Quell’incompiutezza temibile e tremenda a un tempo

di Fabrizio Gabrielli

C’è questo passaggio in A room of one’s own di Virginia Woolf, quello in cui si osserva che “i libri si continuano l’un l’altro, a dispetto della nostra abitudine di giudicarli separatamente”, che m’è sempre sembrata un’affermazione insieme piena di livore e commiserazione verso chi giudica separatamente i libri: porèlli loro, che sempliciotti, viene da dire. Mi piace pensare che quell’a dispetto la Woolf l’abbia messo là, così vicino a nostra abitudine – weasel word della peggior specie, nostra, come sarebbe a dire, nostra di chi? – ecco, per dispetto.
I libri si continuano l’un l’altro nella testa di chi li scrive e di chi li pubblica, figuriamoci se non lo fanno pure in quella di chi li legge, Virginiabè, anima mia.
Il filo di seta che li lega, poi, tutt’altro paio di maniche: quello sì che è meritevole d’approfondimento. C’è chi traccia sentieri critici e chi si lascia meramente trascinare da un fiuto emozionale, olfatto che mena a un tartufo dopo un tartufo e prima dell’altro. O forse è tutta una fatamorgana, vallo a capire.
M’è capitato recentemente di imbattermi – encore une fois – in uno di questi maelström in cui Leggi il resto dell’articolo

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Due esordi

di Vanni Santoni

(una versione ridotta di questo articolo è uscita sulle pagine toscane del Corriere della Sera)

Layout 1È da poco uscito in libreria per Effigie il romanzo Nella vasca dei terribili piranha, dell’amico Alessandro Raveggi, già talento riconosciuto nel teatro, nella poesia e nella saggistica, oggi alla sua prima prova narrativa. Il libro si presenta come un oggetto anomalo sia sotto il profilo della lingua – quella di Raveggi, giunta a maturazione nell’ambito di una sperimentazione poetica di lungo corso, è ricca, innervata tanto nella tradizione letteraria alta quanto nei gerghi contaminati del parlato di strada e delle subculture pop – che sotto quello della struttura narrativa, per la quale Raveggi sceglie la strada della complessità, della frastagliatura, dell’ellisse, dando vita a un romanzo colmo di salti spaziali, temporali e concettuali, di spazi bianchi che sta al lettore completare, e percorsi che finiscono in apparenti vicoli ciechi ma in realtà rimandano a una più ampia “grande matrice” del canone occidentale.
Atipico è anche il titolo, che, spiega Raveggi, “nasce da un’epifania: dalla vista del manifesto di un circo, che recitava, testualmente, ‘un giovane sub si immergerà nella vasca dei terribili piranha’. Mi piaceva quell’atmosfera tra il terrore e la farsa, ma anche il fatto che quel ‘giovane sub’ in immersione potesse esser letto come una metafora delle nuove generazioni. Leggi il resto dell’articolo