Prisma

di Francesco Quaranta

L’obiettivo della Reflex è una stella fissa che turba il quieto buio di quell’angolo di stanza; dalla parte opposta, il faretto inonda di sole freddo il viso del professore.
“Il mio nome è professor Ulisse Urbani, ideatore e soggetto cavia numero zero zero uno del progetto Prisma”.
Una volta bastava contattare qualche rivista scientifica o attizzare l’opinione pubblica con espressioni come “nuova frontiera della scienza” o “scoperta innovativa”. Oggi, senza live streaming su Youtube, non vai da nessuna parte.
“A breve entrerò nella cabina alle mie spalle, dov’è alloggiato il dispositivo…”
Di solito mi occupo di riprese e montaggio di webseries, ma la mail del professore ha calamitato la mia curiosità come solo i primi video di Andrea Diprè sapevano fare.
“Se qualcosa dovesse andare storto… Dite alla mia famiglia che gli voglio bene. Tutto questo lo faccio per loro”, mormora, mentre io carico un suo scatto su Instagram: professore diventa cavia di esperimento senza fondi #nomoney #vergogna #ricerca #tette #ilcapitano #pontifex.
Poco altro succede, Ulisse Urbani si accarezza la testa rasata quasi a voler disperdere la nebulosa di incertezze e poi si alza lento, ma con fermezza.
Penso che qui ci piazzerò una bella colonna sonora di suspance trillata e sostenuta da una trama d’archi a sottolineare ogni suo passo.
Lui entra nella cabina e Leggi il resto dell’articolo

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Per oggi si può respirare

di Carmen Vella

Dopo quello che è successo, non mi va di andare di là a vedere la tele con la mamma e il papà. Voglio starmene un po’ qui a ripensare alla giornata e fare un riassunto sul diario. Tanto oggi c’è ancora la fiction. E quelli vestiti coi pizzi e le gonne fino ai piedi come nell’antichità non si possono guardare.
La mamma ha insistito, si vedeva che mi voleva con loro. Mi ha detto che potevo tenere il telecomando e scegliere io. Ma stasera non c’è verso, le ho promesso che la tele la vediamo insieme domani, che è meglio ancora perché c’è X-Factor e facciamo le scommesse su chi mandano a casa (e c’azzecco quasi sempre io).
Così sono già sotto il piumone con la penna in mano. C’è un buon profumo di marsiglia perché ho preso il pigiama pulito dallo stendino, così la mamma non lo deve neanche stirare. Ho acceso la radio con il volume basso, almeno c’è un po’ di sottofondo e mi sembra di notare meno il silenzio al piano di sopra.
Il cell è spento, per oggi voglio dimenticarmi che esiste.
Apro il lucchetto e sfoglio veloce le pagine già scritte. Devo cercare di non calcare troppo con la punta della penna, se no finisce che ci faccio un buco. La carta è tutta ondulata, però mi piace passarci il dito sopra e sentire le parole in rilievo.
Poi trovo la prima pagina bianca e inizio.

Caro diario,
scusa se in questi giorni non ti ho scritto ma avevo l’interrogazione di italiano e dovevo studiare un capitolo nuovo più tre vecchi perché la prof ci aveva detto che li chiedeva (anche se alla fine ha fatto domande solo su quello nuovo, che stronza! Se lo sapevo, almeno ieri andavo da mia cugina che mi aveva invitato a giocare alla Wii).
Ti scrivo perché oggi è successa una cosa che ti devo assolutamente raccontare. Una cosa brutta, anzi bruttissima, che riguarda Leggi il resto dell’articolo

Oggi

di Simone Lisi

Ho passato le ultime giornate a non fare niente. Cosa non da poco. Alle volte ho cucinato per mia madre. Ho passato molto tempo sul computer, a osservare i lievissimi spostamenti di status, le sottili modificazioni di umore dei miei contatti Facebook e dei loro rispettivi contatti, che sono gli amici degli amici; così che poi, se un giorno li dovessi incontrare per strada, se solo uscissi, magari potrei anche riconoscere. Allora mi fermerei un attimo a pensare: ma dove l’ho conosciuto questo? Non l’ho conosciuto, l’ho solo visto, ma non c’è solo questo. Ho anche letto che cosa Leggi il resto dell’articolo

