Dimmi cosa c’entriamo noi con queste storie così

Dunque si riparte, e quando si riparte si è sempre un po’ arrugginiti. Durante quest’estate non siamo però stati proprio fermi, l’avete visto anche voi, però io mi sono arrugginito lo stesso perché, vedete, avevo già pronta questa recensione con cui ripartire, e inavvertitamente l’ho cancellata mentre cercavo di copiare il testo.
In questa recensione si parlava di questi due libri, che mi sono venuti incontro senza che fossi io ad andarli a cercare: uno è Un mucchio di giorni così (Quarup 2012) di Angelo Calvisi, l’altro Dimmi che c’entra l’uovo (Del Vecchio 2012) di Fabio Napoli.
Due libri molto diversi, dal punto di vista della lingua e dello stile, ma che si muovono sullo stesso piano inclinato su cui stanno scivolando questi nostri anni.
Calvisi srotola la sua storia per le strette vie genovesi, costruisce una struttura temporale dove il lettore si muove come su una scala irregolare (e anche qui non si può non pensare alla conformazione della città ligure), che va avanti e indietro negli anni. Apparentemente più lineare è invece l’approccio di Napoli, che non certo casualmente chiama il suo protagonista Roberto Milano e ambienta la sua storia a Roma: una capitale di cui, almeno fino alla svolta della storia, si vede ben poco, poiché risucchiata dal vortice di lavori precari che si devono fare per provare almeno a sopravvivere – una città che scorre per gran parte fuoricampo durante le corse in bicicletta a cui è costretto il protagonista per passare da un lavoro all’altro (da comparsa in film porno alle ripetizioni, per finire la sera a fare il barista). Leggi il resto dell’articolo

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