Coincidenze – Fotoromanzi

Un uomo dorme in auto. Non ha niente della levità macchiettistica di De Crescenzo. È piuttosto un finale di partita. Una partita giocata negli anni fin da una mancata licenza media.

Se Serena avesse avuto dei genitori più attenti alla cultura, probabilmente non sarebbe finita a fare la sartina. Ma senza licenza media si può fare poco. Insomma, l’unico rapporto che aveva col linguaggio scritto erano i fotoromanzi.

La licenza media non ti rende sterile e quindi anche se sai compitare a malapena i dialoghi dei fotoromanzi (prevedibili quanto vuoi, ma se non li leggi cosa li compri a fare?). Serena partorì a maggio una bambina che aveva gli occhi azzurri più belli che Serena avesse mai visto dalla sera in cui quel soldato americano le aveva portato via la verginità in cambio del pancione.

Gli occhi di Clara facevano parlare tutto il paese, così come la gravidanza di sua madre aveva fatto ai suoi tempi. Verso i vent’anni, Clara poteva tranquillamente essere definita “la più bella”. Non aveva rivali, non aveva rivali che non fossero i suoi modelli di vita: le attrici dei fotoromanzi. Serena le aveva inculcato il culto di quelle donne raffinate e travagliate, coi loro drammi borghesi e i loro amorazzi combattuti. Clara era il più perfetto prodotto della stampa di consumo.

Quando Gildo la vide, immancabilmente, quegli occhi azzurri spalancati sull’esistenza come quelli di un cieco spalancati in un museo lo fecero ammattire, letteralmente ammattire. Rubando nei cassetti di suo padre, riusciva a comprarle quei regalini costosi per cui lei andava pazza: sembrava non esserne mai sazia, sembrava avere una necessità strutturale metafisica di “regalini”. E così, un regalino via l’altro, piastrellarono la strada verso l’altare.

Gildo e Clara andarono a vivere in un bell’appartamento. Con due cameriere e il maggiordomo.

La domanda che dovremmo porci ora è: cosa fa una donna che pensa per fotoromanzi se non ha nulla da fare tutto il giorno in un appartamento mentre il marito è alla fabbrichetta a lavorare? Suppongo sia evidente. Si trastulla col garzone del lattaio.

Ebbene: la piccola virtù di Clara, che evidentemente si portava nel sangue quella vocazione scandalistica che già aveva sperimentato sua madre, fu messa in piazza da alcune lettere anonime dirette al marito. Quest’ultimo non esitò un istante: si appostò sotto casa e scoprì la tresca. Idee balzane iniziarono a fioccargli in mente, ma visto che non era un patito dei triboli e delle macchinazioni, provò a parlare con sua moglie. Ella giurò e spergiurò che era l’ultima volta, ma i fatti a seguire la smentirono. Era troppa in lei la tentazione all’inedito, al sotterfugio amoroso, all’appuntamento dato in posti insoliti per sfuggire a inesistenti inseguitori, alla mimetizzazione per farla in barba a fantomatiche spie al soldo di Gildo. Insomma, i tradimenti che seguirono furono tali e tanti che il pover’uomo puntò sulla vendetta legalizzata: divorzio.

Un uomo che lavora giorno e notte può essere logorato profondamente dalla battaglia legale che un divorzio porta seco. Può iniziare ad avere, per esempio, qualche allucinazione, che a sua volta può consolidarsi in una visione. E se poi, magari, tanto per dimenticare il proprio fallimento matrimoniale, inizia anche a giocare pesantemente a carte e ad andare con puttanazze, è inevitabile che sotto di sé si spalanchi un’orbita di dita nel culo.

Gildo si ridusse a dormire in macchina dopo appena cinque anni. Sua moglie era ancora abbastanza bella da zoccoleggiare in giro a volontà; lui, invece, ormai incanutito e appanzato, non poté far altro che vendere la fabbrichetta per far fronte ai debiti dopo aver già dilapidato i propri risparmi. Gli era rimasta solo la macchina, per dormirci.

Penso che non stupirà nessuno che Gildo, quella notte, mentre dormiva in auto, svegliato dal rumore di ladri che gli rubavano le ruote, sia uscito di senno e li abbia uccisi. I poliziotti trovarono i corpi smembrati e le teste inchiodate ai muri della strada. Inutile dire che fu un caso inspiegabile. Anche perché Gildo nessuno sa dove si trovi, ora.

Antonio Romano