Messaggi

di Zeno Cavalla

Arrivò un messaggio dal marito, che da anni lavorava in giro per il mondo e mandava a casa ogni mese una certa somma di denaro.
“Non far giocare la bambina con la console. Vuoi che nel suo seno cresca un latte ottuso e cieco come quello dei topi? Che non si sbucci mai le ginocchia e cresca quindi incapace di provare gioia mentre fa l’amore?”.
Lei tolse la console alla figlia di otto anni e la costrinse a giocare in giardino tutto il giorno.
Di nuovo arrivò un messaggio dal marito. Da una città molto lontana rispetto alla precedente, la informava il sistema di geolocalizzazione.
“Non vestire la bambina con le magliette di Hello Kitty. Vuoi che cresca imbottita di consumismo, credendo che chi mostra un certo marchio sui vestiti sia in diritto di escludere chi non lo mostra?”.
Buttò via le magliette di Hello Kitty e le sostituì con dei vestitini gialli semplici semplici. La bimba pianse finché ebbe forze e giurò di non perdonare mai. Ma non mantenne il giuramento, e perdonò.
Arrivò ancora un messaggio dal marito. Era passato del tempo e ora si usava un programma diverso per Leggi il resto dell’articolo

Epifania d’aprile durante una pisciata

cartello come usare il bagnodi Matteo Pascoletti

L’epifania va riconosciuta appena deflagra all’instante, totale, nella coscienza. Non è importante il giorno in cui accade, né riflettere sul perché quella consapevolezza non sia capitata prima, in condizioni analoghe, o piuttosto attraverso percorsi razionali. Non è importante nemmeno il luogo: questa particolare epifania, ad esempio, è avvenuta in un bar che si affaccia sulla piazza del centro storico di Cortona; più precisamente nel bagno, davanti alla tazza. Il luogo, al limite, è importante per la sincronia tra mondo esterno e mondo interiore di chi ha avuto l’epifania – nel caso specifico: io mentre pisciavo – che ha puntato l’intuito sull’universale: come un faro teso a illuminarne una porzione di cielo.

L’epifania in questione è: la crisi di quest’epoca è tangibile nei bagni aperti al pubblico. Ma mi spiego. Leggi il resto dell’articolo

R-estate con noi

Scrittori precari vi saluta dandovi appuntamento a settembre. Ci lasciamo alle spalle una nuova stagione positiva e, come abbiamo ribadito di recente anche al K.Lit a Thiene, non ci aspettavamo neanche, quando abbiamo iniziato, di percorrere tutta questa strada, di incontrare così tante persone ai nostri reading o di creare un seguito numeroso al blog tale da renderlo tra i più influenti della blogosfera italica. A dicembre saranno ben quattro anni da quella prima lettura in quel dell’Alphaville, al Pigneto. Accadde che avevano proposto a Simone di organizzare una serata di reading; si decise di chiamarla “Scrittori precari” Leggi il resto dell’articolo

Un default imperfetto

di Andrea Frau

Un utente Facebook ricarica ossessivamente la pagina, attende invano un segno, un poke di Dio.
Non esiste nulla. Può continuare a far coltivare il suo orto di Farmville a qualche utente marocchino. Rinuncia a caricare la nuova applicazione “coscienza”.
È stanco. Esce dalla sua stanza fatta di notebook, facebook, e film in streaming.
Dopo circa un’ora, la realtà, le macchine e la gente nei bar si bloccano.
Un F16 italiano in partenza per la Libia scrive nel cielo a caratteri cubitali: «Hai raggiunto il limite di 72 minuti fuori dalla tua stanza».
È scattato il coprifuoco.

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Un demiurgo sudato

di Flavio Pintarelli

Di colpo, distolse gli occhi dallo schermo, quando si accorse dell’odore acre emanato dal suo stesso sudore. Con aria colpevole si guardò intorno, nell’ufficio. Nessuno dei suoi colleghi lo stava guardando, ciononostante continuava ad avvertire una spiacevole sensazione di colpevolezza. Sollevò un braccio e si accorse che la camicia azzurra indossata quella mattina era chiazzata da un alone umido e scuro.
Sudava come un maiale.

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