Lo Stato contro

Alla luce della dichiarazione del procuratore Grasso sulle politiche antimafia del Governo-Berlusconi, mi è parso opportuno ripescare un estratto da un romanzo, dal titolo di lavorazione “La percezione”, scritto nel bienno 2010-2011 e abbandonato da oltre un anno. Nell’attesa di riprendere quel testo per dargli la forma definitiva che ancora non ha trovato, ne pubblico qui un estratto. Buona lettura e tanta bile.  

Gianluca Liguori

[…] Prima di andare a dormire dà un’ultima occhiata alla televisione, vuole capire chi ha vinto le elezioni: Prodi e i suoi festeggiano in piazza. Lo stesso fanno i berluscones nei salotti in tivvù. Ma chi ha vinto? Qualcuno accenna a dei ritardi sul consueto andamento del flusso dei dati dal Viminale, non tutti sanno che per la prima volta si utilizza un nuovo tipo di conteggio elettronico dei voti. Pisanu dice che la nuova scheda ha funzionato bene, sono ridotte drasticamente le schede nulle. I dati dei DS non corrispondono a quelli del Viminale. Berlusconi chiama i suoi: al vertice di maggioranza partecipano Pisanu, Letta, Pera e Fini: non era mai accaduto prima. Leggi il resto dell’articolo

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La Passione – un estratto

La Passione (Untitl.Ed, 2010)

di Marco Montanaro

Riportiamo un breve estratto del nuovo libro di Marco Montanaro. Come recita la scheda presente sul sito della casa editrice «Si tratta del diario quotidiano, farcito di filmati documentari e aggiornato in tempo reale, della campagna per le elezioni amministrative di Francavilla Fontana, dove nel 2009 si votò per  comunali, provinciali ed europee.»

 

tra sti comizi e il dibattito-quasi-finale al giba in cui stanno della corte contro galiano, c’è il corpus. che non è una processione come a quella della madonna della croce, che radunava i malati, gli storpi, i tarantolati di tutta la provincia per tre giorni alla chiesa della croce in attesa di un miracolo, e che poi vede la madonna cosparsa di petali di rose gettati dai balconi per le via della città; il corpus è nna cosa più terrena, il corpo si fa ostia, è offerto a tutti: allora la processione è molto seria, co sti cristiani che si dispongono su due file e partono per tutta la città – mentre la processione della croce nn’atru picca si ferma allu rione della fiera – cantando e alternandosi con la banda che il pezzo più bello che suona è la marcia di santa cecilia, che non a caso è patrona di la musica, cchiù di la santalucia di albano, a dirla tutta. e poi la processione finisce alla chiesa madre, culli cristiani squagghiati di caldo – mentre la statua della madonna della croce a malapena la fannu trasé alla chiesa madre, di passaggio, e la processione è a maggio quando ancora piove – ca spettunu la statua e la bbanna e llu palco pi lla messa nanzi alla chiesa della morte, ddò stanno li statue della passione, ch’è accanto proprio alla chiesa madre. e poi la messa la cantano tutt’insieme, li cristiani insieme a don alfonso, cu lli vestiti incollati addosso dal caldo e i bambini che vogliono andare al mare.

ogni anno, a dire il vero, li cristiani che partecipano a sti processioni sono sempre meno.

allora cantunu cchiù forte.

Supposte

C’è la fila

di fronte alla mia porta.

Sono tutti lì

che mi consolano,

spronando l’idea

che vuole

assegnato all’impegno

qualsiasi risultato.

Ma io

lo so

che i miei ardori

la volontà,

le mie passioni,

valgono

quei pochi centesimi di rame

che quelli in coda

han generosamente

dato in elemosina.

Non avevo la mano tesa.

Tanto meno un volto supplicante.

Poco male.

Hanno gettato spiccioli

ai miei piedi,

tra la merda

e le cicche spente

aspettandosi gratitudine

e rispetto.

Io l’ho detto

mille volte e ancora

d’esser poco avvezzo

a frasi di circostanza

e a reverenze di forma.

Così hanno aperto una valigia

piena di occhiali

e si sono divertiti

a poggiarmeli uno a uno sul naso

enunciando, pignoli,

le qualità di ogni lente

o il pregio della montatura.

Non credevo d’apparire

indolente e arrogante

quando ho rifiutato quel dono

considerando sano

il mio occhio.

Allora hanno cercato rimedio

alla sindrome

che mi impediva

di riconoscere la malattia,

offrendo medicine

inutili come un voto alle elezioni.

Non pastiglie ma supposte

grandi come pugni.

C’è la fila

di fronte alla mia porta.

Sono tutti lì

che mi consolano,

spronando l’idea

che vuole

assegnato all’impegno

qualsiasi risultato.

Ma io

lo so

che i miei ardori

la volontà,

le mie passioni,

valgono

quei pochi centesimi di rame

che quelli in coda

han generosamente

dato in elemosina.

Non avevo la mano tesa.

Tanto meno un volto supplicante.

Poco male.

Hanno gettato spiccioli

ai miei piedi,

tra la merda

e le cicche spente

aspettandosi gratitudine

e rispetto.

Io l’ho detto

mille volte e ancora

d’esser poco avvezzo

a frasi di circostanza

e a reverenze di forma.

Così hanno aperto una valigia

piena di occhiali

e si sono divertiti

a poggiarmeli uno a uno sul naso

enunciando, pignoli,

le qualità di ogni lente

o il pregio della montatura.

Non credevo d’apparire

indolente e arrogante

quando ho rifiutato quel dono

considerando sano

il mio occhio.

Allora hanno cercato rimedio

alla sindrome

che mi impediva

di riconoscere la malattia,

offrendo medicine

inutili come un voto alle elezioni.

Non pastiglie ma supposte

grandi come pugni.

Luca Piccolino