La dolce fiaba delle sette bandiere – #fiabebrevichefinisconomalissimo
gennaio 19, 2013 Lascia un commento
Quando una bandiera svetta in cielo è sempre una festa per i bambini. Leggi il resto dell’articolo
Saranno anche precari, ma di certo non sono scrittori (Libero, 1/9/09)
gennaio 19, 2013 Lascia un commento
Quando una bandiera svetta in cielo è sempre una festa per i bambini. Leggi il resto dell’articolo
novembre 26, 2012 2 commenti
Se glielo chiedessero ora, Norman Disagio risponderebbe che quella stanza d’ospedale, al limite tra conformità al sistema e puro disgusto, gli era sembrata da subito uno squallido albergo per molluschi.
Quando l’infermiera, la signorina Mutterley, entrò, Norman Disagio stava tentando d’appisolarsi disteso sul fianco sano. Non appena la vide, l’uomo iniziò a supplicare.
«La prego, mi faccia voltare.»
«La prego» ripeté Norman Disagio alzando il braccio e piagnucolando lievemente, «mi faccia voltare, non ne posso più di questo muro, mi sente? Voglio solo cambiare posizione. Signorina Mutterley?»
«Signor Disagio» rimproverò l’infermiera, «smetta di premere quel pulsante. Non può Leggi il resto dell’articolo
luglio 2, 2012 2 commenti
In vista della prossima uscita di In territorio nemico, aka “Grande Romanzo SIC”, continua la pubblicazione su Scrittori precari dei racconti scritti col metodo SIC, in una versione interamente revisionata e corretta. È oggi il turno di Bagatelle.
Bagatelle è il sesto racconto SIC. Conta poco meno di sedicimila battute, e ha richiesto tre anni di lavorazione (2008-2011). È un racconto fantastico in cui si delinea la storia della civiltà occidentale dalla rivoluzione industriale a oggi, attraverso le trasformazioni del gioco da tavolo “bagatelle”, antenato dell’odierno biliardo. È stata la prima produzione SIC a vedere il coinvolgimento degli scrittori nella definizione del soggetto (attraverso il generatore di pagine Wikipedia casuali wikirandom.org, appositamente sviluppato), e a prevedere il defacement di una pagina di Wikipedia (quella, appunto, sul bagatelle. È leggibile a questo indirizzo la versione deturpata). Il direttore artistico della produzione, Magini, non ha mai letto la versione definitiva, poiché Santoni, editor, modificò più del 70% del testo per renderlo, a suo dire, “comprensibile”.
Versione scaricabile: Bagatelle (PDF).
Direttore Artistico: Gregorio Magini
Scrittori: Daniela dell’Olio, Francesco D’Isa, Umberto Grigolini, Matteo Salimbeni, Luciano Xumerle
Editing: Vanni Santoni
La festa d’inaugurazione del Petit Château languiva. Nella sala guarnita di pizzi e parrucche, il Re si annoiava e non rideva. I cortigiani si annoiavano ma ridevano. La Regina si annoiava, rideva e mostrava i lussi del castello. Il Re riunì le palpebre a convegno e si addormentò.
Venne il Conte D’Artois, la fronte sudata, il fare deciso. Con sé un tavolo. Nel tavolo delle buche, inframezzate da chiodi. Tra i chiodi e le buche, delle biglie. La Regina si atteggiò curiosa. I cortigiani si assembrarono. Il Conte cadde con lo sguardo nella scollatura della Regina, ma subito si ricompose:
– Vostre Maestà, Mie Signore, Signori, vi presento il Babiole!
– Foggia curiosa!
Il Conte illustrò il Babiole. Il tavolo, i chiodi, le buche, le biglie. I cortigiani ascoltarono. Le biglie andarono in buca. La Regina rise. Il Re alzò le palpebre; ricordò. Era autunno; il giovane con la fronte sudata era suo fratello; era festa; sua moglie era austriaca. Sospirò. Si riaddormentò.
Il gesto parve un responso. Il Conte s’innervosì.
– Avete capito? Ogni biglia ha una buca. Ogni buca è un punto. Ogni punto è un Babiole!
Ma nessuno giocò. Nell’eco di un brusio, la sala già si muoveva a riprendere le libagioni. La Regina emanò un profumo di lavanda e rise annoiata. Leggi il resto dell’articolo
aprile 13, 2012 3 commenti
Satana, il Signore degli Inferi, ne aveva davvero le palle piene. Tutte le proposte canore per la megafesta del suo compleanno illustrate da Emilio Borraccia, il suo ufficio stampa, gli facevano letteralmente cagare.
Lui voleva qualcosa di tosto, qualcosa per cui i suoi ospiti si sarebbero dannati l’anima. Più che letteralmente.
Così, quella notte, in preda a una strana angoscia esistenziale si incollò al computer e fece l’unica cosa che gli tirava su il morale quando gli girava di merda: prese a guardare le vecchie puntate de I Ragazzi della Terza C su youtube.
Lo mandavano ai matti le scene col ciccione, quello coi capelli rossi, che poi dimagrì un sacco e finì a fare Forum con Rita Dalla Chiesa. A dirla tutta non è che dimagrì… Satana conservava ancora l’originale del Patto che strinsero a metà anni Novanta. Ma questa è un’altra storia.
Dopo essersene sparate quattro di fila, l’occhio gli cadde sui “video correlati”. Per lo più spezzoni della serie tivù College e video in cui Susanna Messaggio raccontava l’esperienza della sua maternità. Ma fu l’ultimo filmato a rapire la sua attenzione, cliccò su play.
