La società dello spettacaaargh! – 16

[La società dello spettacaaargh! 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – 8 – 9 – 10 – 11 – 12 – 13 – 14 – 15]

Caro Jacopo,

torno molto volentieri sul libro di Federica Sgaggio: è un libro molto denso, nel recensirlo ho potuto scegliere solo alcuni nuclei tematici del libro e, come suggerisce la tua interessante espressione «eros per la logica», solo alcuni nuclei emotivi. Forse, a proposito della tua espressione, essa sintetizza ciò che manca a volte nella filosofia, la capacità di esprimere l’autenticità del sentimento che muove verso il sapere, dando forma e vita all’etimo del termine. A giudicare dalla dedica e dall’introduzione del libro (o anche da questa intervista), quell’eros nasce per una considerevole parte dall’esperienza in redazione, dal contatto con quegli ambienti che nel giornalismo vengono prima delle retoriche messe su carta (o su una pagina web), e forse questi aspetti avrebbero bisogno di essere raccontati e testimoniati al pari di quelli linguistici.
Ma è un altro aspetto quello che mi ha maggiormente colpito.

Leggi il resto dell’articolo

Pubblicità

La società dello spettacaaargh! – 15

[La società dello spettacaaargh! 1 2345678910111213 – 14]

Caro Matteo,

ho appena terminato il libro di Federica Sgaggio, Il paese dei buoni e dei cattivi (Minimum Fax 2011), e vorrei farti partecipe delle mie riflessioni, da un lato perché il libro tratta molti dei temi che abbiamo discusso qui (dalla splendida esemplificazione del piano meta- “a negazione” di Barbara Palombelli al fatto che «…la retorica della semplicità ha contribuito a creare intorno alla complessità dei ragionamenti un alone di disprezzo sociale che rende sempre più difficile costruire frasi più lunghe di due righe senza sentirsi in colpa»), dall’altro perché introduce, per la sua costruzione, per lo spirito che lo pervade, per il contenuto, un tema del quale avrei voluto parlare ma che è rimasto in ombra rispetto alla prospettiva – il dominio della tecnica – che soprattutto io ho adottato finora; un tema che, credo, potrebbe anche essere il nuovo gomitolo che stavi aspettando, o – come penso – il medesimo gomitolo afferrato all’altro capo del filo.
Dunque non illustrerò i temi trattati dal libro, che tu hai peraltro già letto e recensito: il lettore può agevolmente documentarsi sulla relativa pagina della casa editrice, e leggendo le recensioni facilmente raggiungibili da qui. Mi interessa invece altro, e cioè la natura del libro, il suo fondamentale equilibrio tra analisi e partecipazione, tra documentazione ed emozione, tra saggio e pamphlet (o forse è questo che un pamphlet dovrebbe essere). Leggi il resto dell’articolo

Atti impuri: da solo o in compagnia

Non so voi, ma io adoro guardare le persone che leggono libri mentre camminano. Questi lettori deambulanti, ogni volta che li incontro, resto a fissarli, spesso con l’intento di scoprire il titolo del libro che li ha rapiti a tal punto da non fargli badare al rischio di sbattere addosso a qualcuno o di pestare una merda. Una volta ne ho conosciuto uno, si chiamava Biagio e faceva la spesa al discount dove lavoravo. Comprava sempre l’aranciata economica e le scatolette di cibo per gatti, di rado altro. Ogni volta che veniva a fare la spesa, Biagio aveva tra le mani un libro diverso; gli ho visto leggere Bradbury, Burroughs, Ballard, oppure Miller, Dick, Orwell, e ancora Saramago, Nietzsche, Joyce, e tanti altri romanzi, di quelli che, quando li leggi, pensi: “Ecco a cosa serve, vivere!”. Leggi il resto dell’articolo