Appunti per un futuro letterario all’insegna dell’inconsistenza – parte prima

1) Fingere di rivalutare autori di scarso rilievo, da tempo accantonati dalla critica.

2) Provocare una discussione sul noir e sul poliziesco, possibilmente in un’occasione ad alto contenuto letterario quale un buffet post-presentazione di libro di nota casa editrice e di altrettanto noto autore. Attendere che siano state espresse con sicumera almeno quattro banalità e a quel punto annunciare, aiutandosi con una gesticolazione denotante grande ingegno, l’intenzione di scrivere un romanzo il cui protagonista tenti di farsi uccidere da tutti i serial-killer del mondo senza mai riuscirvi. Aggiungere, nell’attimo di pensoso silenzio che di certo seguirà la sconcertante rivelazione, che il titolo dell’opera sarà “Serial-killed”. Ora, almeno uno degli interlocutori non resisterà alla tentazione di far notare quanto sia sciocco un titolo del genere, poiché il tizio, di fatto, non viene mai ucciso. Schiaffeggiare moralmente il malcapitato o la malcapitata assumendo un’espressione incontestabilmente freudiana e il tono di voce pacato e accomodante di chi spieghi a un bambino, per la terza o quarta volta, una qualsiasi ovvietà. Con questi due semplici accorgimenti, replicare con la seguente battuta: “Ma è proprio questo il punto: il fulcro del mio romanzo sarà l’atto mancato”.

3) Scrivere un racconto su un alluce il cui motto sia: “Perché io valgo”. Leggi il resto dell’articolo

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Le stelle di Pincio

Hotel a zero stelle (Laterza, 2011)

di Tommaso Pincio

La luce di cui brillano a tratti i romanzi è qualcosa di estraneo al placido scorrere della prosa; è simile alla luce degli abbaglianti di un’auto che improvvisamente ci si para davanti nella corsia opposta , e allo stesso modo in cui quei fari ci costringono per un attimo a chiudere gli occhi, così lo sfarfallio di una certa frase ci obbliga per un attimo a sospendere la lettura. (Hotel a zero stelle, T. Pincio)

A dimostrazione della sua versatilità e della distanza che lo separa dai colleghi, in un momento in cui il romanzo gode di ottima salute con buona pace di chi lo vuole morto – soprattutto il romanzo di una generazione che gli stessi vogliono avvilita e che invece dimostra afflati tutt’altro che ordinari – seguendo una pista controcorrente rispetto a quella di sapore anamnestico che predomina nel panorama narrativo odierno, Pincio sforna un oggetto narrativo di rara bellezza. Non che la sua intera produzione sia da meno, ma questo in particolare abbaglia per eleganza del dettato e per la precisione con cui ritrae alcune tra le figure letterarie più amate da chi ha a cuore la letteratura (con la l minuscola, visto che dopo la boutade della Mazzantini fa un po’ ridere scriverla grande). Leggi il resto dell’articolo