Il Ponte dei Cani Suicidi – #TUS3

Overtoun bridgeSul nostro blog il martedì è il giorno dedicato ai testi del reading Torino Una Sega 3. Presentiamo dunque il brano di Matteo Pascoletti (tratto dal prologo a un lavoro che, come dice lui, “se va bene uscirà postumo”). Oltre al Ponte dei Cani Suicidi Matteo ha letto un brano da Palace of The End (Neo. Edizioni) di Judith Thompson.

In Scozia, un giorno, un cane s’ammazzò.
Era il Ventesimo secolo, l’uomo considerava il suicidio una propria esclusiva: se anche gli animali erano capaci di gesti autodistruttivi, l’atto cosciente e ragionato era loro impossibile, così come il dilemma morale. Tuttavia queste nozioni non aiutavano a indagare la morte di quel cane: chi si avvicinava all’accaduto finiva per alimentare una nebbia di miti e teorie che si fece presto densa coltre; tra i vapori, l’uomo smanioso di verità riusciva comunque a scorgere alcuni fatti di rilievo.
Il cane si uccise nei pressi di Milton, distretto di Glasgow. Nelle verdi lande della zona si trovava Overtoun House, una villa campestre edificata nel Diciannovesimo secolo: architettura gotica, edera avvinta alle mura e rigogliosa vegetazione che si estendeva all’orizzonte. Overtoun House si raggiungeva passando per l’omonimo ponte, che sovrastava il fiume vicino alla villa nel punto in cui questo compiva balzi a cascata.
A uccidere il cane fu un volo di quindici metri dal ponte. Non fu l’unico esemplare a gettarsi, ma era difficile quantificare i casi e l’arco di tempo in cui avvennero i suicidi: all’inizio nessuno sentì il bisogno di statistiche ufficiali. Tra le dicerie più in voga, una contava duecento cani tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio del nuovo millenio. Quali fossero i numeri, il luogo divenne noto come Leggi il resto dell’articolo

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Via libris

sppas

Vi salutiamo per qualche giorno, dandovi appuntamento con le nuove pubblicazioni a partire, per evitare fraintendimenti, da martedì 2 aprile e lo facciamo con i libri da mettere nell’uovo suggeriti dalla sgangherata redazione di SP.
Buona Via Crucis, buona Pasqua ma soprattutto buone letture.

Scrittori precari

Scelgo tra i libri letti in quest’ultimo anno, e non posso che partire da Le monetine del Raphaël (Gaffi, 2012) di Franz Krauspenhaar. Krauspenhaar scrive con la tensione e la vitalità di un pugile che non ha tempo di ammiccare al pubblico, o ai giudici, perché se lo facesse l’avversario se lo papperebbe alla prima ripresa. In un panorama nostrano dove, purtroppo, il narcisismo abbonda – volontario o involontario – lo stile di Krauspenhaar è istruttivo a prescindere. Leggi il resto dell’articolo