Piuttosto che morire m’ammazzo – anteprima

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[Siamo lieti di ospitare ancora, dopo il lontano post dell’agosto 2009 su Poesia precaria e l’intervista di Alfonso Maria Petrosino di settembre 2010, il poeta professionista vivente Guido Catalano, in occasione dell’uscita della raccolta poetica Piuttosto che morire m’ammazzo, data alle stampe, come Ti amo ma posso spiegarti, da Miraggi edizioni. Qui di seguito una poesia dal volume. Inoltre, rinnoviamo l’appuntamento con Guido Catalano a lunedì prossimo 29 aprile, quando pubblicheremo un’intervista da non perdere a cura del nostro Andrea Coffami]

la fine arriverà come una pallonata negli occhiali scagliata da un bimbo obeso alle quindici circa di un pomeriggio assolato in un prato secco di periferia e

se vieni al mio funerale ti tengo un posto in prima fila
niente fiori per favore
i fiori lasciali morire dove amano fiorire
preferirei dei salatini
pizzette
dovresti riuscire a convincere quelli delle Pompe
a mettermeli in bara
e
niente lutto per cortesia
vestiti come più ti garba
colorata leggera
mostra le gambe
che le hai belle le gambe tu
e Leggi il resto dell’articolo

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La megafesta di compleanno di Satana

di Marco Marsullo

Satana, il Signore degli Inferi, ne aveva davvero le palle piene. Tutte le proposte canore per la megafesta del suo compleanno illustrate da Emilio Borraccia, il suo ufficio stampa, gli facevano letteralmente cagare.
Lui voleva qualcosa di tosto, qualcosa per cui i suoi ospiti si sarebbero dannati l’anima. Più che letteralmente.
Così, quella notte, in preda a una strana angoscia esistenziale si incollò al computer e fece l’unica cosa che gli tirava su il morale quando gli girava di merda: prese a guardare le vecchie puntate de I Ragazzi della Terza C su youtube.
Lo mandavano ai matti le scene col ciccione, quello coi capelli rossi, che poi dimagrì un sacco e finì a fare Forum con Rita Dalla Chiesa. A dirla tutta non è che dimagrì… Satana conservava ancora l’originale del Patto che strinsero a metà anni Novanta. Ma questa è un’altra storia.
Dopo essersene sparate quattro di fila, l’occhio gli cadde sui “video correlati”. Per lo più spezzoni della serie tivù College e video in cui Susanna Messaggio raccontava l’esperienza della sua maternità. Ma fu l’ultimo filmato a rapire la sua attenzione, cliccò su play.
Jo Monaciello (neomelodico satanista) – Zolfo e cioccolata.
Satana non poteva credere ai suoi occhi. Agguantò con entrambe le mani lo schermo del piccì e prese a urlare di gioia nel silenzio della sua stanza. In pochi attimi Borraccia si precipitò da lui.
«Che succede, signore?», chiese con l’affanno a spezzargli ogni parola.
«È lui, è lui!».
«Lui chi, signore?».
«Lui! Monaciello! Voglio lui a cantare alla mia festa!». Leggi il resto dell’articolo

ContraSens – La sigaretta come una preda

Piccoli accorgimenti fonetico-sociali.

Le lettere che contraddistinguono i suoni della lingua romena, e che di conseguenza ne affilano la musicalità in senso specifico, in questi testi non hanno subito traslitterazione. A seguire, una breve guida fonetico-esplicativa per la loro lettura corretta:
Ă: una -a più gutturale, pronunciata con la parte anteriore della gola, a bocca mezza aperta.
Â: una -a gutturale che tende alla -i.
Ț: corrisponde ad una -z dura, come in pazzo.
Ș: corrisponde al suono -sc, come in sciare.
Buona lettura.

La sigaretta come una preda
di Vera Ion
Traduzione di Clara Mitola

Scrivo, lavoro a Bucarest, ho smesso di fumare, faccio esercizi di respirazione tutte le volte in cui ho la sensazione che il mondo fuori da me si trasferisca nella mia testa. Ho smesso di fumare sigarette perché erano care. Adesso non mi piace più. Il fumo mi sembra una sciocchezza, mi innervosisce e, se sono in un posto in cui si fumano solo sigarette, mi sembra inutile. D’altra parte, il giorno dopo essere stata in qualsiasi club di Bucarest, mi ammalo. Non vedo da moltissimo tempo quella mia migliore amica di quando avevo 14 anni, so che è entrata in pubblicità. La saluto con questa occasione e spero si ricordi in che scala siamo state quando seguivamo l.

Più o meno quindici anni fa, tra i palazzi di quattro piani di drumul taberei1, andando alle lezioni private di tedesco. io e la mia migliore amica di allora, una tipa carina e cattiva che non aveva amiche donne a parte me, il resto solo amici maschi. avevamo la puzza sotto il naso, cattive e cool. ci disgustavano molte cose e molte cose ci giuravamo. io giuravo che non mi sarei messa mai il rossetto. lei che sarebbe entrata a teatro, a recitazione. avevamo stivaletti depeche mode con placca metallica, i capelli lunghi e odiavamo i rockers. stavamo al terzo piano di un palazzo di quattro piani al capolinea del 90, ogni mattina passavamo attraverso i palazzi e andavamo a scuola insieme. attraversavamo la piazza e lo aspettavamo di fronte al palazzo. innanzitutto si portava a spasso il cane per dieci minuti, poi andavamo via.
i suoi genitori litigavano spesso, erano quasi divorziati. sua madre, tutte le volte che entravo da loro, se ne stava in costume da bagno su un telo sul divano e guardava la televisione. d’estate, con un ventilatore accanto. aveva sempre un trattamento per il viso o una nuova lozione per il corpo da applicare e per questo motivo la pelle le risplendeva e nella stanza c’era un odore di medicinali. la maggior parte delle volte se ne stava con un fazzoletto umido sulla fronte, in mutande e canottiera, sul telo, con le gambe aperte e il ventilatore puntato addosso. la prima cosa che notavo quando vedevo sua madre era la cellulite sulle gambe aperte, nella parte interna delle cosce Leggi il resto dell’articolo