dalla raffinata maestria nell’uso della versificazione che, intrisa di autobiografismo al viaggio musicale “In Direzione Ostinata e Contraria”, vuole essere un sentito e accorato omaggio al più grande cantautorpoeta italiano.

In questo libro non c’è testo che valga di essere pubblicato a dispetto di un altro. Perciò ho fatto di testa mia, affidandomi alla canzone di De Andrè che preferisco. E non credo di aver fatto male.

Buona lettura

Luca Piccolino

GIUGNO ’73

Anno che ne sospese

l’addio di ciò che d’oro

perse la sua radice

e in lei perì l’assolo

scelte che ne convinsi

al suo stornar d’addio

note che a te dipinsi

stonarono di mio

se stancamente resta

l’eco di lei che intacca

come la triste vetta

da cui trasparì di macchia

anelli che d’incrociarne

e del saldar di un cuore

in roccia sbriciolarne

la fine di un amore.

Gioia Lomasti

Gioia Lomasti nasce nel luglio di trentasei anni fa a Ravenna, dove attualmente vive e lavora. Riversa nella scrittura la sua più grande passione, attraverso la composizione di opere in poesia-prosa che ricevono numerosi riconoscimenti da parte della critica, grazie alla partecipazione a concorsi ed eventi culturali della regione Emilia Romagna.

Passaggio (Edizioni Il Filo, 2008) è la sua prima raccolta edita.

Nel giugno 2009 crea la collana Poesia e Vita, edita da Rupe Mutevole Edizioni, curandone personalmente struttura e stile.

Trauma cronico – Una classe politica che va a puttane

È mai possibile o porco di un cane che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane

Fabrizio De André

Una volta erano storie d’amore e di coltello, oggi di trans e cocaina. L’ultimo scandalo gossipolitico riguarda l’ex giornalista Piero Marrazzo, che dal 2005 ricopre la carica di governatore della Regione Lazio. La storia è confusa e complicata, e come tante vicende italiane pare sia colorata di misteri, ricatti, giochi di potere e di poltrona.

Mi chiedo: a chi avrebbero fatto comodo nuove elezioni per il Consiglio della Regione Lazio?

La storia è becera, e non starò qui a ripeterla, tanto più che ne parlano tutti e dappertutto. Hanno ragione quelli che dicono che le classi dirigenti dei nostri partiti politici vanno a puttane.

E la classe operaia? A puttane anche quella, solo che va con quelle di strada, più economiche.

Ci sono uomini che mille euro li guadagnano in un mese, quando va bene, e con quelli ci mantengono moglie e figli. E ogni tanto, quando si può, trenta euro bocca e fica. Col rischio di una multa salatissima da far saltare il bilancio familiare.

Ci sono uomini che mille euro e più li spendono per una serata con una escort, che mette in cassa, esentasse. Poi i conti dello Stato non tornano…

Mi chiedo: ma non sarebbe meglio una leggina che legalizzasse la vendita dell’amore, così se pure a qualcuno di potente piace andare a puttane o farsi inculare da un trans, sarebbero pure cazzi suoi… e poi non farebbero niente di illegale, all’opinione pubblica dovrebbero da rendere solo su una questione morale, ma parliamoci chiaro, cosa vuoi che se ne frega, la gente, di questi tempi, con tutti i problemi seri che ci sono, con il lavoro che non c’è, se un politico va a puttane? Qui, in Italia, tutto va a puttane…

Un mio amico è disperato perché gli hanno chiuso la sezione incontri del sito Bakeca. Pare che vi fossero annunci che nascondevano prestazioni a pagamento. Lui preferiva andare in appartamento, si sentiva sicuro e gli piaceva di più. Adesso non può. Come lui, immagino, tantissimi. Sarebbe antropologicamente interessante vedere una protesta dei consumatori d’amore, una manifestazione per la fica!

Sono millenni che l’uomo paga in cambio di un’illusione d’amore o più volgarmente per svuotare i sacchetti, e niente mai potrà fermare quest’istinto primordiale. La prostituzione esisterà sempre, non credo sia eticamente corretto proibirla. Da proibire è lo sfruttamento, il racket e tutte le storie di violenza criminale che ci sono dietro, da salvaguardare ci sono donne giovanissime, esseri umani indifesi, ancora oggi, anno domini 2010, ridotti in schiavitù. I diritti fondamentali sono quotidianamente stuprati.

Ipocrisia, in questo paese, Italia, mai sarà abolita.

Gianluca Liguori