Jo Monaciello (neomelodico satanista) – Zolfo e cioccolata.
Satana non poteva credere ai suoi occhi. Agguantò con entrambe le mani lo schermo del piccì e prese a urlare di gioia nel silenzio della sua stanza. In pochi attimi Borraccia si precipitò da lui.
«Che succede, signore?», chiese con l’affanno a spezzargli ogni parola.
«È lui, è lui!».
«Lui chi, signore?».
«Lui! Monaciello! Voglio lui a cantare alla mia festa!». Leggi il resto dell’articolo
dicembre 20, 2009 Lascia un commento
Eccoci giunti all’ultimo appuntamento dell’anno con Trauma cronico, la rubrica va in vacanza per tornare domenica 3 gennaio 2010; segnatelo sul calendario nuovo di zecca, programmate la sveglia del cellulare, scrivetelo sui muri.
Sono un po’ stanco, la rete sfianca, devo disintossicarmi per qualche giorno del web. Negli ultimi mesi ho lavorato tanto per questo blog, appuntamento quotidiano per un numero sempre maggiore di lettori, voi, che ci date la forza di continuare a ricercare contenuti sempre nuovi. Colgo l’occasione anche per ringraziare a nome mio e di tutto il collettivo i tanti amici, scrittori ma non solo, a cui chiediamo di contribuire alla causa.
Per il nuovo anno speriamo di portarvi nuovi autori, giovani promettenti e firme già riconosciute nel panorama letterario nazionale. C’è qualcuno che sta già lavorando per noi, e per voi.
Il blog continuerà ad essere aggiornato ancora per qualche giorno, poi si prendrà un po’ di vacanza. Mertitata? Ditelo voi…
Domani c’è il consueto appuntamento del lunedì con la “Poesia precaria”, la rubrica di Andrea Coffami e Luca Piccolino. Vi anticipo solamente che ospiteremo una poetessa bravissima che ha letto ad un paio di reading insieme a noi. Avete capito? Scopritelo domani.
Martedì pubblichiamo la seconda parte del racconto diviso in tre di Daniele Vergni, L’inferno (il terzo sarà online il 5 gennaio).
Mercoledì infine chiudiamo i battenti rinnovando l’appuntamento per sabato 2 gennaio 2010 con l’undicesimo episodio del feuilleton politico surreale e grottesco di Simone Ghelli, La banda dello stivale, ovvero la Seconda Unità d’Italia.
Per concludere ho piacere di segnalarvi qualche titolo di autori italiani usciti nell’ultimo biennio che ho letto quest’anno e che vi consiglio assolutamente. Purtroppo ne dimenticherò qualcuno, di quelli letti, e tanti, di quelli che ancora non sono riuscito a leggere. Ma credo di potervi dare ottimi suggerimenti. Leggete, e fatemi sapere.
Ecco a voi la mia piccola lista in ordine sparso:
Giorgio Vasta, Il tempo materiale
Giuseppe Genna, Italia de profundis
Vanni Santoni, Gli interessi in comune
Claudio Morici, La terra vista dalla luna
Peppe Fiore, La futura classe dirigente
Cristiano Cavina, I frutti dimenticati
Luca Moretti, Cani da rapina
Ed infine, perché no, Il cagnolino rise, l’omaggio a John Fante di vari autori, tra cui i precari Ghelli, Zabaglio e il sottoscritto.
Buone letture e fate i bravi.
dicembre 8, 2009 4 commenti
Domani partiamo. Dove andiamo, amore mio?
Sappiamo che non sarà una festa ma una marcia funebre. Marcia. Una promessa ventenne che non può essere smentita affinchè l’apparenza sovrasti la ragionevolezza e tutto appaia per quello che non è mai stato. La simulazione di un idillio. Un’idilliaca simulazione. Monelli che giocano agli indiani in un acquario di pellirossa senza scalpi. Senza scampi di coppia, via di foga. Arrembante inezia dell’inerzia. Farsa di gravità che tutto ingravida affinchè tutto graviti. E che nessun meteorite oltraggi il cielo stellato del nostro presepio miscredente. Non vedi, amore mio, che non ci sono più le stelle. Non vedi, amore mio, che non c’è più il cielo? E, magari, intravvedessimo qualche meteorite, almeno potremmo respirare ancora un universo di guerra e tumulto, di apocalisse e fuoco. Almeno, potremmo ancora corrisponderci come divise nemiche cospiranti verso comuni aspirazioni: Tregua, Pace, Convivenza.
Sento la chiave incidere nel cancello i suoi riconoscibili battiti. Sei tornato, amore mio. Ti aspettavo.
Sento i tuoi passi dirompere sulle scale. Eccoti, amore mio. Sei arrivato.
Sento la tua presenza gigante dietro alla porta del bagno. Si, amore, sto aspettando. Parla pure. So quello che dirai. Ti prego, dillo.
“Rosa, devi stare ancora molto? Fai presto.”
Faccio presto. Esco. Probabilmente vorrà parlarmi a letto. Hai ragione, amore mio. Vero, che ti sei accorto che piangevo? Vero, che tra un attimo me lo dirai? Vero, che saprai dirmi le parole giuste?
Ti lavi, ti spogli, t’infili mestamente sotto le coperte. Questo è il momento. Rimango in attesa.
“Hai preparato le valigie?”
“Si.”
“Bene. Buonanotte. Domani sveglia alle 6.”
Inizia così la mia storia.
Finisce così la mia storia.
Buonanotte.
* Anteprima di Patagonìa (Prospettiva editrice – collana BrainGnu)
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